5 influenti chitarristi non eccelsi per la tecnica

bob dylan

Ci sono chitarristi che ci hanno conquistato con riff elettrizzanti e incendiari e altri che si sono fatti un nome attraverso la giusta combinazione di semplici note, con uno stile essenziale, ma eterno. Scopriamone 5. 

Joni Mitchell

La bionda poetessa canadese esordì poco più che ventenne con un'anima da pittrice più che musicista, come dimostrano le copertine da lei disegnate. Tuttavia, all'epoca del suo esordio del 1969, la critica la descrisse come una chitarrista giovane e mediocre, nonostante in breve tempo, Joni Mitchell si sarebbe distinta per una particolare sensibilità sulle accordature. Così, nonostante la sua tecnica non sia sopraffina, la cantautrice brilla di inventiva e di espressività, con la capacità di giocare con le sue corde attraverso il picking e lo strumming. Le sue canzoni variano così sulla poliedricità degli accordi, sempre diversi, nonostante la semplicità. E sull'incanto combinatorio tra voce, parole e accordi si costruisce la sua magia. 

Bob Dylan 

Il Menestrello di Duluth è invece il paroliere per eccellenza, capace di ammaliare il pubblico con una sensibilità narrativa fuori dall'ordinario. Forse per questo la sua fedele chitarra si avvale di uno stile essenziale, pulito, per nulla funambolico. Un diamante grezzo delle sonorità acustiche che, secondo la leggenda, sarebbe stato voluto dal musicista per non offuscare la poeticità  dei suoi testi. Nonostante artisti come George Harrison abbiano tratto parte del loro stile da Dylan, il cantautore ha sempre lasciato che la chitarra cercasse suoni aperti, su progressioni di accordi semplici. Il suo lascito testamentario appartiene dunque alla caleidoscopica scrittura, che offre agli affondi di chitarra una patina emotiva ed empatica impressionante

Kurt Cobain 

Il frontman dei Nirvana, invece, ha sempre avuto lo splendido dono dell'intuito, con la capacità di imparare velocemente schemi e accordi. Così, nonostante si sia formato da autodidatta, sulle note di hit come Back In Black degli AC/DC, Kurt Cobain ha saputo dare a uno stile rudimentale il suo personale tocco. Il tutto infiorettato da un'immagine iconica, che ha portato in auge il grunge, tracciando le fila di una tradizione alternative rock attorno al cuore pulsante di Seattle. Forse non destreggiava con maestria la velocità ritmica o il sinuosismo jazz di maestri anni '50 come Django Reinhardt, ma non gli interessava. Perché Cobain dettava una musica baciata dall'anima, dalla malinconia e da quel tocco sfregiato e inimitabile. 

Tom Petty 

Un incedere di sfumature blues, beat e southern rock contraddistingue invece il Petty Sound. Uno stile che non ha bisogno di sovrastrutture sonore per emergere, poiché si basa sull'andamento diretto ed essenziale degli accordi di Tom Petty. Quest'ultimo ha imbracciato la sua prima chitarra a 11 anni, crescendo con il rockabilly di Elvis Presley e sognando il rock britannico dei Beatles. Come Cobain, anche Petty costruisce il suo sound sull'intuito, sulla pura sensazione del momento, che libera note crude e immediate. Basti pensare all'estrema semplicità di Free Fallin' (1989) per carpire la fascinazione inventiva di una combinazione viscerale. 

B.B. King

Chiudiamo con la leggenda del blues, che ha forgiato uno stile distintivo e immediatamente riconoscibile a partire da poche note. E in lui risiede il potere dell'eredità musicale, l'incanto di influenzare un'intera costellazione di musicisti. Così il suo vibrato, sinuoso,  che si sposa perfettamente con la sua calda voce, dimostra come l'essenziale sia invisibile agli occhi, perché dimora nella sua componente comunicativa con lo spirito. B.B. King sapeva quindi rendere interessante anche un'unica scala con la sua fedele Lucille, toccando le corde giuste al momento giusto. 

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