THE VELVET UNDERGROUND – banane, droga e femmine fatali | VINILE

The Velvet Underground & Nico
I primi dischi dei VELVET UNDERGROUND sono ormai leggenda e poi Andy Warhol e Nico, copertine provocatorie e testi spietatamente crudi. Gli elementi per l’immortalità ci sono tutti.

Sarà anche una delle citazioni più abusate della storia del rock, ma non si può evitare di quotare Brian Eno, secondo cui se è vero che questo disco fu acquistato da sole 30.000 persone nei suoi primi cinque anni di vita, ognuno di quei 30.000 avrebbe in seguito formato una band. Ma come è possibile che un album così, oltretutto prodotto e promosso da un vate della comunicazione come Andy Warhol, non spiccò immediatamente il volo?

Cominciamo dalla scarsa fiducia dei discografici: secondo Paul Morrissey, manager di Warhol, la Verve (sussidiaria della MGM) non sapeva cosa farsene dei Velvet. E Tom Wilson, l’esperto produttore de facto del disco, non aveva alcuna fiducia in Lou Reed e accettò di occuparsene solo per la presenza della bellissima modella tedesca Nico. La diffusione dell’album, poi, registrato a più riprese tra l’aprile e il novembre del 1966, fu ulteriormente complicata dal super risarcimento chiesto dall’attore Eric Emerson  immortalato senza autorizzazione nella foto di retrocopertina della prima edizione.

Per non parlare dei testi di Reed, spietatamente crudi, in cui si narra di irrecuperabili tossicodipendenze e pratiche sessuali estreme. Infine la musica, un mix di stili senza eguali con l’approccio colto di John Cale (polistrumentista che eccelle a una stridente viola) bilanciato all’aggressività sonora di Reed, con le percussioni minimali di Moe Tucker (il più delle volte solo tamburello e grancassa) raccordate dalla solidità rock di Sterling Morrison. Ciliegina sulla torta, la particolarissima voce di Nico, imposta da Warhol, che canta peraltro tre sole canzoni, tra cui la delicata Femme fatale e la volutamente monocorde All Tomorrow Parties.

Cale giganteggia anche con la celesta nella magnifica apertura di Sunday Morning, mentre Reed (autore principale e anche chitarrista solista) sparge semi di crudezza in Heroin e nel protogarage di Waiting For The Man e si cimenta nell’inaspettato rock blues di Run Run Run. Eppure alla distanza l’album diventerà iconico. Proprio come la geniale copertina di Warhol, con la banana sbucciabile della prima edizione, a cui sono stati dedicati appositi e approfonditi studi. Giustamente…

 

…Tratto dall’ultimo numero di Vinile, disponibile in edicola e online!

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