Joe nasce a Sheffield nel 1959. Sono anni di grandi cambiamenti sociali, in cui s’intravede il benessere persino in una città fredda e grigio-acciaio come la sua. Ridere è, da sempre, la ricetta di famiglia per affrontare la vita. In casa la tv è spesso sintonizzata sui grandi show dei comici americani e inglesi, e Joe inizia da subito ad appropriarsi della loro capacità di stare in scena. A scuola, però, la frase “Lei non combinerà mai niente di buono!” diventa il monito ricorrente della sua vita studentesca. Così, quando un amico lo spinge a comprare una chitarra elettrica usata per entrare in una band, in famiglia e a scuola tutti si sentono un po’ più rassicurati, preside James incluso. Nonostante Joe non eccella come chitarrista, la sua personalità istrionica convince tutti gli altri membri della band a volerlo come frontman. E quando propone di chiamare la band Deaf Leopard (leopardo sordo), lo spiazzamento dei compagni dura solo qualche frazione di secondo, il tempo di farselo piacere e di cambiarlo quel poco che serve ad allontanarlo dai nomi di altre band come The Flying Lizards e Boomtown Rats. Nel tempo e lungo una carriera importante, il sense of humour condiviso da Joe e i suoi amici lega i Def Leppard al di là di qualsiasi altra cosa. Dopo la tragica morte di Steve Clark,
Joe e gli altri si sono posti una domanda fondamentale: “Quali sono gli elementi chiave perché qualcuno si adatti a questa band?”. La risposta di Joe è stata “avere una conoscenza enciclopedica di Monty Python, Blackadder e Fawlty Towers (capisaldi della comicità britannica e non solo)”: se non possedesse quello stesso senso dell’umorismo, non potrebbe funzionare. Quando nel 1992 il chitarrista Vivian Campbell si unisce alla band come membro permanente, lo fa incassando la stima di Joe per il suo innegabile talento musicale, ma, soprattutto, perché cita Blackadder a memoria.
Nel luglio 2019, a Hamilton, Ontario, prima di un concerto, un giornalista chiederà a Joe Elliott se le sue battute infelici risalgano a un’infanzia difficile e se continuino a creargli dei problemi ancora oggi. Joe, che già sorride ripensando al preside James e agli oltre 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, non saprà resistere alla tentazione e dichiarerà che, in quel preciso momento, non si sente troppo bene e non ce la fa a rispondere, perché il FirstOntario Center della città “puzza come diecimila sederi”. Quella stessa sera, durante il concerto, Joe si scuserà sentitamente con tutti i diecimila “preside James” di Hamilton, Ontario...
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A cura di Cristiana Turchetti