Articoli - Stone Music https://stonemusic.it Il Portale in cui batte un vero cuore rock Wed, 24 Jan 2024 20:48:27 +0000 it-IT hourly 1 https://i1.wp.com/stonemusic.it/wp-content/uploads/2019/05/cropped-favicon-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 Articoli - Stone Music https://stonemusic.it 32 32 178453812 La playlist di Quentin Tarantino di cui avevamo bisogno https://stonemusic.it/23852/la-playlist-di-quentin-tarantino-di-cui-avevamo-bisogno/ https://stonemusic.it/23852/la-playlist-di-quentin-tarantino-di-cui-avevamo-bisogno/#respond Wed, 24 Jan 2024 18:00:02 +0000 https://stonemusic.it/?p=23852 Vuoi fare un tuffo nella mente di uno fra i più grandi registi viventi? Ascolta la personale playlist di Quentin Tarantino!

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Quentin Tarantino, ha pubblicato la sua personale versione della playlist di Spotify "Film & TV Favorites" raccogliendo le canzoni che preferisce dei suoi film: Kill Bill, Pulp Fiction, The Hateful Eight e tanti altri... e arricchendola con un podcast in cui Tarantino ne racconta il processo di creazione.

Nella playlist, che dura ben 4 ore, si possono ascoltare più di 70 brani: dalla famosa versione di “Bang Bang” di Nancy Sinatra che accompagna le scene di Kill Bill:Volume 1 a “You Never Can Tell” di Chuck Berry sulle cui note ballano il twist John Travolta e Uma Thurman in Pulp Fiction fino ad “Apple Blossom” degli White Stripes tratta da The Hateful Eight.

In tutto ciò, gioca un ruolo fondamentale Mary Ramos, ovvero colui che cura le colonne sonore dei suoi film, che ha dichiarato l’importanza della musica per il famoso regista:

Tutte le canzoni scelte, sono filtrate attraverso le sue esperienze. Passano attraverso ciò che l’ha impressionato in un certo momento della sua vita. La musica è la sua ispirazione mentre scrive.

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Intervista a Corrado Rustici e Peppino D’Agostino https://stonemusic.it/21386/corrado-rustici-peppino-dagostino/ https://stonemusic.it/21386/corrado-rustici-peppino-dagostino/#respond Sun, 07 Jan 2024 08:22:48 +0000 http://stonemusic.it/?p=21386 La nostra intervista a Corrado Rustici e Peppino D’Agostino, a proposito del loro album in collaborazione FOR THE BEAUTY OF THIS WICKED WORLD…

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Com’è nata l’idea di questa collaborazione?
P: Io e Corrado siamo amici da molto tempo però i nostri mondi musicali sono un po' distanti e quindi non avevamo mai pensato a un progetto del genere. Un giorno Corrado ha preso un pezzo che avevo scritto per Sérgio Assad lo ha dissemblato e ha creato un nuovo lavoro aggiungendo un arrangiamento e un testo: da qui è nata The knife of love. Nel momento in cui me l'ha fatta sentire sono rimasto talmente colpito che abbiamo cominciato a pensare di creare altri pezzi. Dopo quattro anni stiamo finalmente uscendo con questo progetto.

FOR THE BEAUTY OF THIS WICKED WORLD è un album ibrido, in cui tu e Peppino avete sperimentato una miriade di generi: suoni ambient, classici, elettronica, progressive, jazz… Cosa ti ha insegnato questo album dal punto di vista strumentale?
C: Il concetto basilare che mi viene in mente in questo momento è “l’approccio minimalista” all’album come chitarrista. Ho imparato a dosare e a cercare il nuovo ruolo della chitarra in un contesto più contemporaneo, ovvero come la chitarra va ad inserirsi nella musica moderna piuttosto che ricalcare, come al solito, dei modelli di sessant’anni fa che sono ormai vecchi e stantii.

Tra tutti gli stili a cui vi siete approcciati durante la realizzazione dell’album ce n’è stato uno in particolare per il quale avete fatto più fatica?
P: Da un punto di vista tecnico il pezzo più difficile per me è stato 3-2-1... A tribute... perché è un pezzo difficile come esecuzione sullo strumento. È stato interessante anche il lavoro fatto su Ice Sculptures, un pezzo molto ritmico in cui Corrado ha inserito una sezione di archi a spezzassero una tensione, una monotonia.

Cos'hai imparato da Peppino D'Agostino e cosa pensi lui abbia imparato da te?
C: Ciò che ho imparato da Peppino è aprirmi di più alle melodie. Lui porta dietro di sé questa grande tradizione melodica italiana, come Ennio Morricone e Nino Rota, che lo contraddistingue dagli altri grandi chitarristi acustici americani ed è ciò che secondo me gli ha dato la popolarità che ha qui in America. Per quanto riguarda quello che Peppino ha imparato da me non te lo so dire, dovremmo chiederlo a lui…

Cos’hai imparato da Corrado Rustici e cosa pensi abbia imparato lui da te?
P: Io sono uno di quelli che quando fa un disco si concentra molto sull'aspetto istintivo, quindi direi che da lui ho imparato ad avere più cura per i dettagli e a cercare di approssimarmi il più possibile alla perfezione per quanto riguarda l'esecuzione, la registrazione e l'arrangiamento. Cos'ha imparato lui da me non te lo so dire, dovresti chiederlo a lui...

Appunto perché non c'è un filo melodico, cosa pensi accomuni i pezzi dell'album?
C: In effetti FOR THE BEAUTY OF THIS WICKED WORLD non è un concept album, bensì un ibrido di mondi: quello di Peppino e il mio. L’unico filo conduttore che abbiamo cercato di seguire è stato quello di non fare i fighi sulla chitarra, abbiamo limitato i virtuosismi e abbiamo creato della musica per quello che ci poteva venire fuori.Volevamo fare della musica che potesse dare dei momenti tipo colonna sonora alle persone che sono all’ascolto.

FOR THE BEAUTY OF THIS WICKED WORLD può quindi essere considerato un “minestrone music”?
P: Puoi chiamare anche questo disco minestrone (ride), però un minestrone diverso perché non è solo il mio ma anche quello di Corrado Rustici. Spero che sia buono da mangiare!

Questo non è un album solo strumentale, infatti al suo interno si trovano due brani cantati che contengono messaggi molto forti e anche parecchio critici: The knife of love e For the beauty of this wicked world (brano che dà il titolo all’album), parlacene...
C: l testi di queste due canzoni sono delle mie considerazioni personali. The knife of love parla di come siamo continuamente testimoni di avvenimenti sconvolgenti, ma nonostante tutte le cose assurde che vediamo ogni giorno torniamo sempre a fare ciò che stavamo facendo prima, dimenticandoci della tragedia che è successa. Siamo inoltre soliti attribuire la colpa di queste ferite sociali a un'entità divina che io chiamo “knife of love”, ovvero un coltello d’amore che ammazza secondo la nostra visione e i nostri concetti. Per quanto riguarda For the beauty of this wicked world, brano che dà il titolo all’album, è un testo che nasce da una specie di visione che ho avuto: mi sono immedesimato nella vita di una donna profuga che si era imbarcata su questi barconi per cercare di avere una vita migliore, andando in un posto più tollerante in cui donne possono essere considerate come esseri umani, dove tutti possiamo avere la chance di vivere… e poi non ce l’ha fatta. Non sono mai solito fare denunce sociali o politiche perché non credo a quelle cose, quindi non è inteso in quel modo. È più che altro una mia interpretazione di ciò che entra nel mio universo privato e che in questo caso non mi fa star bene: non credo che sia una cosa giusta che dopo più di diecimila anni l’esistenza dell’umanità sia ancora in queste condizioni.

