La Gibson ha dichiarato il suo fallimento: arriveranno cambiamenti radicali, e molte divisioni saranno smantellate. D’ora in poi, tornerà a concentrarsi sulla sua attività originaria: la produzione di chitarre elettriche.
Gibson, la storica azienda produttrice dei più celebri strumenti a corda dal 1984, ha ricorso al capitolo 11 del Codice fallimentare degli Stati Uniti, che consente ai debitori di ottenere alcune agevolazioni fiscali al fine di ripagare i propri debiti. Così, la Gibson ha dichiarato il suo fallimento: lo scorso ottobre, era già stata ridimensionata con decisivi tagli al personale e la chiusura della fabbrica a Memphis.
Secondo le prime dichiarazioni, la Gibson non chiuderà, e non smetterà di produrre chitarre, ma l’azienda verrà riorganizzata, a partire da un cambio di direzione e diverse divisioni saranno completamente smantellate, per permettere una ripresa duratura: niente più casse, cuffiette, o accessori musicali di alcun tipo, soprattutto per quanto riguarda la divisione audio firmata Philips. La Gibson, tornerà a concentrarsi sulla sua attività originaria: la produzione di chitarre elettriche.
Attualmente, la società conta almeno 150 milioni di dollari di debiti, e secondo la CNN potrebbero arrivare anche a 500 milioni: a non funzionare, sono stati i grossi investimenti e la politica del CEO Henry Juszkiewicz, che ha detenuto fino ad oggi il 39% delle quote aziendali, sin da quanto la comprò nel 1986. Oggi, quelle quote passeranno sotto il controllo dei debitori.
La Gibson è stata fondata nel 1902 e a partire dagli anni ’50 ha costruito alcuni fra i modelli più celebri di chitarre elettriche, utilizzate dai più grandi rocker e musicisti del panorama internazionale: soprattutto l’amatissima Les Paul. Jimmy Page, Slash, Angus Young: tutti fedelissimi clienti Gibson che, dopo questo rinnovamento radicale, si spera tornerà ai suoi albori.
La Fender storica rivale della Gibson: due situazioni a confronto
Una ricerca condotta nel 2016 da Fender, il grande e storico rivale di Gibson, ha rivelato che il 45% delle vendite di chitarre finiva nelle mani di nuovi compratori, di cui un buon 90% smetteva di suonare entro nove mesi o un anno dall’acquisto del primo strumento musicale. Ma l’industria musicale ha sempre scommesso su un altro tipo di clientela: quei musicisti che acquistano sei, sette o persino otto chitarre nel corso della loro vita, passando di volta in volta ad un modello più costoso. D’altro canto, con una situazione diametralmente opposta a quella Gibson, il CEO di Fender, Andy Mooney, ha dichiarato che le vendite dell’azienda sono aumentate nel corso degli ultimi 10 anni.