Intervista a Mick Fleetwood | CLASSIC ROCK ANNI 70

«Eravamo tutti fuori di testa» – un estratto della nostra intervista a Mick Fleetwood, lo storico batterista dei Fleetwood Mac, direttamente dalla prossima uscita CLASSIC ROCK ANNI 70!
Alla vigilia del tour britannico dei Fleetwood Mac, per celebrare il 35esimo anniversario dall'uscita di “Rumours”, straordinario successo da 40 milioni di copie, abbiamo raggiunto il batterista Mick Fleetwood, per capire come il gruppo sia riuscito a incidere quell'album sopravvivendo ad alcol, droga e traversie sentimentali. «Eravamo tutti fuori di testa», racconta Mick.

Testo: Max Bell - Traduzione e adattamento: Mario Baccigalupi

La prima cosa che viene da pensare guardando Mick Gloucestershire, tipo, parafrasando la canzone di Harry Nilsson (famoso per il brano “Everybody’s Talkin” dal film “Un uomo da marciapiede”) “Jesus Christ You’re Tall”: «Cristo Santo, quanto sei imponente

D’altra parte, Fleetwood non sembra per niente un pesce fuor d’acqua nella sua lussuosa suite al Berkeley Hotel. È curatissimo, dalla testa ai piedi: i suoi capelli bianchi, la sua abbronzatura hawaiana, la sua camicia a righe ben stirata e le sue scarpe marroni tirate a lucido sono la prova del suo irrefrenabile dandismo post- psichedelico. Indossa calzini nuovi di zecca, in tinta con il colore del foulard. L’immancabile cappello, oggi un ‘flat cap’ (simile alla coppola siciliana) arancione scuro, è sul tavolo, sotto l’edizione ristampata dell’album “Rumours”. Ci offre dell’acqua: «Di solito offro del buon vino, in simili occasioni, ma siamo alla vigilia di un tour e devo mantenermi in forma».

Mick Fleetwood è cittadino statunitense dal 2006, dopo aver vissuto per quasi quarant’anni tra la California e le Hawaii. Proprio per questo, la sua parlata ha forti inflessioni americane, con tracce di accento britannico, del sud ovest dell’Inghilterra. È nato in Cornovaglia, nel 1947, e ha frequentato una scuola pubblica nel Gloucestershire, uno di quei posti punizioni corporali con la bacchetta e il frustino erano la norma. Non c’è da meravigliarsi, dunque, se alla fine è diventato un batterista... A confermare questo e altri dettagli ci pensa il nostro viaggio nella sua vita, opportunamente, intervallato da ‘fermate’ a richiesta. «Forza, procediamo», ci sprona Mick, «parlerò di tutto, sperando, nel frattempo, di superare il jet-lag...»

Per prima cosa, domandiamo se frequenta ancora la vecchia band.
«Peter Green? Ogni tanto gli telefono. Potrei farlo anche alla fine di quest’intervista, di cui non sa nulla. Mi piace coglierlo di sorpresa”.
Fleetwood sghignazza, lasciando intendere che Green potrebbe non prendere benissimo la notizia. Una volta, nel 1977, Mick tentò di gestire la propria compresenza nei Bluesbreakers e nei Fleetwood Mac, ma fu convinto a rinunciare proprio da Green. Quest’ultimo era certo che tutte le sue disgrazie, inclusi i problemi psichiatrici, derivassero da quel passato. «Era difficile convincerlo del fatto che parlare con me non significasse scendere a patti con il demonio»…

STEVIE NICKS, FLEETWOOD MAC, AT HOME, 1981, NEIL ZLOZOWER

È piuttosto travagliata anche la strada di Danny Kirwan, ex ragazzo prodigio della slide guitar. In modo simile a Spencer, che rimase ‘fulminato’ dalla mescalina a Los Angeles, nel ‘71, pare che Kirwan e Green abbiano assunto acidi particolarmente pericolosi in una comune di Monaco, l’anno precedente.

«Non ho contatti con Danny. La storia racconta che lo mandai via nel 1972 (dopo che Kirwan distrusse la chitarra nel camerino, rifiutandosi di suonare) ma in realtà dissi semplicemente: quando è troppo è troppo. Non puoi distruggere gli strumenti e restare lì a guardare i tuoi compagni nella merda. Non avevamo capito che Danny era inadatto a questo lavoro. Quando registravamo insieme, la questione non era così evidente ma, in seguito, la sua imprevedibilità è diventata sempre più chiara. Forse non avremmo mai dovuto prenderlo nel gruppo, sapendo dei suoi problemi con l’alcol. Non so se li ha mai risolti. Ho sentito l’ex moglie, e non mi ha dato buone notizie.»

Kirwan è poi finito in un ostello per senza tetto a Endell Street, nel cuore di Londra. E, com’è noto, non si tratta di un caso isolato: il successore Bob Weston, attivo sugli album “Penguin” e “Mystery to me”, fu allontanato da Fleetwood in Nebraska, quando il batterista scoprì che aveva una relazione con Jenny Boyd, all’epoca sua moglie. Nel gennaio 2012, Weston è stato trovato morto in un fatiscente appartamento a Brent Cross, nella zona nord di Londra.

Infine c’è la sorte del chitarrista americano dei Mac, Bob Welch, le cui dimissioni facilitarono l’ingresso nella band di Lindsey Buckingham e Stevie Nicks, nel 1975; Bob si è suicidato nel luglio 2012, sei mesi dopo Weston, sparandosi al petto.

 

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