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“Se ascolti solo i DEEP PURPLE non diventerai mai una rockstar” https://stonemusic.it/20042/deep-purple-rockstar/ https://stonemusic.it/20042/deep-purple-rockstar/#respond Tue, 26 Dec 2023 09:11:48 +0000 http://stonemusic.it/?p=20042 Basta con Led Zeppelin, Black Sabbath e DEEP PURPLE: Ian Gillan suggerisce alle nuove generazioni di rockstar di non chiudersi il Rock contemporaneo.

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Young artists should upset the previous generation and clear the decks” (“I giovani artisti dovrebbero sconvolgere la generazione precedente e fare piazza pulita”): così si è espress Ian Gillan, frontman dei Deep Purple in un'intervista concessa al magazine inglese New Musical Express.

Ritchie Blackmore, Ian Gillan, Roger Glover e Ian Paice erano stati invitati alla cerimonia di premiazione per la 64° edizione degli Ivor Novello Awards, durante la quale hanno ricevuto l’Ivor Novello Award for International Achievement per l’eccezionale eredità che ha ispirato e plasmato generazioni di musicisti hard rock in tutto il mondo. Quale migliore occasione per dispensare sinceri consigli ai novelli rockers?

"If you’re in a rock band and only soak up Black Sabbath, Led Zeppelin, and Deep Purple... then you’re not going to have much leeway" (“Se sei in una rock band e ti immergi solo nei Black Sabbath, Led Zeppelin e Deep Purple… allora non avrai molta libertà di azione”); l’invito perentorio fatto ancora da Gillan alle future generazioni di musicisti che aspirano a un carriera da star non potrebbe essere quindi più chiaro.

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5 chitarre elettriche introvabili: se le conoscete siete dei veri esperti! https://stonemusic.it/18585/5-chitarre-introvabili/ https://stonemusic.it/18585/5-chitarre-introvabili/#respond Wed, 06 Dec 2023 18:27:10 +0000 http://stonemusic.it/?p=18585 Tutti conoscono la Strato e la Les Paul: voi riconoscereste queste cinque chitarre misteriose?

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Le chitarre elettriche più famose della storia sono entrate di diritto nell'iconografia del rock e del XX secolo tout court; tutti riconoscono i modelli più famosi, il quartetto formato da Stratocaster-Telecaster-Les Paul e Diavoletto. Ma la storia di questo strumento è popolata di modelli oscuri (a volte anche leggendari) che nessuno ha (quasi) mai visto. Ecco le nostre cinque scelte!

Gibson Moderne

La Moderne faceva parte della serie "Futura" della Gibson, la risposta della casa di Kalamazoo al successo delle Fender Telecaster e Stratocaster; la serie includeva la Flying V, la Explorer e la Moderne, appunto. Si dubita addirittura che della Moderne sia stato costruito il prototipo; l'Ibanez nel 1975 ne lanciò una replica in poochi esemplari, e finalmente nel 1982 la Gibson ne fabbricò 143 esemplari. Nel 2001 anche la Epiphone ne realizzò una serie, e nel 2012 la Gibson rilanciò la Moderne nella nuova linea Futura (ma con una paletta convenzionale).

Fender Katana

All'inizio degli anni 80 la Kramer e la Jackson spopolavano con i loro modelli spigolosi; la Fender, in crisi di identità, lanciò la Katana nel 1985, che prese il nome dalla spada dei samurai giapponesi. In capo a un anno scomparve dai cataloghi della casa americana!

Martin EM- 18

Progettata d Dick Boak, che lavorò per la Martin a partire dal 1976, fu l'ultimo modello di elettrica della casa americana; ne vennero costruitI 1375 esemplari.

Les Paul 60 Corvette

Nel corso degli anni 90 la Gibson si associò alla Chevrolet, e il risultato fu la Gibson Les Paul 60 Corvette, prodotta in 200 esemplari nel 1995. Nel 2003 la Gibson ne fece una seconda edizione limitata di 50 esemplari, basate su una Les Paul Junior "Twin Cut".

Fender Starcaster

Progettata da Gene Fields nel 1976, la Starcaster voleva essere una semiacustica di lusso che sfidava la Gibson ES-335. I pick-up avevano un range di suoni molto ampio, e la chitarra era inusuale per la forma asimmetrica sia del corpo sia della paletta. Venne prodotta per soli sei anni.

 

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MusicMan StingRay: il basso di Flea https://stonemusic.it/18854/musicman-stingray-il-basso-di-flea/ https://stonemusic.it/18854/musicman-stingray-il-basso-di-flea/#respond Mon, 04 Dec 2023 08:28:01 +0000 http://stonemusic.it/?p=18854 Uno degli strumenti più innovativi di Leo Fender, ecco il MusicMan StingRay: il basso di Flea.

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Anno di inizio della produzione: 1976


Fine della produzione: ancora in produzione


Progettista: Tom Walker, Leo Fender, Sterling Ball


Caratteristiche principali: simile a un Fender Precision Bass,  monta un pick-up Humbucker attivo (con batteria da 9 volt); ha un equalizzatore a tre controlli (bassi, medi e alti) e un pick-up piezo al ponte. Il corpo è in frassino (a volte in ontano), manico in acero, tastiera in acero, palissandro ed ebano (nella versione fretless in pao ferro)


Musicisti famosi che l’hanno suonata: Flea, Pino Palladino, Cliff Williams, John Deacon, Tim Commerford


Costo dello strumento nuovo:  le serie economiche costano intorno ai 400 euro, per arrivare ai quasi 3.000 delle versioni più belle


Genere musicale: è stato usato in rock, dance, funk, pop, hard rock, heavy metal


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Che fine ha fatto Valeria Rossi di “Tre parole”? https://stonemusic.it/36061/valeria-rossi-tre-parole/ https://stonemusic.it/36061/valeria-rossi-tre-parole/#comments Tue, 21 Nov 2023 13:00:39 +0000 https://stonemusic.it/?p=36061 Dopo la hit Tre parole, Valeria Rossi sembrava essere sparita nel nulla. Come si è evoluta la sua…

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Dopo la hit Tre parole, Valeria Rossi sembrava essere sparita nel nulla. Come si è evoluta la sua carriera da quel primo fortunato singolo?

Ricordate quel motivetto estivo e accattivante di inizio anni 2000 che faceva "Dammi tre parole: sole, cuore amore"? L'abbiamo cantato un po' tutti ed è rimasto impresso nella nostra memoria per anni. E ricordate anche la ragazza sorridente che nel video canta destreggiandosi fra uno strano personaggio vestito da ape e un imbianchino?

