L’importanza di STORIA DI UN MINUTO, PFM | PROG GRANDI GLORIE

pfm prog storia di un minuto
Da sinistra: Pagani, Piazza, Premoli, Di Cioccio, Mussida. © CESARE MONTI
STORIA DI UN MINUTO, primo lavoro “adulto” della PFM, nonostante i 50 anni trascorsi dalla pubblicazione (gennaio 1972), rimane uno degli album più amati nella storia del PROG.

Una carriera lunghissima, ancora lontana dalla conclusione, e una marea di album venduti in tutto il mondo hanno reso la PFM una delle band più amate di sempre. Il loro suono è riconoscibile, sia pure con le sfumature dei diversi periodi, contemporaneamente sofisticato e immediato, oltre il progressive rock delle origini. Per loro bisogna parlare di PFM sound, capace di rimanere originale pur cambiando componenti e approccio. La discografia è artisticamente corposa, poi, come per tutti i gruppi che hanno attraversato i decenni, ognuno ha i propri momenti preferiti e sicuramente STORIA DI UN MINUTO è uno dei più gettonati… La Sony ha inserito STORIA DI UN MINUTO nella collana in vinile Italian Prog Rewind. L’album, versione Remastered 24-bit/192kHz from original master tapes, vinile colorato splatter, è già disponibile.

Che palestra le cover, Battisti e il resto!


Ricorda Franz Di Cioccio: “Ovviamente per allenarci, eseguivamo anche le cover e capivamo di essere bravi ma avvertivamo che parte del nostro talento era sprecato in Italia. Ricordo questa sensazione anche con I Quelli: praticamente, suonavamo in almeno otto dei primi dieci 45 giri in classifica, come musicisti da studio ma cercando di metterci del nostro, però nessuno lo sapeva e poteva rendersi conto della nostra bravura. Quando, invece, incidevamo dischi come I Quelli ci spettavano sempre le cover ‘scrause’, non potevamo decidere noi. Al Cantagiro 1969 presentammo Dici, una canzone talmente brutta che mi ha spinto a dimenticare anche di chi fosse la versione originale [Dizzy, 45 giri di successo, sempre del 1969, dell’americano Tommy Roe... in effetti Franz ha ragione da vendere rispetto alla bruttezza e all’inadeguatezza del brano per I Quelli, nda]. Ricordo che un’altra volta ci toccò l’orribile I’m A Tiger, incisa da Lulu nel 1968. Purtroppo non contava la bravura per farsi assegnare delle buone canzoni da interpretare. L’unico che scriveva dei brani sempre formidabili era Lucio Battisti. Su quelli potevi inventare dei tempi strani, fare dei contrappunti... quando su Dieci ragazze arriva il verso ‘Vorrei sapere chi ha detto’... (batte il tempo)... quel pum pum conta nell’arrangiamento... la gente l’aspettava, era un punto di riferimento. Come anche Acqua azzurra acqua chiara (ribatte il tempo): ci sono i tamburi dietro, senti proprio l’acqua che ti arriva addosso. In La canzone del sole, dove canta ‘O mare nero, o mare nero, o mare ne... tu eri chiaro e trasparente come me’, c’era il piatto, che io chiudevo alla Carmine Appice [uno dei batteristi più apprezzati nel passaggio dagli anni 60 ai 70: Vanilla Fudge, Cactus, Beck-Bogert-Appice, nda]... ssshhh... e sembrava il suono della risacca. Collaborai con Lucio negli anni d’oro, dove suonai in ogni suo disco. Fu bello lavorare così: mi permise di eseguire quello che volevo perché era un artista intelligente e diverso”.

Lo stress del turnista?

La nascita della PFM è da ricondurre anche alla voglia dei Quelli di non suonare più cover e smettere di fare i turnisti quasi a tempo pieno. D’altronde la situazione dei musicisti al servizio di studi di registrazione e case discografiche negli anni 60 è simile ovunque. Jimmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin, vive la stessa situazione e nel 1975 la racconta a un giovane Cameron Crowe, giornalista di «Rolling Stone», mensile musicale statunitense: “Per alcuni lavorare come session man è il massimo che si possa desiderare. Io ho rinunciato per entrare negli Yardbirds, guadagnando un terzo, perché volevo suonare. Stavo diventando una di quelle persone che odio. Alcune session erano un vero piacere ma non sapevo mai cosa avrei suonato e con chi”. Parole condivise da Di Cioccio, che conferma: “Inizialmente sei gasato nel suonare continuamente in studio per altri artisti, poi inizia a non essere più così divertente e hai bisogno di fare musica tua”…

…continua sulla rivista Le Grandi Glorie del PROG ITALIANO, in edicola e online!

Lo stress del turnista?

La nascita della PFM è da ricondurre anche alla voglia dei Quelli di non suonare più cover e smettere di fare i turnisti quasi a tempo pieno. D’altronde la situazione dei musicisti al servizio di studi di registrazione e case discografiche negli anni 60 è simile ovunque. Jimmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin, vive la stessa situazione e nel 1975 la racconta a un giovane Cameron Crowe, giornalista di «Rolling Stone», mensile musicale statunitense: “Per alcuni lavorare come session man è il massimo che si possa desiderare. Io ho rinunciato per entrare negli Yardbirds, guadagnando un terzo, perché volevo suonare. Stavo diventando una di quelle persone che odio. Alcune session erano un vero piacere ma non sapevo mai cosa avrei suonato e con chi”. Parole condivise da Di Cioccio, che conferma: “Inizialmente sei gasato nel suonare continuamente in studio per altri artisti, poi inizia a non essere più così divertente e hai bisogno di fare musica tua”…

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