5 concerti essenziali dei Grateful Dead negli USA

I re della psichedelia, delle atmosfere acide e delle sonorità versatili sono celebri per i loro complessi live, ognuno diverso da un altro. Eccone 5 indimenticabili.

1 dicembre 1966, The Matrix Club, San Francisco

Sulle note di New Minglewood Blues, Bob Weir, diciannove anni e l’aria sbarazzina, conduce con il suo canto una delle prime esibizioni live dei neonati Grateful Dead. Al suo fianco la chitarra di Jerry Garcia, co-fondatore della mistica band portavoce di un sound nomade. Perché i cinque musicisti sono figli del mondo, creature viaggianti che rispondono solo al brivido dell’esperienza. Tuttavia quella sera del 1 dicembre 1966, la band è saldamente ancorata al palco del The Matrix Club.

Un locale di San Francisco di proprietà del co-fondatore e cantante dei Jefferson Airplanes, Marty Balin. Qui si sviluppa in tre set un concerto dove emergono l’immediatezza dei primi anni, l’irruenza di uno stile ancora da limare, intriso di sonorità acide e prime evoluzioni. Una cosa però è certa. In quel momento i Deads hanno trovato la loro nicchia, il loro rifugio sicuro in un’ America in fermento. L’anno successivo sarebbe nato il primo album, principalmente di cover, THE GRATEFUL DEAD (1967).

14 febbraio 1968, Carousel Ballroom, San Francisco

Se la San Francisco Renaissance ha avuto una febbrile influenza sull’estetica di Bob Dylan, quel sapore filosofico, modernista e orientalista ha toccato anche l’anima dei Grateful Dead. Nati liberi, i musicisti si muovono su un terreno espressivo senza regole e la loro sperimentazione avanza verso la realizzazione del secondo album, ANTHEM OF THE SUN. E prima della sua pubblicazione, nel giugno 1968, i musicisti si esibiscono al Carousel Ballroom della loro natia San Francisco. Lo stesso luogo che dà vita, lo stesso anno, all’omonimo live album di Janis Joplin & The Holding Company.

C’è un sapore beat nell’aria, testimoniato dalla dedica del concerto da parte dei Deads a Neal Cassady, scrittore e visionario che li ha accompagnati nella loro evoluzione ipnotica tra poesie e acid test. Lo rappresenta un pubblico giovane e affamato, che quel giorno di San Valentino è il doppio del solito bacino di utenza. E la band dà in assaggio al pubblico alcuni brani dell’imminente album, come Born Crossed – Eyed. E ancora timida si affaccia Dark Star.

13 febbraio 1970, Fillmore East, New York City

Il 1970 apre le porte a una nuova decade, battezzata da tre date fortunate, l’11, il 13 e il 14 febbraio di Fillmore East. Qui i Grateful Dead aprono le danze con i Fleetwood Mac, durante la prima serata, ma è la seconda che dobbiamo ricordare. Nonostante abbia ritardato di tre set, iniziando solo dopo l’una di notte, è uno dei live storici della famiglia Dead.

Così, chi ne ha memoria, ricorda Dark Star come un'inedita catarsi di chitarra acustica ed elettrica, nel binomio sempre vincente Weir-Garcia. E se questa è considerata probabilmente come la migliore esibizione del brano, un occhio di riguardo lo merita anche la versione acustica di Uncle John’s Band. E anche se la band ha condiviso il palco con i Love e la Allman Brothers Band, i riflettori erano tutti rivolti al loro sound, più maturo, magnetico e versatile e meno aggressivo.

27 agosto 1972, Old Reinassance Faire Grounds, Veneta, Oregon

Quello di Veneta, in Oregon, è stato valutato dal pubblico come uno dei migliori live dei Grateful Dead. Sotto lo scottante sole estivo, che infuoca le spalle di Bill Kreutzmann, a petto nudo davanti alla sua batteria, la band si muove con sicurezza su una varietà di stili differenti. Ormai sembra non seguire più una direzione, ma sfrutta il live come motore di ispirazione.

La magia si àncora solida alle memorie di chi visse la giornata in prima persona. Lo stesso bassista, Phil “Lesh” Chapman quel giorno disse “Questo è davvero il posto dove otteniamo il meglio”. L’esperienza del live Sunshine Daydream nacque come evento di beneficenza voluto dall’amico della band e celebre scrittore (Qualcuno volò sul nido del cuculo, 1962), Ken Kesey.  

13 agosto 1975, Great American Music Hall, San Francisco

In procinto dell’uscita a settembre del loro ottavo album, BLUES FOR ALLAH, è d’obbligo ricordare questo live alla Great American Music Hall. Qui divampa il pastiche musicale che contraddistingue la band, tra il puro rock ‘n roll di Chuck Berry, il country di Johnny Cash, il folk, la psichedelia, il delicato swing, il blues e ancora quelle radici psichedeliche degli affondi acidi anni Sessanta. Tutte le performances di quella sera sono racchiuse nel live album ONE FROM THE VAULT pubblicato dalla personale label dei Grateful Dead.

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