Lei è Valeria Rossi, cantautrice italiana e coautrice della hit Tre Parole, pubblicata per la prima volta come singolo nel maggio del 2001, facendole raggiungere una grande notorietà sia in patria che all'estero (esiste perfino una versione spagnola del suo tormentone, Tres palabras, registrata per cavalcare l'onda del grade successo ottenuto in Spagna).

Già, ma che fine ha fatto Valeria Rossi dopo il boom di vendite e di ascolti?

Tre parole è stato il suo brano d'esordio, un bel battesimo per una cantante alle prime armi. Il suo primo disco, RICORDATEVI DEI FIORI, venne pubblicato qualche tempo dopo, nell'ottobre del 2001, ma nel frattempo Valeria poteva già vantare un premio come rivelazione dell'anno al Festivalbar. Nel complesso, però, il primo album non ottenne il successo sperato e purtroppo nemmeno il secondo, OSSERVI L'ARIA (2004).

Forse delusa dagli ultimi flop, Valeria decise di lasciare parzialmente il mondo della musica per dedicarsi alla famiglia e di ritirarsi a vita privata

La musica, però, la segue sempre: nonostante avesse messo da parte il suo ruolo di cantante, Valeria continuò a vestire i panni di autrice sia di canzoni che di racconti (in entrambi i casi si è cimentata sia in testi per adulti che per bambini). Riuscì perfino a partecipare al Festival di Sanremo del 2010, sempre come autrice, per il brano Dove non ci sono ore interpretato da Jessica Brando, finalista nella sezione "Nuova generazione".

Valeria si è riavvicinata nuovamente al ruolo di interprete dei suoi brani con la partecipazione al talent show di Rai 1 Ora o mai più, nel quale ha presentato, sotto la guida di Orietta Berti che le faceva da mentore, un suo nuovo brano, La gente non parla

Insomma, anche se al primo grande (e inaspettato) successo non ne sono seguiti altri, Valeria ha sempre continuato il suo percorso all'interno dell'industria musicale, affiancandolo a quello intrapreso nel mondo dell'editoria, entrambi ambiti che l'hanno portata a sviluppare una grande passione: la scrittura

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Vox Phantom Mark III: la chitarra di BRIAN JONES! https://stonemusic.it/18726/vox-phantom-mark-iii/ https://stonemusic.it/18726/vox-phantom-mark-iii/#respond Wed, 15 Nov 2023 10:05:06 +0000 http://stonemusic.it/?p=18726 Soprannominata lacrima, la Vox Phantom Mark III è un'icona degli anni 60...

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Nome: Vox Phantom Mark III (Teardrop)


Anno di inizio della produzione: 1963


Fine della produzione: 1967; la produzione è ripresa nel 1998 ed è tuttora attiva (con il nome Apache)


Progettista: London Design Center per la Vox


Caratteristiche principali: esistono tre modelli: a 6 corde (the Mark VI), 9 corde (Mark IX) e 12 corde (the Mark XII); il corpo è in acero e frassino, il manico in acero e la tastiera in palissandro; ha due o tre pick-up single coil e un ponte in stile Bigsby


Musicisti famosi che l’hanno suonata: Brian Jones, Keith Richards, Hilton Valentine


Costo dello strumento nuovo:  la nuova serie Apache costa circa 300 dollari e contiene nel corpo un amplificatore a due canali (clean / overdrive), degli altoparlanti da 3 pollici e una drum machine con oltre 60 modelli


Genere musicale: è stata usata nel beat inglese


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Gretsch 6120 Country Gentleman: la chitarra di George Harrison e Brian Setzer https://stonemusic.it/18450/gretsch-6120-country-gentleman/ https://stonemusic.it/18450/gretsch-6120-country-gentleman/#respond Thu, 09 Nov 2023 14:11:05 +0000 http://stonemusic.it/?p=18450 Ecco la chitarra Gretsch 6120 Country Gentleman, l'icona del rockabilly e la fedele compagna di artisti come Brian Stezer e George Harrison...

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Nome: Gretsch 6120 Country Gentleman


Anno di inizio della produzione: 1955


Fine della produzione: ancora in produzione


Progettista: sviluppata dalla Gretsch in collaborazione con Chet Atkins


Caratteristiche principali: è una hollow body con il corpo e il manico in acero, tastiera in palissandro, ponte Tune-O-Matic, due pick-up Dynasonics (single coil) o Filtertrons (humbucker) , segnatasti a unghia


Musicisti famosi che l’hanno suonata: Cheta Atkins, George Harrison, Pete Townshend, Duane Eddy, Eddie Cochran, Brian Setzer


Costo dello strumento nuovo:  a partire dai 2900 euro circa, a seconda delle specifiche


Genere musicale: è stata usata in rock, rock'n'roll, rockabilly, fingerstyle, country


 

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David Lee Roth e FREDDIE MERCURY: un incontro indimenticabile https://stonemusic.it/18026/david-lee-roth-freddie-mercury/ https://stonemusic.it/18026/david-lee-roth-freddie-mercury/#respond Wed, 25 Oct 2023 10:10:03 +0000 http://stonemusic.it/?p=18026 Il cantante dei Van Halen intervistato da Joe Rogan Lo scorso 1 marzo David Lee Roth ha partecipato…

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Il cantante dei Van Halen intervistato da Joe Rogan

Lo scorso 1 marzo David Lee Roth ha partecipato al Joe Rogan Experience Show e durante la lunghissima intervista rilasciata al popolare commentatore televisivo  si è espresso con parole di apprezzamento verso uno dei suoi idoli, il cantante dei Queen Freddie Mercury, confidando agli ascoltatori di averlo visto in una delle sue performance al L.A. Forum, subito dopo l’uscita di Bohemian Rhapsody.

La sua sensibilità non era solo un atteggiamento

E a proposito della presenza scenica di uno tra i più influenti artisti nella storia del rock, così si è espresso il cantante dei Van Halen: “Stagecraft is one thing, but what Freddie was and what he brought was way more than what you saw on stage. His sensibilities in terms of music weren’t just three chords and an attitude”. (La tecnica sul palco è una cosa, ma ciò che Freddie era e quello che ha portato era molto più di quello che vedevamo sul palco. La sua sensibilità in termini musicali non erano solo tre accordi e un atteggiamento).

Naturalmente, per chi volesse ascoltare le oltre tre ore di conversazione molti sono stati i temi toccati: dall’impatto culturale dei Van Halen al suo sistema compositivo, dall’importanza delle prove all’esperienza di vita in Giappone.

 

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Quattro chiacchiere con gli Ex-Otago https://stonemusic.it/17878/la-nostra-intervista-agli-ex-otago/ https://stonemusic.it/17878/la-nostra-intervista-agli-ex-otago/#respond Sun, 15 Oct 2023 11:04:17 +0000 http://stonemusic.it/?p=17878

La redazione di Stone Music ha intervistato la band genovese!

In occasioe del recente concerto a tenuto al Fabrique di Milano abbiamo posto qualche domanda agli Ex-Otago: buona visione!

