Woody Guthrie: la musica come strumento di coscienza politica

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53 anni fa ci lasciava Woody Guthrie, simbolo della musica folk e narratore poliedrico della realtà sociale e politica, tanto da ispirare Bob Dylan, e non solo!

Se oggi Woody Guthrie fosse ancora tra noi avrebbe 108 anni e rappresenterebbe l'incarnazione vivente dello spirito di un secolo. Tuttavia, Woody il Novecento l'ha vissuto solo per metà, lasciandoci il suo ricordo musicale nel 1967. Così il giovane ragazzo dell'Oklahoma le ha viste proprio tutte. Dal Boom Petrolifero alla Prima Guerra Mondiale, dalla Grande Depressione alla Seconda Guerra Mondiale, in cui ha anche militato nella marina mercantile, venendo affondato per due volte! 

Ma l'anima di ferro di Woody non si è mai sfregiata, a partire da un'infelice e sfortunata storia familiare che lo ha portato sin da giovanissimo a vagabondare per l'America

Era solo lui, con una chitarra e delle idee a cui dare voce. E non poteva che iniziare a raccontare dei suoi ricordi d'infanzia, legati al padre e al suo lavoro nei giacimenti petroliferi. Parlava dei lavoratori, della fatica, degli scioperi e dei loro ideali, ma anche dello sforzo per la sopravvivenza. E

rano argomenti sporchi, lontani dalle fiabe d'amore, ma potenti e condivisibili. Potevano trovare vera espressione solo nella musica che, così innocente e velata, aveva la forza di tratteggiare un nuovo pensiero. E Woody non aveva paura di dire la sua, anche su tematiche controverse. 

Lo chiamavano il musicista antifascista e celebre nella memoria è quella scritta sulla sua chitarra che esibì nel 1943This Machine Kilss FascistsCosì Woody lanciava un messaggio molto chiaro, a sottolineare il legame inscindibile tra musica e politica.

In un'epoca così ricca di cambiamenti e di svolte storiche, un narratore, in qualunque forma artistica comunicasse, non poteva stare in silenzio. Perché il suo messaggio viene abbracciato pervasivamente da chi cerca speranza e certezze, lungo un tracciato storico in cui gli uomini sembravano aver perso la loro identità. 

Scrivo le cose che vedo, le cose che ho visto, le cose che spero di vedere, da qualche parte, in un posto lontano.

Così Woody vedeva e raccontava. Senza filtri, senza censure. Sotto il mirino dei poteri forti che guardavano quell'esile ragazzo con la chitarra e ci vedevano un simbolo di opposizione. E niente è più potente di chi comunica la sua storia personale, il suo dolore e la voglia di riscatto vissuti tra la fame e la morte.

Questo era l'altro lato degli anni Trenta e Quaranta, quello scomodo, ma così profondo e vero da ispirare celebri artisti contemporanei, tra cui Bruce Springsteen e Bob Dylan. In particolare quest'ultimo prese il trono di Woody quando le condizioni di salute dell'artista, affetto dalla Corea di Huntington, si stavano aggravando. Dylan lo andava a trovare tutti i giorni all'ospedale, parlandogli delle canzoni che stava scrivendo e, tra tutte, una è dedicata solo a Woody

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