Jack goes to Wheels and Waves

Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti
Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti

Un musicista, una chitarra, una BMW R 18 B. Da Milano a Lido di Camaiore insieme a Jack Jaselli per partecipare alla prima edizione italiana del Wheels and Waves.

Di Antonio Femia

Foto Andrea Vailetti

 

Nel corso dei suoi dieci anni, Wheels and Waves ha dimostrato di essere un evento capace di sopravvivere alle mode, affermandosi tra i più autorevoli nel panorama motociclistico. Fin dalla prima edizione del 2011 a Biarritz, sulle coste basche francesi, la manifestazione ha celebrato il legame tra la cultura delle moto cafe racer e il surf, esportando il format in Giappone e California prima di sbarcare in Italia quest’anno per la prima volta.

C’eravamo anche noi, al seguito di una vecchia conoscenza di Classic Rock in sella a un’imponente BMW R 18 B, la regina della collezione New Heritage con cui BMW Motorrad celebra le iconiche creazioni del suo passato rielaborandole in chiave contemporanea.

Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti
Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti

Abbiamo documentato il viaggio che ha portato Jack Jaselli da Milano sulle coste della Versilia, dopo aver valicato l’Appennino e pennellato le curve delle strade tra Liguria e Toscana. Un viaggio a tratti introspettivo ma senza prendersi troppo sul serio perché il protagonista è maestro di autoironia. Il village di Wheels and Waves non ha deluso le aspettative di Jack: una sorta di circo a due ruote fatto di strani personaggi ognuno con la sua storia.

Parcheggiata la R 18 B, il viaggio di Jack è culminato nella sua esibizione unplugged allo stand BMW Motorrad; è stato uno show intimo e raccolto sul divano di un club senza pareti, solo voce e chitarra ad avvolgere gli astanti. È alla fine di quest’esibizione che, forti della complicità che si è creata in due giorni di viaggio, abbiamo fatto una chiacchierata con il protagonista di quest’avventura.

Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti
Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti

L’unplugged è una dimensione a te congeniale, ma proprio durante un viaggio hai avuto modo di viverla in modo più intenso.

È stato durante il mio viaggio a piedi lungo la via Francigena da Milano a Roma. In quell’occasione portai con me una chitarra molto piccola con la quale mi esibivo in acustico quasi a ogni tappa. Ogni concerto era un evento unico e sempre diverso perché la chitarra e la voce senza filtri interagivano con l’ambiente e col suono delle altre persone. È successo anche oggi: a un certo punto, mentre suonavo, sono arrivati rombando due grandi chopper dal sound molto rock. Mi è venuto da sorridere perché il suono dei motori si è mescolato a quello di chitarra e voce, come fossero parte di un’orchestra. È un po' come se il loro arrivo avesse ampliato il paesaggio sonoro su una superficie più ampia, abbattendo delle pareti immateriali.

Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti
Jack Jaselli Foto Andrea Vailetti

Per arrivare qui sei passato da alcuni luoghi che avevi già attraversato nel tuo viaggio a piedi. Che sensazione si prova a rivivere questi luoghi a un'altra velocità? Com'è il paesaggio sonoro da una moto con un sound tanto imponente?

C’è una differenza abissale tra fare la strada coi propri piedi e su un mezzo a motore. La cosa notevole è che in moto non ho sentito la freddezza che ho provato quando ho ripercorso quelle strade in macchina. In moto c’è un ritmo diverso, un altro rapporto con la strada e coi tempi del viaggio. La moto è un'estensione del corpo e mi è stato più chiaro appena ho iniziato a guidare senza pensare, affidandomi allo sguardo per indirizzare le traiettorie. Il corpo sente il vento, le vibrazioni, il peso della moto col quale instaura una vera simbiosi.

C'è il piacere di sentire la potenza del motore, che si assesta al tuo ritmo e determina la velocità, elemento fondamentale di questo modo di viaggiare. E poi c’è il sound: se in auto sento un assoluto bisogno dell’autoradio, in moto è tutto il contrario. La BMW R 18 Bagger ha un impianto Marshall con quattro diffusori potenti e cristallini, ma l’ho usato poco perché mi sembrava un sacrilegio coprire il rombo del motore. L’udito è parte integrante di questa simbiosi, ti fa capire se hai cambiato marcia al momento giusto e se tutto l’organismo uomo-macchina sta andando al ritmo adeguato al tuo mood.

Il cinema e una certa iconografia ci hanno convinti che c'è un legame tra rock and roll e motociclette: ora che hai macinato un po’ di strada su due ruote cosa ne pensi?

Quando è nato, il rock ha dato voce a un bisogno dirompente di libertà, e la moto si configurava — ieri come oggi — come il mezzo perfetto perché ti fa sentire il vento in faccia e sei tu a scegliere dove andare e a che ritmo. Forse negli anni il rock ha perso la sua carica liberatoria e innovativa ma, trasformandosi ed evolvendosi, ha trasferito queste sue peculiarità alla musica in generale. Oggi non c’è più solo il legame scontato tra chopper e rock ma è la moto in genere a esprimere libertà, esattamente come la musica nella sua totalità. Qui ho visto tante moto diverse tra pezzi unici e modelli di serie personalizzati di ogni genere: tutte esprimono quella voglia di libertà perché, in fondo, il legame che c’è tra moto e pilota è molto simile a quello tra il musicista e il suo strumento.

Potrai leggere l'intervista completa a Jack Jaselli su Classic Rock Italia n.120, in edicola a fine novembre.

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