L’album omonimo dei NEW TROLLS

Perchè, tra tutti gli album dei NEW TROLLS, questo omonimo, anche noto come “la barchetta” per il disegno in copertina, è considerato il più controverso?

L’album omonimo dei NEW TROLLS è considerato non solo dai fan ma anche da alcuni dei componenti storici della band come il disco che sancisce una svolta commerciale che in ALDEBARAN era solo accennata, e che qui trasforma il gruppo in un sostanziale clone dei Bee Gees degli anni di Saturday Night Fever. Ma è proprio così?

In realtà, un ascolto dopo tanti anni delle otto canzoni, privo dei pregiudizi dell’epoca, consente di rivalutare in parte un disco tecnicamente ineccepibile, a partire dalla registrazione effettuata a Modena allo Studio Umbi dell’ex bassista dei Nomadi Umberto Maggi e dal mixaggio realizzato a Roma allo Studio Quattro 1 di Claudio Mattone. Certamente non è la loro opera migliore, ma è comunque una raccolta di brani in cui qui e là emergono il guizzo creativo, le abilità strumentali e la fantasia negli arrangiamenti tipici dei New Trolls. È vero che in qualche canzone il richiamo ai fratelli Gibb è evidente, e Che idea, pubblicata su 45 giri, ricorda molto per usare un eufemismo Too Much Heaven, pubblicata poco prima dai Bee Gees, così come le sonorità di Fuoco sono smaccatamente Disco. Ma, se mai qualcuno volesse accusare i New Trolls di plagio, forse il discorso riguarderebbe di più l’Equipe 84. Non ci credete?

Andate a prendere l’album del gruppo di Vandelli SACRIFICIO, pubblicato nel 1974, ascoltate la canzone Un cavallo un amore a partire da 1’40’’, poi di seguito ascoltate l’introduzione musicale di Domenica di Napoli: l’arpeggio di chitarra acustica è completamente identico! Ma in realtà, una spiegazione c’è: il brano dell’Equipe 84 è firmato in SIAE per la musica da Arturo Belloni, che è il vero nome di Ricky, evidentemente autore dell’intro di Domenica di Napoli. Questo brano, che vede fra l’altro la partecipazione al testo di Lucio Dalla, è una delle cose migliori dell’Lp, con cambi di ritmo e richiami che accompagnano una descrizione di vari personaggi forse un po’ troppo stereotipati della città partenopea; insieme a questo brano, svettano OK (fiamme sul Pacifico), suite musicalmente figlia di Le roi Soleil, e Dancing ma con un testo in italiano in cui con ironia i sei si fanno beffe della retorica bellica di certi film americani lanciando in definitiva con leggerezza un messaggio pacifista, e la conclusiva Accendi la tua luce, un soul con un gran lavoro di Vittorio De Scalzi all’armonica a bocca e con Claudio Mattone ospite al pianoforte, che se fosse cantato in inglese potrebbe essere degnamente accostato al miglior repertorio di Stevie Wonder. Quanto ai restanti Immaginare, In paradiso e Volo, sono onesti brani pop che nulla aggiungono e nulla tolgono alla storia dei New Trolls.

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