5 tra i brani rock più difficili da eseguire alla chitarra

Eddie-Van-Halen

Spesso la chitarra è protagonista di brani complessi, vere e proprie architetture di tempi e note. Ed eseguire la sua parte è una sfida per pochi, che ricordiamo in 5 esempi distintivi. 

Fracture (1974), King Crimson

Geni dell'improvvisazione e della sperimentazione, i King Crimson sono tra gli iconici gruppi al servizio del progressive rock. Il loro sesto album, STARLESS AND BIBLE BLACK, si chiude con una traccia unica. Lo stesso chitarrista Robert Fripp ha affermato: "Fracture è impossibile da suonare". Perché dove la precisione maniacale e la perfetta combinazione di note sono così finemente studiate, un solo passo falso può rovinare la composizione. Fripp firma così la performance forse più complessa della band, in un labirinto di variazioni dove il rispetto della velocità esecutiva è fondamentale per l'interpretazione. 

Sultans Of Swing (1978), Dire Straits 

Non è solo il singolo di debutto della band britannica, ma anche il suo più celebre e difficile per l'esecuzione alla chitarra. Se pensiamo all'elettrizzante assolo di Mark Knopfler non possiamo che omaggiarne lo stile chiromantico. Knopfler, infatti, autore di Sultans Of Swingsi dedica alla sua tecnica peculiare, quella del fingerpicking, destreggiandosi con le dita della mano destra. Nessun plettro, in un suono così particolare e inedito che è difficilmente ricreabile senza affidarsi alle sole dita. L'assolo lancia la performance a una velocità catalizzante, fino a 140/150 battiti al minuto.

Eruption (1978), Van Halen

Nel caso di questo esplosivo pezzo possiamo dire che si scrive Van Halen, ma si legge Eddie Van Halen. Il compianto e talentuoso chitarrista è infatti il protagonista del primo brano della storia del rock a mostrare la tecnica del tapping a due mani. Siamo nel 1978 e il primo album della band di Pasadena, VAN HALEN, opta per una seconda traccia solo strumentale, introduttiva alla celebre cover di You Really Got Me dei Kinks. Tutte le luci del palcoscenico illuminano Eddie mentre tiene entrambe le mani sulla tastiera del manico, rivoluzionando la tradizionale tecnica del tapping che affonda le sue radici negli anni Trenta. Un visibilio per la folla che assapora il crescendo estatico della performance. 

Cliffs Of Dover (1990), Eric Johnson

La libertà espressiva e un forte trasporto passionale sono le parole chiave per un'incredibile pezzo del chitarrista Eric Johnson. La sua Cliffs Of Dover viaggia sinuosa lungo le bianche costiere britanniche, in una poesia in musica che si affida a due tecniche peculiari: string skipping e hybrid pickingLa prima è anche denominata salto di corda e consiste nel pizzicare corde molto distanti tra loro. Nel secondo caso invece predomina una tecnica mista, per la quale si pizzicano le corde sia con plettro che con dita. Insomma, Johnson riesce a far capo a esecuzioni simultanee, che necessitano di precisione tecnica e attenzione, ma dotate di ampio respiro esecutivo. Lo stesso Johnson interpretò come un dono dal cielo l'aver realizzato questa composizione. 

Dance Of Eternity (1999), Dream Theater

Dopo oltre dieci anni di tecnica e virtosismi, i Dream Theater introducono il concept album METROPOLIS PT.2: SCENES FROM A MEMORY. Un'apoteosi stilistica che abbraccia una delle più complesse canzoni strumentali del progressive metal. Si tratta di Scene Seven I: The Dance Of EternityUn ipnotico brano esteso su oltre sei minuti che sfida la consapevolezza dello spettatore e proietta le melodie in una giostra funambolica di 108 tempi musicali. Non a tutti piace questa ostentazione pirotecnica, ma l'abilità esecutiva emerge in una complessa partitura, dove sono padroni i riff alla chitarra a sette corde di John Petrucci. Ogni strumento è però qui estremamente difficile da suonare. 

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