L’aura stregonesca di Alice Cooper lo rende un perfetto interprete della filmografia horror. Sedie elettriche, ghigliottine, sangue finto, serpenti fanno da sfondo a un volto funereo che abita gli incubi notturni. Ecco 5 iconiche apparizioni sul grande schermo.
Monster Dog (1984)
Nella filmografia horror anni Ottanta si inserisce questa pellicola di Claudio Fragasso. Il regista di culto, nostrano portavoce della filmografia di genere, intitola il suo film del 1984 Monster Dog – Il Padrone dei Cani. Per l’ispirazione si affida a Un lupo mannaro americano a Londra (1981) di John Landis, materiale creativo anche per Michael Jackson in Thriller. Ma qui non vediamo un licantropo ballerino, quanto un inedito Alice Cooper che si destreggia tra misteriose presenze canine in una villa maledetta.
Il maestro del macabro e mago del travestimento recupera il suo nome di battesimo, Vincent, nei panni di una rockstar. Quest’ultimo torna nella sua casa familiare per girare un videoclip, ma non sa cosa lo attende. E non sarà il primo omaggio di Cooper al cinema dell’orrore italiano, dato che nel 2000 ha preso parte al documentario Dario Argento: An Eye Of Horror.
Prince Of Darkness
Chi detiene il trono di principe delle tenebre: Alice Cooper o Ozzy Osbourne? Difficile a dirsi, dato che entrambi hanno dato alla luce due album omonimi, intitolati PRINCE OF DARKNESS. Tuttavia, sebbene Ozzy detenga la corona, Cooper è il sovrano dello shock rock e lo dimostrano le sue esibizioni, intrise di scenografie elettrizzanti e funeree. Proprio durante una di queste, mentre impalava – per finta – un membro della troupe con l’asta del microfono, lo ha visto John Carpenter.
Nientemeno che il regista di Halloween (1976) e creatore di una delle maschere dell’orrore più influenti del cinema. Il suo Prince Of Darkness (Il signore del male) si riallaccia alla vischiosa natura de La cosa (1982), primo capitolo della Trilogia dell'Apocalisse che precede appunto Il signore del male. In quest'ultimo uno strano liquido contenente l’essenza di Satana diventa uno strumento di contagio demoniaco.
Freddie's Dead: The Final Nightmare (1991)
Nel 1984 Wes Craven dà origine a una delle saghe horror fondative del genere: A Nightmare On Elm Street. Chi può dimenticare lo spaventoso Freddy Krueger, con il volto sfigurato e i lugubri artigli che affondano negli incubi notturni? Il suo personaggio dell’orrore è talmente iconico da costruire un percorso narrativo lungo più di sei film e Freddy’s Dead: The Final Nightmare (1991) originariamente doveva essere l’ultimo della saga costituente, che invece continuò lungo altre tre produzioni. Qui Cooper, nonostante non venga accreditato nel cast, interpreta la parte di Edward Underwood, padre adottivo di Krueger.
Il musicista ricalca le vesti morbose e ripugnanti di un padre violento, accompagnato da una frusta e alcool tra le mani. Con i suoi abiti da redneck e il ghigno malefico, Cooper incarna l’inquietudine del quotidiano, che si annida tra le quattro pareti domestiche e crea un mostro. A chiudere il quadro serve quindi un po’ di rock, con una colonna sonora impreziosita anche da Iggy Pop e la band progressive metal Fates Warning.
The Attic Expeditions (2001)
Jeremy Kasten dirige Ted Raimi, fratello del celebre regista de La casa (1981), Sam, nel suo primo film del 2001, The Attic Expeditions. Qui, tra omicidi, magia nera e un claustrofobico ospedale psichiatrico, House Of Love, si intesse un horror sanguinolento dove a Cooper spetta un cameo di pochi minuti. Bastano, tuttavia, per evocare la pazzia di un ricoverato all’istituto psichiatrico, Samuel Leventhal. Qui il suo aspetto da stregone cimiteriale con tanto di trucco teatrale pesante devolve in un ritratto nudo e crudo.
Lo incorniciano una fascia insanguinata in testa, untuosi capelli filamentosi e due occhi spiritati. Nonostante la pellicola sia stata stroncata dalla critica, definita come eccessiva, confusionaria e adatta ai soli circuiti di mezzanotte, l’apparizione di Cooper è simbolica.
Suck (2009)
Una colonna sonora avviluppata su perle rock dei Rolling Stones, Stooges e Velvet Underground, oltre all’immancabile sound shock di Cooper, accompagna un horror a ritmo di vampiri. Qui la parte più comica spetta ad Alex Lifeson, ex frontman dei Rush, e al suo siparietto su com’era essere in una rock band. Tuttavia anche Cooper si ritaglia il suo iconico momento nelle vesti di un bartender che, accanto a Iggy Pop e Henry Rollins, forgia un horror in chiave rock ‘n roll.
Non a caso la trama segue le vicende della band The Winners lungo il loro tour in Canada, dove è stato girato il film, e negli USA. Quando la cantante viene però trasformata in vampiro si innesca una concatenazione di eventi sullo stile di una black comedy horror dove la musica gioca un ruolo fondamentale e fascinoso, grazie al tocco dei vampiri. Ecco che Cooper torna alle sue vesti originarie da performer, nonostante sia dietro il bancone di un bar. E si contende il trono di personaggio più simbolico con Malcolm McDowell (Arancia Meccanica) e la sua benda sull’occhio.