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La storia d’amore tra CARRIE FISHER e DAVID BOWIE https://stonemusic.it/10946/carrie-fisher-david-bowie/ https://stonemusic.it/10946/carrie-fisher-david-bowie/#respond Thu, 31 Aug 2023 11:01:53 +0000 http://stonemusic.it/?p=10946 Carrie Fisher, la Principessa Leila di Star Wars, ha avuto una breve storia d'amore con David Bowie all'età di 17 anni.

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Questa breve ma intensa storia d'amore è tratta dal libro Carrie Fisher & Debbie Reynolds: Princess Leia & Unsinkable Tammy in Hell, scritto a quattro mani da Darwin Porter e Danforth Prince, e si concentra sul racconto del rapporto a volte disfunzionale fra madre e figlia, nonché la vite delle due donne, dentro e fuori dal set.
Secondo gli autori, all'età di 17 anni, la Fisher si sarebbe svegliata in un letto a fianco di David Bowie, completamente senza vestiti. Tuttavia, la stessa Debbie racconta di non ricordare chiaramente quegli eventi, offuscati dall'uso di droghe di quel periodo. In particolare, secondo una persona molto vicina all'attrice, l'incontro sarebbe avvenuto nel 1973, dopo una festa a casa di Mick Jagger. In realtà, sempre secondo alcune fonti, Carrie e David si sarebbero frequentati addirittura per settimane, nonostante a quel tempo Bowie fosse sposato con Angie Barnett.

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Quando MARILYN MANSON obbligò un fan a togliersi la maglia degli Avenged Sevenfold https://stonemusic.it/10891/marilyn-manson-avenged-sevenfold/ https://stonemusic.it/10891/marilyn-manson-avenged-sevenfold/#respond Thu, 17 Aug 2023 17:30:03 +0000 http://stonemusic.it/?p=10891 "Quella non è la mia band", così Marilyn Manson ha costretto un fan a togliersi la maglia degli Avenged Sevenfold al Download Festival di Madrid...

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Durante il Download Festival di Madrid, Marilyn Manson ha costretto un fan a togliersi la maglietta degli Avenged Sevenfold, dopo averlo invitato sul palco (di fronte ad una folla di migliaia di persone).

Il Reverendo, ha invitato una serie di fan al suo fianco e, non appena individuato il "colpevole", lo ha costretto a levarsi la t-shirt a suon di: "Quella non è la mia band!".

Manson, in quell'occasione, si esibì proprio prima che gli Avenged Sevenfold salissero sul palco.

Guarda il video qui sotto!

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5 complotti e cospirazioni della musica https://stonemusic.it/9448/complotti-cospirazioni-musica/ https://stonemusic.it/9448/complotti-cospirazioni-musica/#respond Sun, 13 Aug 2023 11:00:16 +0000 http://stonemusic.it/?p=9448 Teorie del complotto e cospirazioni gravitano da sempre intorno al mondo della musica: ma quali miti sono veri, e quali invece no?

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In molti si sono chiesti (e a lungo) se Paul McCartney sia davvero stato sostituito da un sosia a metà degli anni ’60. Altri, si chiedono ancora se Elvis sia davvero la fuori, a godersi la vita. La verità è che queste cinque famosissime teorie del complotto sono decollate nell’era del web, con indizi, discussioni e prove sparpagliate in ogni dove. Cosa è vero e cosa no? A voi, l’ardua sentenza.

1. Elvis Presley è ancora vivo

In molti si sono chiesti (e a lungo) se Paul McCartney sia davvero stato sostituito da un sosia a metà degli anni ’60. Altri, si chiedono ancora se Elvis sia davvero la fuori, a godersi la vita. La verità è che queste cinque famosissime teorie del complotto sono decollate nell’era del web, con indizi, discussioni e prove sparpagliate in ogni dove. Cosa è vero e cosa no? A voi, l’ardua sentenza.

 

1. Elvis Presley è ancora vivo

Una teoria cospirazionista molto famosa, vedrebbe Elvis Presley ancora vivo. Gli "Alivers", così chiamati i sostenitori di questo mito, sono convinti che The King sia ancora vivo, e non indugiano nello sfoggiare foto che lo mostrano apparentemente invecchiato, ombre e varie presenze sospette.
Secondo questi cospirazionisti, la diagnosi di aritmia cardiaca del medico legale, non potrebbe essere stata determinata su un cadavere, inoltre, alcuni dicono che Elvis abbia "sudato" nella bara, a riprova del fatto che la figura fosse fatta di cera.
Come se non bastasse, pare che nessuno abbia mai riscosso la sua polizza assicurativa sulla vita, perchè, se The King fosse davvero morto?
Ma non è finita qui, cosa si nasconde nella sua autopsia? Posta sotto sigillo per cinquant'anni? Gli Alivers sono convinti di una cosa: Elvis era stufo della fama, della notorietà e delle sue cattive condizioni di salute, per questo avrebbe ricorso all'unica via d'uscita possibile, inscenare la propria morte per dedicarsi ad uno stile di vita più semplice e appartato.

 

2. Paul McCartney è stato sostituito: in realtà, è morto da anni

Foto via: www.sorrisi.com

Una teoria molto popolare, risalente al '69, sostiene che l'ex Beatle sia morto intorno alla metà degli anni '60. Secondo questa teoria cospirazionista, il musicista, sarebbe stato sostituito da un sosia, che avrebbe assunto atteggiamenti simili e, in seguito, i Beatles avrebbero iniziato a lasciare segnali per permettere ai fan di risalire alla verità.
Alcuni, sostengono di aver sentito John Lennon dire "Ho sepolto Paul" alla fine di Strawberry Fields Forever, altri, sono convinti che la copertina di Abbey Road rappresenti in realtà il funerale di McCartney. Il gruppo attraversa la strada in fila, e gli abiti dei quattro Beatles suggerirebbero una processione funebre: Lennon, vestito di bianco, interpreterebbe un ecclesiastico, o forse un angelo; Ringo Starr, in sobrio completo nero, in lutto, potrebbe essere colui che porta la bara; McCartney, a piedi scalzi, con la sigaretta a destra (pur essendo mancino) il defunto e George, in jeans, potrebbe essere il becchino al lavoro per far scavare la fossa.
Insomma, questa teoria è decisa a provare la morte di Paul in un incidente stradale e i suoi sostenitori sembrano aver trovato messaggi in codice più o meno segreti nel corso degli anni: tutti, dimostrerebbero la morte dello storico membro dei Beatles.

 

3.  Stephen King è il killer di John Lennon

John Lennon

Un certo numero di sostenitori è convinto che un famoso scrittore horror abbia assassinato John Lennon, nonostante l'assassino Mark David Chapman sia ufficialmente dietro le sbarre per l'omicidio del cantante. Questa teoria, assurda, è stata portata avanti per primo da Steve Lightfoot. Il mito, è nato attorno ad una foto di Lennon del giorno dell'omicidio, in cui l'ex Beatle è intento a firmare un autografo a Chapman - un Mark Chapman decisamente somigliante a Stephen King. Secondo Lightfoot, l'omicidio di Lennon sarebbe stato manipolato da alcuni personaggi politici, da tempo irritati dalle iniziative pacifiste dell'artista. Questa teoria, va quindi a combaciare con un altro mito di vecchia data, ben più noto, secondo cui John Lennon sarebbe stato ucciso dal governo.

