Help!, quel (vero) grido d’aiuto che McCartney spiegò così

Beatles

Uno dei più grandi successi dei Beatles è in realtà un grido d'aiuto nascosto dietro la gioiosità e la ritmica del brano. Il suo segreto sta nel dolore personale di John Lennon, che il cantautore accennò in un'intervista prima della sua morte, ma che solo McCartney spiegò a fondo anni più tardi. 

Nel 1965 l'intimità di John Lennon divenne un grido in un indimenticabile successo dei Beatles, Help!. Un brano composto per l'omonimo film di Richard Lester, interpretato dagli stessi Beatles, e poi raccolto nell'omonimo album. Sembra che il capolavoro fu composto in tre ore dall'accoppiata McCartney-Lennon, nella soffitta della casa di quest'ultimo, a Kenwood. Ad ascoltarlo per prime furono Cynthia Powell, prima moglie di John, e Maureen Cleave, giornalista per «Evening Standard» e fedele consigliera della band.

Tuttavia all'epoca il rapporto tra Lennon e la moglie non si crogiolava in un bagno di rose. Tra i tradimenti, il controverso e assente legame con il figlio Julian e l'ebbrezza delle droghe, Lennon latitava in una dimensione estranea alla realtà. A contribuire al quadro anche un'alimentazione sbagliata, che il cantautore descrisse in un'intervista a «Playboy» del 1980 così: "Ero grasso e depresso, e stavo chiedendo aiuto". Ed è proprio tale intervista il motore di un'analisi più approfondita del brano, dettata dalla frase rivelatrice: "L'intera faccenda dei Beatles era appena oltre la comprensione. Stavo incosciamente chiedendo aiuto"Così Help! si contraddistingue come un vero grido d'aiuto personale, che originariamente Lennon aveva pensato come una lenta ballad.  

Tuttavia, anche con l'incedere del ritmo e della carica gioiosa, la band rimase soddisfatta del lavoro finale e, in cuor suo, Lennon sapeva che quel brano trasudava sincerità. A partire dalla sua prima, esemplificativa, strofa: "(Help!) I need somebody, (Help!) Not just anybody, (Help!) You know I need someone"Così era chiaro come Lennon trasponesse la sua fragile sensibilità nel miglior modo che conosceva, attraverso la musica. E quel dolore venne rievocato da McCartney in due occasioni postume alla morte dell'amico e collega. La prima nel dicembre 2015, con una minuziosa spiegazione alla rivista «Billboard» delle parole usate da Lennon nel 1980. Macca ha quindi spiegato come la sofferenza raccontata da John non si rivolgesse al preciso momento della composizione del brano, ma a un passato più lontano.

Ripensandoci, John era sempre alla ricerca di aiuto. Aveva la paranoia che le persone morissero quando era nei paraggi. Suo padre lasciò la casa quando John aveva tre anni, lo zio con cui viveva morì più tardi, poi sua madre morì. Penso che l'intera vita di John sia stata un grido di aiuto.

Non si tratta di un periodo troppo distante dall'età dei Fab Four che, a metà degli anni Sessanta, avevano poco più di vent'anni. In breve tempo, quindi, un gruppo di giovani ragazzi si trovò ad affrontare un ginepraio di aspettative, speranze e promesse, avvolti da problemi personali. E McCartney, in un'altra intervista rilasciata a «The Sunday Times» nel 2020, in occasione della pubblicazione di MCCARTNEY III, ha approfondito il tema. "Non eravamo così felici come avremmo dovuto essere" ha detto, trasponendo un disagio esistenziale all'intero gruppo. Si è poi soffermato su se stesso: "Lo stesso tipo di cosa è successa a me, principalmente dopo lo scioglimento della band". 

Ognuno era avvolto nella sua gabbia di dolori. Ed è per questo che Help! riaffiora continuamente tra i ricordi come una canzone fortemente espressiva e comunicativa. Ma soprattutto è un brano che guarda indietro a John Lennon, bambino, ragazzo e uomo che ha saputo scarnificare le sue debolezze attraverso mirabili canzoni. E, molto spesso, non è sufficiente un ascolto o l'eterna aura iconica di un brano per cogliere tutto il non detto

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