5 domande a Marco Mengoni sul suo ultimo album Materia (Prisma)

marco mengoni materia prisma
Marco Mengoni by © Andrea Bianchera
Materia (Prisma) è pregno di messaggi di libertà, esplode di rabbia – ma lo fa con stile. Ecco 5 cose che Marco Mengoni ci ha rivelato ieri pomeriggio a proposito del suo album in uscita il 26 maggio.

È Materia (Prisma) il nuovo album di Marco Mengoni, disponibile da venerdì 26 maggio per Epic Records Italy / Sony Music Italy e già in pre-order e pre-save. Il terzo progetto discografico conclude la trilogia multiplatino MATERIA, un percorso in tre album che presenta tre anime differenti e complementari, inaugurato a dicembre 2021 con Materia (Terra) e proseguito ad ottobre 2022 con Materia (Pelle).

L’ultimo album di Marco Mengoni Materia (Prisma) arriva a pochi giorni dalla partecipazione del cantautore all’Eurovision Song Contest 2023, l’evento non sportivo più seguito al mondo, che lo ha visto classificarsi alla quarta posizione con Due Vite, aggiudicandosi inoltre il Marcel Bezençon Composer Award, il premio assegnato per la miglior composizione da tutti gli autori dei brani in gara. 

 

1. Il prossimo singolo sarà con Elodie?

Ebbene, come avrete intuito dai social, io e Elo abbiamo deciso di fare un pezzo insieme. Anche se il sound è un po’ in controtendenza, perché andiamo incontro all’estate e i ritmi di “Pazza Musica” non sono per niente latino-americani… spero venga accolto bene. Il brano parla di liberazione attraverso la musica; le parole che cantiamo sono anche un po’ un augurio per noi stessi. “... Corriamo forte sopra le paure e il panico” - ormai io e Elo abbiamo stretto un rapporto splendido ed è anche il panico che ci unisce, in qualche modo. Nel nostro settore, è facile auto-alimentarsi ansie e brutti pensieri rispetto la propria carriera. Ed è proprio attraverso la musica, questa pazza cosa, che vogliamo esorcizzare le nostre paure e liberarci cantando, ascoltando e ballando.

 

2. Qual’è la canzone più significativa per te, in cui fai uscire la tua rabbia?

Sicuramente The Damned of the Earth è un pezzo che contiene tantissimi spunti e messaggi, riflessioni, parole sulla società che vivo e sulla storia che abbiamo vissuto. Ho voluto riprendere un discorso di Nelson Mandela, e ringrazio la fondazione per averci concesso di utilizzarne le parole. Il problema, o la bellezza, di questo pezzo è che ci sono davvero molti spunti. Parlo del caporalato, delle difficoltà di poter mostrare alla società la propria autenticità, della salute mentale, del potere dell’uomo sul corpo della donna. Ho paura per il modo in cui si sta affondando questi temi soprattutto nel nostro paese; è un diritto essere liberi e poter esprimere la propria pelle, la propria sessualità… e quanto cammino abbiamo ancora davanti, per arrivare ad essere liberi. Ora come ora siamo solo abbastanza liberi, per questo continuo a gridare che abbiamo il diritto di esserlo del tutto.

Cover art di Materia (Prisma), Marco Mengoni
Cover art di Materia (Prisma), Marco Mengoni

3. Parlaci del brano che ha scritto Calcutta.

È stato un regalo stupendo. Mi è arrivato spoglio, con un arrangiamento tutto da rivedere. È il bello dei avere carta bianca; così, ho cercato di rivestirlo, richiamando anche un po’ le sonorità dell’ultimo Battisti, quello più psichedelico e sperimentale. Tra tutti, è il brano che mi mette più gioia e allegria ascoltare. La sua funzione è anche quella di sdrammatizzare, fa un po’ da contrappeso alla ricchezza di messaggi che contiene Materia (Prisma), dalle canzoni più arrabbiate come Lasciami Indietro o In tempo.

 

4. Sanremo, Eurovision, album, stadi, tour europeo: ma la testa, come sta?

Io non so come riesca a parlare, a proferire frasi di senso più o meno compiuto (ride). Ogni tanto mi sento come se non potessi più condividere e dire niente, come se il mio cervello fosse andato in tilt. Ne parlo con la mia psicologa, e mi tranquillizza spiegandomi come reagiscono corpo e mente sotto il carico di tutto questo gran da fare. Ringrazio tutto ciò che esiste e che non si vede che mi consentono di fare questo lavoro. Però, se un’altra persona dovesse sminuire il mio stress dicendomi “beh, ma tu canti” prima la abbraccio, perché comunque non-violenza sempre, e poi le tiro un’occhiata malefica che la incenerisco. Per quanto tu possa meditare, ritagliarti dei momenti da solo, lo stress comunque rimane. Ed è splendido condividere tutto, davvero, ma non puoi nemmeno goderti i tuoi traguardi quando non stai da solo con te stesso in solitudine. E riguardo questo, sento di aver bisogno di un viaggio. Ma il vero problema forse è che non voglio lasciare le mie piante a casa… sono un plant-dad, non mi fido di chi cura le mie piante.

Marco Mengoni by © Andrea Bianchera
Marco Mengoni by © Andrea Bianchera

5. Quanto di tuo - Marco - c’è nell’album?

Beh, Marco non sa bene chi è Mengoni. E Mengoni non sa chi è marco. E marco Mengoni non sa bene chi sia in generale. C’è della rabbia personale, della gioia, della frustrazione e tutto di me. Non penso che ci sia una grande differenza tra Marco che bacia le piante a casa sua e Marco che bacia i musicisti sul palco. Nel disco ci sono io, uno solo: confuso, dubbioso, gioioso, felice, arrabbiato. In questo disco effettivamente sono un po’ arrabbiato. Arrabbiato con tante cose, con me stesso, con la situazione mondiale, con il governo anacronistico per quanto riguarda i diritti delle minoranze… le cose spesso vanno in un’altra maniera rispetto come vorrei. Mi trovo affranto perché le persone non entrano completamente in connessione, e con Materia (Prisma) è proprio quello che cerco di fare. Di trovare una connessione, di costruirla con chi ascolterà l’album, così da diffondere questi messaggi positivi - urlati, ma sempre positivi - che chiudono la trilogia Materia, faticosa quanto appagante, e che promuovono l’amore e la pace.

 

 

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