4. Debbie Harry è stata (quasi) rapita da un serial killer

debbie harry blondie

La cantante dei Blondie, Debbie Harry, ha rivelato in alcune interviste di essere sfuggita ad uno degli assassini più spietati della storia. Ted Bundy, spietato serial killer, condannato a morte nel 1989 per l'omicidio di oltre 30 donne, si sarebbe offerto di darle un passaggio per le strade di New York. Debbie, nel 2003, ha dichiarato: "Erano le 2 o le 3 di notte e non riuscivo a trovare un taxi quando mi si avvicinò un’auto con a bordo un uomo che si offrì di darmi un passaggio. Una volta dentro, mi accorsi che non c’erano maniglie per aprire l’auto dall’interno. La cosa mi mise subito in allarme. Non so come abbia fatto ma sono riuscita a mettere la mano fuori dal finestrino e ad aprire lo sportello da fuori".
Tuttavia, la Harry sembra aver deciso di aver incontrato Bundy solamente nel 1989, anno della sua morte. La vicenda è stata condivisa, infatti, pochi mesi dopo. Il problema? Bundy, non ha mai visitato la Grande Mela nel corso della sua vita.

 

5. Brian Jones, dei Rolling Stones, è stato assassinato

Foto via: hoppyx.com/brian-jones-plays/

Brian Jones è stato ritrovato morto sul fondo della sua piscina, appena un mese dopo essere stato cacciato dai Rolling Stones. Nonostante le droghe, secondo alcuni, sarebbero rimaste in sospeso numerose domande, inclusa Janet Lawson, che scoprì il corpo di Jones. In un secondo momento, infatti, avrebbe ritrattato la sua dichiarazione originale alla polizia, dicendo che sarebbe stata costretta a "dire un sacco di bugie".
Quindi, chi avrebbe potuto uccidere Jones? La fidanzata, Anna Wohlin, ha puntato il dito contro l'impreditore edile Frank Thorogood, una delle poche persone presenti a casa nella notte dell'annegamento. Altri, hanno additato l'ex autista degli Stones, Tom Keylock. Entrambi, sono legati inestricabilmente a questa vicenda.
Secondo alcune fonti Thorogood, in letto di morte, avrebbe confessato a Keylock di aver ucciso Brian. Ma questa è ovviamente la versione dei fatti dell'ex autista, anch'egli implicato in alcune teorie cospirazioniste. Nel 2001, la Wohlin rilanciò la tesi dell’omicidio dopo una colluttazione in acqua. E nel 2009 la polizia si ritrovò a riaprire le indagini sulla morte di Jones: le circostanze di questo presunto omicidio, continuano a suscitare dibattito.

 

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Bistrattato, calunniato ma amato da tutto il Paese https://stonemusic.it/12761/inno-mameli/ https://stonemusic.it/12761/inno-mameli/#respond Sat, 12 Aug 2023 11:06:21 +0000 http://stonemusic.it/?p=12761 Quante volte siamo venuti a conoscenza di un fatto di cronaca perché una canzone ce lo ha raccontato? Molto spesso una canzone diventa cronaca… o piuttosto è la cronaca che si fa canzone?

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I nostri sono anni precari e se l’Inno è simbolo delle Nazioni, mai come oggi Fratelli d’Italia – o meglio Il canto degli Italiani – ci rappresenta: infatti nessuna musica nazionale è stata più precaria, tra censure e provvisorietà. L’Inno di Mameli non lo volevano i Savoia, non lo voleva il Fascismo, e la Repubblica l’ha lasciato per 71 anni in bilico!

Solo il 15 novembre 2017 è diventato infatti ufficiale e definitivo.

E visto che quest'anno, il 17 marzo l’Italia ha compiuto 157 anni, non si può trascurare la storia di questo Canto bistrattato e calunniato, che lungi dall’essere una retorica marcetta che rievoca orgogli militari, nella realtà è stato uno dei canti più popolari e amati del Paese, scritto nel 1847 da un uomo coraggioso e sfortunato. La musica è del Maestro di coro Michele Novaro, tenore di Genova. Le parole sono del suo concittadino Goffredo Mameli, ventenne patriota repubblicano e mazziniano. E sono parole che rievocando gesta italiche gloriose, nell’intenzione dell’autore dovevano infondere coraggio.

Quello che ora appare retorico, era allora un appassionato grido alla rivolta, per l’Indipendenza e l’Unità.

Un grido che Mameli pensava di adattare a musiche già esistenti, prima di inviare il testo a Torino, all’amico Lorenzo Valerio. E proprio da Valerio c’era Novaro, che si mise al cembalo per trovare le note. In una commemorazione di Mameli (morto nel 1849 per le ferite riportate sul Gianicolo in difesa della Repubblica Romana), Novaro ricordò di essere corso a casa e, senza levarsi il cappello, di essersi messo a suonare: “Mi tornò alla mentre il motivo strimpellato in casa di Valerio: lo scrissi su un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani; nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; questa fu l’origine dell’inno”.

canto degli italiani

Il 10 dicembre di quell’anno, Fratelli d’Italia debuttò a Genova, grazie alla banda Casimiro Corradi di Sestri Ponente. Si commemorava la rivolta del 1746, quando Giovan Battista Perasso, detto “Il Balilla”, lanciò il primo sasso contro gli Austriaci che occupavano Genova.

Quel giorno, l’inno di Mameli – stampato su “fogli volanti” (una copia originale è conservata al Museo del Risorgimento della città) – venne accolto con entusiasmo da ben 30.000 persone; dopo pochi giorni era una vera “hit”. Durante le Cinque giornate di Milano venne intonato dagli insorti, divenendo simbolo del Risorgimento repubblicano. Le autorità piemontesi invece lo consideravano eversivo e cercarono di vietarlo, ma il tentativo fallì: durante la Prima Guerra d’Indipendenza veniva suonato da tutte le bande militari, mentre i soldati lo cantavano alzando i caschetti sulla punta delle baionette. I Savoia tentarono fino al 1911 di censurarlo, ma senza fortuna. Anche Garibaldi lo amava e pare lo canticchiasse insieme alla Bella Gigogin.

Quando nel 1862 scrisse l’Inno delle Nazioni, accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese Giuseppe Verdi mise Il Canto degli italiani e non la Marcia Reale di Gabetti, inno ufficiale del Regno.

Il più antico documento sonoro di Fratelli d’Italia è un 78 giri del 1901, inciso dalla Banda Municipale del Comune di Milano sotto la direzione di Pio Nevi.

Poi arrivò il Fascismo e di nuovo Il Canto subì forme più o meno velate di censura: il Regime non lo amava perché legato alla Rivoluzione democratica del 1848. Venne però cantato dopo l’8 settembre insieme con le canzoni partigiane. Diventò Inno provvisorio dello Stato, con decisione del Consiglio dei Ministri – e su proposta del Ministro della Difesa Cipriano Facchinetti – il 14 ottobre 1946.

