Come i Pink Floyd hanno creato BREATHE

pink floyd
Il cuore, la pazzia, il bene, il male e tutto il resto. Un estratto della storia dietro le canzoni di THE DARK SIDE OF THE MOON, dallo Speciale dedicato a questo album leggendario!

BREATHE

Musica: Gilmour, Wright - Testo: Waters

Intitolata Breathe nel gatefold interno dell’edizione originale dell’album e Breathe In The Air sull’etichetta del disco, nasce da una jam ai Broadhurst Gardens ed è una composizione che avvolge dolcemente con il suo lento 4/4. Nell’introduzione è guidata da Gilmour, che suona una Fender 1000 Twin Neck Pedal Steel acquistata di seconda mano a Seattle. Waters, però, ricorda che il chitarrista ricavò il suono dalla sua Stratocaster accordata aperta, appoggiata sulle ginocchia. Possibile che entrambi gli strumenti siano stati utilizzati nel corso delle session per il brano. Poi inizia la parte cantata: la voce del Gilmour è incisa su due tracce; l’Hammond e il Fender Rhodes contribuiscono a dare al brano un’atmosfera spaziale e onirica rafforzata dall’uso dello speaker Leslie per la chitarra ritmica e dello swelling (effetto violino). Nella sua performance, inoltre, Wright infila alla fine dei chorus un Re settima maggiore con nona aggiunta. “Vengo dal jazz”, spiegherà il musicista nel documentario Classic Albums: Pink Floyd – The Making Of The Dark Side Of The Moon diretto da Matthew Longfellow. “È la mia musica preferita, la mia fonte di ispirazione. La cosa interessante di questo pezzo, parlando di jazz, è che c’è un accordo speciale, un accordo che ho sentito in un album di Miles Davis. Era KIND OF BLUE, e c’era quell’accordo che io trovo favoloso. Quando eseguivamo Breathe, io suonavo in Sol. Come passare al Mi?”.

E allora “mi ricordai di quell’accordo. A casa cercai di ritrovarlo”. Ci riesce e funziona [per la cronaca, il pezzo di Davis è All Blues e al piano c’è Bill Evans]. Il testo è un invito che Waters rivolge a se stesso, principalmente, e agli altri. “Se c’è un messaggio centrale, è questo: la vita non è una prova generale”, spiegherà a «Uncut». “Per quanto ne sappiamo, e so che ci sono alcuni indù che non sarebbero d’accordo su questo, hai solo una possibilità e devi fare delle scelte basate su qualunque posizione morale, filosofica o politica tu possa adottare. Come dico nel primo verso, ‘respira, respira l’aria, non aver paura di preoccuparti’. Tu fai le scelte durante la tua vita, e quelle scelte sono influenzate da considerazioni politiche, dal denaro, dal lato oscuro di tutte le nostre nature. In qualche piccolo modo, hai la possibilità di rendere il mondo un posto più luminoso o più oscuro”. L’invito a respirare e a non aver paura di preoccuparsi per gli altri è rivolto a un bambino appena nato. E poi ci sono i consigli: crearsi una propria vita, difendere ciò in cui si crede, riposarsi, coltivare le proprie passioni, cercare il meglio per sé senza arrendersi alle pressioni che arrivano dal mondo contemporaneo (il consumismo, le ossessioni, la competitività, l’alienazione lavorativa).

Perché il rischio è un’omologazione frustrante (“corri, coniglio, corri, scava quella buca, dimentica il sole. E quando finalmente il lavoro è finito, non sederti, è ora di scavarne un’altra”). E correre in schiavitù “verso una tomba prematura”. La citazione del coniglio probabilmente viene da Run, Rabbit, Run, una music hall song portata al successo dal duo Flanagan and Allen durante la Seconda guerra mondiale. Ma può anche richiamare la divisione tra conigli e lupi da parte del rassegnato Harding in One Flew Over The Cuckoo’s Nest di Ken Kesey (“questo mondo... appartiene ai forti, amico mio! Il rituale dell’esistenza è basato sul fatto che i forti diventano più forti divorando i deboli. Dobbiamo rassegnarci a questo. È soltanto giusto che sia così. Dobbiamo imparare ad accettare questa situazione come una legge del mondo naturale. I conigli accettano la loro parte nel rituale e riconoscono il lupo come il forte”). In MUSIC FROM THE BODY, la colonna sonora composta da Waters con Ron Geesin nel 1970, c’è una ballad acustica scritta dal bassista intitolata anch’essa Breathe. È un pezzo sull’inquinamento (“respira l’aria, dirigiti verso il prato e assapora l’erba finché dura. A poco a poco le dita ragnatela dell’industria raggiungono il cielo”). E non ha nulla in comune con la traccia del lato oscuro della luna, fuorché, appunto, il verso “respira l’aria”.

La terza strofa è nella ripresa. “La decisione di collocare Breathe (Reprise) dopo Time è nata durante il processo di elaborazione del pezzo dal vivo, prima che iniziassimo a registrarla”, ricorderà nel 1998 Waters a «Mojo». “Breathe rappresentava la prima metà di un esperimento che consisteva nel riutilizzare la stessa melodia per due canzoni o, più precisamente, inserendo due sezioni completamente diverse al centro di due strofe, in modo che la canzone riprendesse dopo On The Run e Time”, scrive Mason in Inside Out. Ora niente steel né Hammond e Fender Rhodes, sostituiti questi ultimi dal Farfisa e dal Wurlitzer electronic piano. Il tema è quello del ritorno a casa in un quieto e verde villaggio inglese al fine di riposarsi, cercare di liberarsi dall’ossessione di essere produttivi, vivere l’attimo (e infatti durante la lavorazione in studio il pezzo s’intitola Home Again). L’atmosfera è distesa, ma si avverte un senso di sfinitezza.

Negli ultimi versi, con sottile ironia, Waters riconosce l’esistenza della religione ma la riduce a una superstizione poco rilevante per affrontare la vita (“lontano, oltre le campagne, il rintocco della campana di ferro ricorda ai fedeli di inginocchiarsi per ascoltare l’incantesimo magico pronunciato a bassa voce”). E ancora a «Uncut» confermerà la critica alle religioni organizzate che “distolgono dal nostro potenziale l’avere empatia con le altre persone”. Solo una volta Breathe è stata eseguita insieme alla “reprise” ed è avvenuto in occasione della reunion del 2005 per il Live 8 a Hyde Park.

Questo è solo un estratto tratto dallo speciale di The Dark Side of the Moon! Acquistalo in edicola o sul sito di Sprea.it!

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