DAVID BOWIE: L’uomo che vide il futuro

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Nel maggio del 1970, Major Tom era diventato una sorta di maledizione per la sua ventitreenne controparte terrestre, DAVID BOWIE…

Di Bill DeMain

Il successo del singolo Space Oddity, quinto nelle classifiche UK con quasi 150.000 copie vendute, aveva attirato molto più pubblico ai concerti di Bowie e lo aveva messo sotto i riflettori per la prima volta nella sua carriera, iniziata più di sei anni prima. Ma il legame del brano con l’allunaggio dell’Apollo ne aveva fatto un totem che si stava dimostrando sempre più difficile aggirare. Il suo ultimo singolo, The Prettiest Star, scritto per la nuova moglie Angie e con Marc Bolan alla chitarra solista, aveva venduto 800 ridicole copie, e non era neppure lontanamente avvicinato alla classifica. Bowie aveva poi anche altre cose a cui pensare. Ad esempio, la morte del padre, mancato pochi mesi prima a soli 56 anni. E il rapporto con Ken Pitt, che gestiva il suo management, era talmente deteriorato che non vedeva l’ora di liberarsene. Poi, c’era il delicatissimo problema costituito da Terry, il suo fratellastro schizofrenico, che viveva con i suoi genitori.

Dopo la morte del padre di Bowie, la madre, incapace di gestire Terry, lo aveva rinchiuso al Cane Hill Asylum. Bowie andava a trovarlo regolarmente, ma si sentiva sempre più colpevole per non essere risuscito ad aiutarlo di più. In un’intervista rilasciata a «Phonograph» nel 1971, Bowie riassumeva il suo stato in quel momento: “Mi sentivo depresso, senza meta, e pensavo continuamente ‘a che serve tutto questo?’. Era un periodo molto travagliato”. Sotto questo punto di vista, aveva un senso starsene nascosto con Angie nel loro appartamento di Haddon Hall, un vecchio edificio vittoriano a Beckenham. I loro coinquilini erano Tony Visconti, amico e produttore di Bowie, e la sua fidanzata. Il disco che poi diventò THE MAN WHO SOLD THE WORLD nacque dalle loro lunghe conversazioni notturne, che puntualmente vertevano sul bisogno di cambiare obiettivo: dai singoli ai dischi. “Volevamo realizzare un disco art-rock”, dichiarerà Visconti nel libro di Dylan Jones David Bowie: A Life. “All’epoca di SPACE ODDITY non avevamo la minima idea di cosa stessimo facendo…

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