Diceva Giosuè Carducci: “È un inno che, quando lo ascolti sull’attenti, ti fa vibrare dentro; è un canto di libertà di un popolo che, unito, risorge dopo secoli di divisioni, di umiliazioni”. E così la pensava anche il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che ne fece il cavallo della sua battaglia civica. Di opinione diversa l’autore di canzoni Roberto Ferri, che in un 45 giri del 1980 ne fece una versione curiosa, in stile “demenziale”: Italian Brothers Reggae. Non è stato l’unico a interpretarlo a modo suo: lo fece anche in versione spiritual Elisa, come inno ufficiale del Mondiale del 2002 (venne censurato).

Ora, l’Inno è di nuovo popolare e viene raccontato da artisti alla Benigni, interpretato in lingua dei segni dagli atleti sordi, strimpellato al piano da Mario Balotelli; l’unico vero problema è che in troppi si chiedono perplessi perché Iddio abbia creato schiava la Chioma e non direttamente – come in effetti è – la Vittoria. Ma questa è un’altra storia...

 

 

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Un hotel ha deciso di dedicare una suite ai Pearl Jam e una ai Beatles https://stonemusic.it/9755/un-hotel-rock/ https://stonemusic.it/9755/un-hotel-rock/#respond Sun, 07 May 2023 12:18:56 +0000 http://stonemusic.it/?p=9755 Ecco dove tutti i fan dei Beatles e dei Pearl Jam vorrebbero soggiornare: un hotel di Seattle ha creato due suite davvero pazzesche, guarda le foto!

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L'Edgewater Hotel di Seattle ha creato un paio di suite a tema rock'n'roll, dedicando una stanza a un gruppo che vi ha soggiornato, e un'altra ad una fra le loro band preferite: i Pearl Jam e i Beatles.
Secondo il sito web ufficiale dell'hotel, la Pearl Jam Suite è stata progettata con l'assistenza stessa del gruppo e del suo fan club con "un arredamento industriale ispirato al grunge", poster, una chitarra, un amplificatore e la scritta Mother Love Bone sopra al letto. La struttura, ha promesso che il 10% del ricavato, insieme a parte dei guadagni dei prossimi spettacoli dei Pearl Jam, saranno destinati ad una fondazione che si occupa di dare assistenza ai senzatetto di Seattle.

Foto via: www.edgewaterhotel.com/rock-n-roll-suites.aspx

La Beatles Suite, invece, offre una zona giorno, un camino, una vasca termale, e una camera da letto. Al suo interno, un giradischi e tutti gli album della storica band, con le loro copertine e diversi LP ad adornare le pareti. I Beatles soggiornarono all'Edgewater Hotel, nella camera 272, nell'agosto del 1964. 

Foto via: www.edgewaterhotel.com/rock-n-roll-suites.aspx
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Vasco Rossi: 10 libri che vi sorprenderanno https://stonemusic.it/9462/vasco-rossi/ https://stonemusic.it/9462/vasco-rossi/#respond Fri, 05 May 2023 17:31:26 +0000 http://stonemusic.it/?p=9462 Migliaia di pagine, milioni di parole: Vasco Rossi è stato raccontato in moltissimi modi, ma non tutti sono stati necessari o utili. Eccovi dieci libri davvero imperdibili e bellissimi.

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Accettate una sfida: andate su Amazon, cliccate sulla categoria “libri” e poi cercate Vasco Rossi. Vi sorprenderete: 207 risultati (al momento in cui scriviamo queste righe). Migliaia di pagine, milioni di parole. Non tutte necessarie, molte utilissime. A cominciare da quelle del Kom in persona. Ecco i libri più interessanti.

1/ Il primo libro su Vasco che ho comprato è uno dei più belli e dei più intensi, almeno per il Vasco degli inizi: scritto da Massimo Poggini e ormai introvabile nella prima edizione Sugarco del 1985, s’intitolava Vasco Rossi. Una vita spericolata, già sotto il segno della provocazione del mito.

2/ Poi, nel 1993, esce il primo libro importante, Io Vasco. L’autobiografia di Vasco Rossi, scritta e commentata per la ERI da Ivano G. Casamonti. Un libro in puro stile “vaschiano”, realizzato a briglia sciolta, a partire da una serie di registrazioni notturne, con tutto quello che ne consegue.

3/ Decisamente più interessante Il ritorno di Vasco e altri racconti dal carcere di Davide Pinardi (Marcos y Marcos) dove, tra le altre, si racconta la storia (emblematica per l’immagine di Vasco di quegli anni) di un clochard scambiato per Vasco Rossi da un gruppo di discotecari che lo raccolgono per la strada, se lo portano a casa e gli cambiano la vita - poi l’inevitabile finale, in carcere, com’era successo al Nostro 10 anni prima.

4/ Con Terremoto Vasco (Arcana, 1996), Enzo Gentile prova a spiegare, con passione e intelligenza, un personaggio e un successo che molti faticano a capire, evitando tuttavia ogni forma sia di santificazione che di demonizzazione.

5/ Ed ecco l’anno dopo arrivare, quasi una risposta, il primo libro scritto da Vasco e stampato da Mondadori, Diario di bordo. Famoso l’incipit imparato a memoria dai suoi fan: “Mi infilo dentro una tournée come in un tunnel... senza sapere come va a finire”. Il resto sono pensieri in libertà, sogni, poesie, spunti per canzoni, frammenti di diario.

6/ Il primo libro del nuovo millennio è Vasco Rossi (1978-2003): 25 anni di musica spericolata, 300 pagine scritte da Annalisa Canale per Editori Riuniti.

7/ Il reci-divo di Alfredo Del Curatolo (Ed. Bevivino), intrigante ma ormai introvabile; e, insieme, un libro cult, Ogni volta che sono Vasco! di Massimo Cavezzali (Coniglio editore), ovvero l’imperdibile biografia a fumetti del Blasco.

8/ Nel 2011, dopo Vasco canzoniere completo (188 testi stampati da Volonté & Co, più accordi per chitarra e tastiera), arriva il secondo libro del nostro, La versione di Vasco (Chiarelettere editore), in cui rimette insieme e racconta la storia e il senso della sua vita, soprattutto la differenza tra se stesso e il personaggio Vasco Rossi ("Non sono mica Vasco Rossi io. Sono un uomo, mica un eroe invulnerabile come Achille. Dove mi colpisci io sanguino, Vasco Rossi no, lui non sente niente").

9/ Il 2012 è l’anno di Vasco Rossi. Tabularasa di Raimondi e Thorimbert (Mondadori): “un racconto per immagini, lungo 27 anni, del grande Vasco. Un continuo rimbalzo tra il Vasco pubblico, l’icona rock, e un Vasco più Rossi, autoironico, quasi intimo”.

10/ Un testo fondamentale come Così parlò Vasco Rossi. Antologia poetica di Salvatore Martorana (Arcana, 2016), uno studio monumentale paragonabile, per profondità di analisi, a quello di Gianfranco Salvatore su Battisti, Mogol-Battisti. L’alchimia del verso cantato (Castelvecchi, 1997)?

