Intervista a Martin Lopez dei SOEN, lezioni di Prog Metal | CLASSIC ROCK

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Soen: una sola data in Italia, sabato 30 settembre al Locomotive Club di Bologna. Foto: Jeremy Saffer
Al sesto album, gli svedesi SOEN, capitanati da Martin Lopez, sono ormai una solida certezza e un punto di riferimento per le nuove generazioni di PROG METAL.

di Lorenzo Becciani

Quando ha fondato il suo nuovo progetto, probabilmente nemmeno Martin Lopez avrebbe immaginato a un riscontro in termini di critica e vendite così importante. Le ottime recensioni ricevute da COGNITIVE e TELLURIAN però non erano sufficienti e infatti è stato a partire dal terzo lavoro, LYKAIA, che i Soen hanno cominciato a imporsi come una vera band, rendendo il loro sound meno derivativo e più riconoscibile. Poi sono usciti LOTUS e IMPERIAL, che hanno irrobustito la loro discografia e allargato lo spettro di pubblico di riferimento. E ora, con l’ambizioso MEMORIAL e la collaborazione con Elisa, hanno l’occasione di crescere ancora. A svelarci i dettagli della sesta fatica di studio è proprio il batterista, uscito nel 2006 dagli Opeth.

Come hai scelto il titolo?

Non ha un’accezione negativa. La connessione tra gli esseri umani è sempre più complessa ed è bene ricordarci che abbiamo ancora qualche amico in questo mondo che va a rotoli.

Questo è un aspetto molto interessante, anche perché il music business non è semplice. Ti sei fatto dei veri amici nell’ambiente?

Ho cercato di legare con tutti i musicisti con cui sono stato in tour, ma i veri amici sono gli altri membri della band. Con loro ho condiviso obiettivi e sogni. Abbiamo iniziato giovani e senza figli, mentre adesso abbiamo tutti famiglia. Il legame all’interno di una band deve essere forte, a meno che un musicista pensi solo ai soldi, ma in quel caso sarebbe miserabile.

Ritieni che il nuovo materiale sia più complesso tecnicamente?
Per certi versi, le canzoni sono più essenziali. A un certo livello è importante saper togliere ciò che è superfluo. Dopo TELLURIAN abbiamo cercato di essere più diretti, non ponendoci limiti in termini di partiture o durata. Nel disco trovi ritmiche intricate, ma pure singoli dalle marcate linee melodiche, come Memorial e Hollowed, e una ballata psichedelica, se vogliamo un po’ alla Pink Floyd, come Vitals. Volevamo che l’album suonasse heavy e ricco di groove, ma allo stesso tempo che si percepisse il tocco umano.

Un’altra traccia incredibile è Fortress. Hai un posto speciale dove ami rifugiarti per riflettere?

Quando sono a casa mi sveglio presto, esco e cerco di isolarmi e pensare. In tour non sono certo un tipo da party, quindi appena finito il concerto torno in albergo e mi riposo, oppure scrivo qualcosa. Prima con gli Opeth e poi con i Soen ho accumulato confidenza nel lavoro. Per chi fa musica pop è diverso, perché devi sempre cercare il singolo di successo e magari l’occasione passa una volta soltanto

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