Polistrumentista prodigioso, sin dall'adolescenza Jim Gordon predilige la batteria, comparendo in 79 album in soli tre anni. Il suo talento tocca quasi tutti i più grandi musicisti rock degli anni Sessanta e Settanta, ma una schizofrenia mai diagnosticata dissipa la sua florida carriera fino al punto di non ritorno.
Jim Gordon non è solo il celebre detective di Batman, ma anche uno dei più talentuosi batteristi degli anni Sessanta e Settanta. Nasce a San Fernando Valley, Los Angeles, nel 1945, e a soli 17 anni inaugura la sua carriera professionale con gli Everly Brothers, rinunciando a una borsa di studio per la musica alla UCLA.
Ma non gli serve una preparazione accademica per conquistare il palco con vulcanica energia, diventando il pupillo di Hal Blaine, il turnista alla batteria più richiesto in quel periodo. Con lui firma per PET SOUNDS (1966), punta di diamante dei Beach Boys, dove Gordon suona la batteria di God Only Knows. Ed ecco che in breve si trova a collaborare con i nomi più influenti dell'epoca: George Harrison, Joe Cocker, Nancy Sinatra, Frank Zappa, Dave Mason e molti altri. Tra gli innumerevoli non citati, è d'obbligo ricordare Eric Clapton.
Il chitarrista, alla guida dei Derek And The Dominos, trova nell'arrangiamento al piano di Gordon la chiusura perfetta per il capolavoro Layla. Così, come quella coda di pianoforte diventa un simbolo di Gordon - seppur sembra appartenga in realtà a una composizione della fidanzata Rita Coolidge - anche il groove alla batteria di Apache, della Incredible Bongo Band, assume un'eredità di culto. Ma l'esperienza con la band e in particolare con quel brano, si preannuncia sin da subito maledetta.
Un anno dopo l'uscita di LAYLA AND OTHER ASSORTED LOVE SONGS, la band di scioglie, il chitarrista Duane Allman muore in un tragico incidente e poco dopo lo segue il bassista Carl Radle. Clapton, invece, inzia a percorrere il vorticoso tunnel della droga, al termine del quale, dopo diversi anni, troverà Cocaine.
E la fine degli anni Settanta non è particolarmente prolifica neanche per Gordon che inizia a manifestare in maniera più invasiva i segni di una schizofrenia mai diagnosticata. La sua vita adulta si costella di diversi episodi violenti e imprevedibili e una difficoltà sempre più grave a gestire la sua vita privata e professionale. Così, dal 1978 Gordon cerca la soluzione in 15 medicinali differenti, ma non riesce a scappare dalla persistente voce della madre, presenza a lui molto vicina, che il batterista inizia a sentire come ossessiva. Lo accompagnano allucinazioni, indotte anche dall'abuso di droghe, manie persecutorie e il pensiero fisso che la madre lo tormenti e sia la causa dei mali del mondo. Finché il 3 giugno 1983, Gordon colpisce la madre con un martello per poi pugnalarla. Nel 1984 viene condannato a 16 anni di carcere.
All'epoca, negli Stati Uniti non c'era la possibilità di appellarsi allo stato di salute mentale e, nonostante l'accertamento della diagnosi di schizofrenia, Gordon fu immediatamente condannato. Al momento del suo arresto, quindi, il brillante musicista, che nel corso degli anni aveva anche tentato ripetutamente il suicidio, non era conscio di quello che era successo. In un'intervista del 1994 affermerà:
Quando ricordo il crimine, è come un sogno. Ricordo di aver attraversato quello che è successo in quello spazio e tempo, e mi sembra un po' distaccato, come se lo stessi attraversando su un altro piano. Non sembrava vero.
Gordon passò da due istituti correzionali prima dello State Medical Corrections Facility di Vacaville, in California. Tuttavia, nonostante il periodo di prigionia attribuitogli, gli fu negata la libertà vigilata fino al 2018, in quanto pericolo per la società data la sua resistenza ai farmaci e la consulenza del tribunale. La sua libertà vigilata, frenata anche dai familiari, sarà richiesta nuovamente quest'anno, nel 2021, ma la figura di Gordon rimane un triste fantasma del musicista glorioso che era. Lui, che si conquistò un Grammy Award nel 1993, rimane una firma eterna del rock, seppur nella cornice di un'aura maledetta.