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Woodstock 99: il tragico epilogo https://stonemusic.it/23008/woodstock-99/ https://stonemusic.it/23008/woodstock-99/#comments Tue, 25 Apr 2023 13:39:21 +0000 https://stonemusic.it/?p=23008 Woodstock 99 è stato in assoluto uno dei tentativi più disastrosi di celebrare il festival originale, ricordiamo cosa è successo.

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Woodstock 1999 è stato il raduno trentennale in celebrazione dell'originale festival tenutosi nel 1969 a Bethel. Il festival si è tenuto nell'ex base aerea Griffiss, nella località statunitense di Rome nello stato di New York dal 23 al 25 luglio 1999. Tra i partecipanti vi furono i Limp Bizkit, The Offspring, i Rage Against the Machine, i Korn, i Creed, i Red Hot Chili Peppers, i Bush, i Megadeth, Alanis Morissette e i Metallica. Lo svolgimento fu però turbato da un pessimo epilogo: roghi, risse, stupri, saccheggi e vandalismi vari...

L’avvenimento fu caratterizzato fin dal principio da scarsa organizzazione e problemi logistici: l'area non era a norma, il numero di toilette mobili installate non erano sufficienti per la portata di gente che vi ha partecipato (225.000 persone!) e quelle poche funzionanti erano contraddistinte da code infinite di ore e ore, inoltre il prezzo dei biglietti e dei primi generi alimentari (tra cui l'acqua) erano esorbitanti.

Le prime violenze sono cominciate l'ultimo giorno durante l'esibizione dei Limp Bizkit, quando il frontman del gruppo Fred Durst, in modo assolutamente irresponsabile, incita il pubblico a distruggere ogni cosa prima di iniziare a suonare il brano Break Stuff: alcuni hanno iniziato a svaligiare camion che contenevano bevande o mercanzia da vendere ai concerti; altri hanno iniziato ad abbattere le installazioni dell'impianto-luce e gli altoparlanti dell'amplificazione; altri ancora hanno preso d'assalto una stazione radiofonica semovente, cercando di distruggerla.

Tuttavia, le azioni più gravi sembra siano cominciate durante l’esibizione dei Red Hot Chili Peppers quando alcune candele distribuite durante il giorno vengono utilizzate per accendere numerosi piccoli falò alimentati dall’enorme mole di rifiuti a terra, i falò iniziano a diventare dei veri e propri incendi, fino a far crollare una torre audio. Da questo momento il pubblico inizia a cantare “the roof is on the fire” di Rock Master Scott & the Dynamic Three: “we don’t need the water, let the mutherfucker burn, motherfucker burn”. Come se non bastasse, i falò aumentano di intensità quando il gruppo chiude lo show con Fire di Jimi Hendrix.

Finalmente, l’intervento delle forze di polizia mette fine al caos: oltre ai danni devastanti al luogo in cui si è tenuto Woodstock 99, si contano 7 arresti, numerosissimi feriti e addirittura delle violenze sessuali.

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Manuel Agnelli porta a teatro “Lazarus” di David Bowie https://stonemusic.it/62465/manuel-agnelli-porta-a-teatro-lazarus-di-david-bowie/ https://stonemusic.it/62465/manuel-agnelli-porta-a-teatro-lazarus-di-david-bowie/#respond Mon, 13 Mar 2023 16:36:52 +0000 https://stonemusic.it/?p=62465 Manuel Agnelli sarà il protagonista dell’opera rock “Lazarus” scritta da David Bowie, a partire dal 22 marzo nei teatri italiani.

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La produzione è basata sulla storia del romanzo "L'uomo che cadde sulla terra" scritto dallo stesso Bowie nel 1975: racconta la storia di Thomas Jerome Newton, un alieno che cerca di trovare un modo per salvare la sua specie in via d'estinzione sulla Terra - nello spettacolo interpretato da Manuel Agnelli.

La versione italiana di “Lazarus”, scritta da Bowie insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh, vedrà la partecipazione di attori come Dario Battaglia, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, e la colonna sonora, composta dal Duca Bianco in persona, verrà eseguita da Manuel Agnelli insieme a Casadilego (XIV edizione di X Factor) e molti altri artisti - per dettagli, qui. La regia è affidata al direttore di ERT Valter Malosti, che insieme allo stesso Walsh ha coordinato la versione italiana.

Lo spettacolo è stato mostrato al mondo per la prima volta nel 2015, al Theatre Workshop di New York, con presente David Bowie; fu la sua ultima apparizione, poiché ci lasciò pochi mesi dopo. In realtà la programmazione del debutto doveva essere anticipata: "Aveva fin dal primo momento una grande urgenza. Avrei voluto rimandarlo per problemi di calendario e lui mi disse che no, avremmo dovuto farlo subito, che ci saremmo dovuti riuscire. Sapeva già di essere malato, a differenza nostra, e aveva quindi questa urgenza di portare lo spettacolo in scena. Ho ammirato davvero tanto il fatto che un uomo di 68 anni avesse così tanto fuoco dentro, una così grande ambizione artistica di fare accadere qualcosa. Per lui era davvero importante”, ha affermato Ivo Van Hove a Rolling Stone USA, nel 2021.

La prima si terrà il 22 marzo a Cesena, al Teatro Bonci, e rimarrà in cartellone fino al 26 marzo. Le altre date italiane dello show sono:

    •    Teatro Storchi, Modena - dal 29 marzo al 2 aprile

    •    Teatro Galli, Rimini - dal 5 al 7 aprile

    •    Teatro Argentina, Roma - dal 12 al 23 aprile

    •    Teatro Arena del Sole, Bologna - dal 26 al 30 aprile

    •    Teatro Mercadante, Napoli - dal 3 al 14 maggio

    •    LAC Lugano Arte e Cultura, Lugano - dal 18 al 20 maggio

    •    Piccolo Teatro Strehler, Milano - dal 23 al 28 maggio

    •    Teatro Comunale, Ferrara - dall’1 al 3 giugno

    •    Teatro Carignano, Torino - dal 6 al 18 giugno

 

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George Michael: qual è la storia dietro “Last Christmas”? https://stonemusic.it/49726/george-michael-qual-e-la-storia-dietro-last-christmas/ https://stonemusic.it/49726/george-michael-qual-e-la-storia-dietro-last-christmas/#respond Sun, 18 Dec 2022 09:00:35 +0000 https://stonemusic.it/?p=49726 Il Natale non è Natale senza Last Christmas che risuona in casa. È senza dubbio una delle canzoni…

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Il Natale non è Natale senza Last Christmas che risuona in casa. È senza dubbio una delle canzoni più ascoltate durante le feste… ma sicuri di conoscere tutta la storia dietro la canzone?

Come forse saprete, fu George Michael a scriverla nel 1984, e il racconto di Andrew Ridgeley aiuta a capire come. Quel giorno, i due erano in visita a casa dei genitori di George, pronti a trascorrere una classica giornata in famiglia: tavola imbandita, cibo a volontà, il sottofondo ignorato della TV. L’atmosfera distesa aiutò George a sgattaiolare nella sua vecchia cameretta senza essere notato.

Tornò al piano di sotto dopo circa un’ora, con l’espressione emozionata di chi ha appena scoperto una miniera d’oro. Trascinò Andrew in camera sua, una stanza dove i due avevano trascorso ore da ragazzi ad ascoltare la radio e a suonare la tastiera di George. Così, sembrò di tuffarsi nel passato quando George si sedette alla tastiera e suonò l’intro e la melodia malinconica e ammaliante di Last Christmas.

George aveva realizzato un'alchimia musicale, distillando l'essenza del Natale in musica. L'aggiunta di un testo che raccontava la storia dell'amore tradito è stato un colpo da maestro e, come spesso faceva, ha toccato i cuori.

Un momento di meraviglia che prometteva un grande classico. E infatti, pensando ai classici natalizi, questo dei Wham! è uno dei primissimi brani che saltano alla mente. La canzone, registrata nell’agosto 1984, non riuscì a raggiungere il primo posto delle classifiche in UK, occupato solidamente dal singolo Do They Know It’s Christmas?.

Questo non precluse il successo internazionale: la voce di George Michael si sparse per tutto il mondo, conquistando Germania, Giappone, Stati Uniti, Svezia e via dicendo. Il video aiutò l’accrescersi della fama: le riprese, girate per gran parte in Svizzera, mostrano il duo con le rispettive ragazze in un resort di montagna. È chiaro che la ragazza di Andrew era precedentemente in una relazione con George, e che la canzone è rivolta a lei.

Un breve flashback mostra come, il Natale precedente, la ragazza indossasse una spilla regalatagli da George. La stessa spilla, ora, è indossata da Andrew (le parole della canzone acquisiscono così un nuovo senso). Ma anche lei sembra non aver dimenticato George, tanto che i due condividono uno sguardo intenso mentre decorano l’albero di Natale.

Last Christmas è stata reinterpretata da innumerevoli artisti, come Mina, Mario Biondi, Lea Michele, Taylor Swift, Hillary Duff, Whigfield, Joe McElderry, Carly Rae Jepsen e altri. Un tributo alla canzone, ma anche a George Michael, che perse la vita proprio il giorno di Natale del 2016.

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5 copertine di dischi che possono dirsi opere d’arte https://stonemusic.it/46499/5-copertine-di-dischi-che-possono-dirsi-opere-darte/ https://stonemusic.it/46499/5-copertine-di-dischi-che-possono-dirsi-opere-darte/#respond Tue, 06 Dec 2022 10:00:49 +0000 https://stonemusic.it/?p=46499 Arte e musica vanno spesso pari passo. Siete curiosi di sapere quali grandi artisti hanno realizzato cinque celebri…

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Arte e musica vanno spesso pari passo. Siete curiosi di sapere quali grandi artisti hanno realizzato cinque celebri copertine di album?

1. Andy Wahrol per i Velvet Undergorund con THE VELVET UNDERGROUND & NICO (1967)

Partiamo con una copertina indubbiamente iconica, quella di THE VELVET UNDERGORUND & NICO. La sua grande carica espressiva è data dalla semplicità di una banana dipinta su sfondo bianco. Accanto, l'immancabile firma del suo artefice, Andy Warhol. E la MGM all'epoca si era leccata i baffi a trattare con il re della Pop Art, che attraverso gli oggetti di consumo e la serializzazione compositiva incontrava la sensibilità del mercato discografico. Così la banana è uno strumento edibile che stimola il consumo pervasivo e famelico del rock degli anni Sessanta. Le prime copie della cover prevedevano poi una linguetta sticker che, se staccata, rivelava una banana dipinta di rosa

2. Keith Haring per David Bowie con WITHOUT YOU (1983)

Due artisti si incontrano per dare origine a un bellissimo album. Da un lato Keith Haring, pittore e writer dal tocco pop & street che governa lo scenario artistico anni Ottanta. Dall'altro il Duca Bianco, già nel pieno della sua brillante carriera musicale e autore di Without You, brano a cui si ispira Haring per la sua opera.

Così nasce la cover del 45 giri WITHOUT YOU (1983). Su uno sfondo caldo e monocromatico, due omini stilizzati alla Haring si cingono in un abbraccio. L'artista incornicia il tutto tra linee radianti. Non può che derivarne un messaggio ottimista e raggiante

3. Robert Mapplethorpe per Scissor Sisters con NIGHT WORK (2010)

Guardando la copertina di NIGHT WORK (2010) vediamo il fondoschiena di un uomo cinto in stretti pantaloni che ne enfatizzano i glutei, su cui sono posate le sue mani. Si tratta del sedere del ballerino di danza classica Peter Reed, che il fotografo Robert Mapplethorpe immortala per la band rock/dance Scissor Sisters. L'immagine si addice sicuramente al tocco irriverente e pop del gruppo, così come all'arte di Mapplethorpe, che ha ritratto, per la maggior parte delle sue opere, uomini in pose sensuali.

L'artista ha indagato nella sua carriera temi quali l'omosessualità, il sadomasochismo e l'irruenza degi istinti. Tutti aspetti che ritornano nella sua fotografia dalla sensualità primitiva, proibita ed energica. Mapplethorpe ha anche lavorato sulla copertina, più sobria, di HORSES (1975) di Patti Smith.  

4. Damien Hirst per i Red Hot Chili Peppers con I'M WITH YOU (2011)

Un altro artista eclettico, simbolo dell'arte contemporanea dell'ultimo trentennio, è Damien Hirst. Il suo stile spazia dalle composizioni di animali in formaldeide a teschi incastonati di diamanti. Così, Hirst indaga i temi a lui più cari, ovvero la morte e il tempo, in maniera originale e non convenzionale.

Il sodalizio con i Red Hot Chili Peppers non è però la sua prima apparizione in campo musicale, dato che nel 2009 aveva creato per i The Hours e il loro singolo Ali In The Jungle una cover con un teschio dagli occhi a orologio.

Tuttavia, è la copertina di I'M WITH YOU (2011) dei RHCP a dargli grande visibilità tra i musicisti. Come ha sottolineato Anthony Kiedis, non c'è un'interpretazione univoca dell'opera, ma ognuno può trarne una propria lettura. La mosca sopra una pillola che sembra contenere le sue uova è enigmatica, cosi come i nostri artisti. 

Jeff Koons per Lady Gaga con ARTPOP (2013)

Concludiamo in bellezza con un album che già dal titolo esprime con forza il suo messaggio. Cosa c'è di meglio che unire la diva del pop contemporaneo al principe della Pop Art degli anni Novanta?

Lady Gaga e Jeff Koons si incontrano nello stile di ARTPOP (2013), dove la cantante, una bambola svestita, imprime la sua immagine su uno sfondo che incontra presente e passato. In questo modo, gli sfavillanti colori elettrici del pop incontrano una cornice frammentaria raffigurante la Nascita di Venere di Botticelli. La femminilità divampa in tutta la sua forza e si fa portavoce del girl power tra sensualità e musica dance. 

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