News - Stone Music https://stonemusic.it Il Portale in cui batte un vero cuore rock Thu, 21 Mar 2024 21:14:52 +0000 it-IT hourly 1 https://i1.wp.com/stonemusic.it/wp-content/uploads/2019/05/cropped-favicon-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 News - Stone Music https://stonemusic.it 32 32 178453812 Hai già preso il nuovo PROG? https://stonemusic.it/65613/hai-gia-preso-il-nuovo-prog/ https://stonemusic.it/65613/hai-gia-preso-il-nuovo-prog/#respond Thu, 21 Mar 2024 12:37:38 +0000 https://stonemusic.it/?p=65613 COSA? Non hai ancora letto il nuovo numero di PROG?! È tempo di rimediare, guarda qui il sommario e scopri cosa ti stai perdendo…

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5 FRANCESCO DI GIACOMO: Dieci anni dopo
12 COVER STORY CAPOLAVORI PROG 1974: PFM, LE ORME, AREA, PERIGEO
32 BARK PSYCHOSIS: HEX compie 30 anni
35 MACROSCREAM: Finalmente il terzo album
38 ZOPP: Oltre Canterbury
41 STEVE HACKETT: From Steve to Armando
52 UNITOPIA: La ripartenza
56 KING CRIMSON: Three of a perfect pair (1984)
64 ELLESMERE: Mondi Capovolti
67 DUNCAN MACKAY: Camel, Alan Parsons Project, Kate Bush, e altre storie
76 CARAVAN: In the land of grey and pink
80 LE ORME… AND FRIENDS: L’ultimo album?
86 STORMY SIX: Girotondo non solo musicale
94 REFUGEE: Tris d’assi
98 AGITATION FREE: Il ritorno di una leggenda
102 MANFRED MANN’S EARTH BAND: 1972-1980
108 MOONGARDEN: La seconda parte dell’intervista
 

…Ecco ciò che ti aspetta sull’ultimo numero di PROG, disponibile in edicola e online!

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Esce oggi il nuovo numero di PROG https://stonemusic.it/65616/esce-oggi-il-nuovo-numero-di-prog-2/ https://stonemusic.it/65616/esce-oggi-il-nuovo-numero-di-prog-2/#respond Wed, 20 Mar 2024 10:57:28 +0000 https://stonemusic.it/?p=65616 Oggi, a grandissima attesa, esce la tua rivista specializzata in musica progressiva preferita: il nuovo numero di PROG è qui!

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Il 4 dicembre 2014 uscì il numero 0 di «Prog Italia» con in copertina Francesco Di Giacomo, scomparso il 21 febbraio di quello stesso anno. Nel 2019 lo abbiamo ricordato con il 33 giri inedito LA PARTE MANCANTE, realizzato insieme a Paolo Sentinelli, pubblicato per l’anniversario dei cinque anni dalla morte e distribuito, solo nelle edicole, da Sprea Editori.


A febbraio «Prog Italia» non esce, essendo bimestrale, ma dovevamo salutarlo in qualche modo per l’anniversario dei dieci anni, così ho coinvolto per l’articolo a lui dedicato, che apre la rivista, alcune persone con cui Francesco ha condiviso tanto: Gianni e Vittorio Nocenzi, con cui ha vissuto la storia del Banco Media partner del Mutuo Soccorso, Antonella Caspoli, che ha amato e
sposato, persona che mi ha permesso di rendere reale LA PARTE MANCANTE, Paolo Sentinelli, pianista e compositore della musica di quel disco bellissimo (nel 2019 entrò nel lotto dei tre finalisti della Targa Tenco come miglior album dell’anno) e Andrea Satta dei Têtes de Bois, artista e in podcast su particolarmente vicino a BIG. Ho preferito lasciare spazio a loro, perché io ogni due mesi posso appuntare le mie emozioni sulla “nostra” rivista…

La coverstory di questo numero è dedicata a un poker “d’assi” musicalmente S-T-R-A-T-O-S-F-E-R-I-C-O, e la definizione, visto che c’è anche l’esplosivo CAUTION RADIATION AREA degli Area di Demetrio Stratos, è decisamente adatta... e i suoi compagni non sono da meno, anche se molto diversi per rappresentare al meglio quel magico 1974, ovvero L’ISOLA DI NIENTE (PFM), CONTRAPPUNTI (Le Orme) e GENEALOGIA (Perigeo).

Per un amico che non c’è più...
Il 26 febbraio il cuore di Ernesto Assante ha smesso di battere, quel cuore che lui ha spinto a mille in moltissime, troppe, accelerazioni. L’ho conosciuto nel 1978, quando gli ideali erano quasi tutto per entrambi: non li abbiamo mai nascosti, però senza farli diventare barriere ideologiche a prescindere. In più di 45 anni abbiamo condiviso tante vicende: belle e bellissime, brutte e anche brute... dalle radio indipendenti alle iniziative targate «la Repubblica», dal Festival di Sanremo ai concerti alternativi.

Dopo il 26 hanno parlato di te persino troppo, trasformandoti quasi in un “santino”, che per primo probabilmente avresti preso in giro. Non eri perfetto, d’altronde chi lo è? Però avevi una curiosità pazzesca e ti lanciavi, pure senza paracadute, in avventure apparentemente assurde, che avrebbero spaventato molti. Musicalmente siamo stati a volte in profondo disaccordo, ma sempre in modo ironico e gentile, impossibile per noi due usare toni troppo conflittuali... 

Giovedì 29 sono andato all’Auditorium Parco della Musica per l’ultima e laica occasione d’incontrarti, già sicuro di non riuscire a entrare. Era troppo grande l’affetto delle persone nei tuoi confronti per contenerlo nei 300 posti del Teatro Studio... però volevo esserci per darti un ultimo e affettuoso saluto “fisico”.

Ho aspettato fino alla fine, così quando le persone sono uscite io sono entrato. Ho toccato la bara con una mano, rimanendo in silenzio per qualche secondo, mentre risuonavano le note di Won’t Get Fooled Again degli Who. Non sono una persona religiosa e, come sai, credo poco agli spiriti... ma ti ho “sentito” mentre mi dicevi, come sempre e con voce gioiosa: “Compagno Bellachioma”... eri ormai l’unico a chiamarmi in questo modo. Sì, compagni di vita!

Concedetemi di dedicare questo numero di «Prog Italia» al mio amico Ernesto... Un abbraccio a tutte/tutti dal profondo del cuore

Guido Bellachioma bellak@alice.it • www.progressivamente.com

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PROG contro la guerra con i Moongarden https://stonemusic.it/65569/prog-guerra-christmas-night-2066-moongarden/ https://stonemusic.it/65569/prog-guerra-christmas-night-2066-moongarden/#respond Thu, 14 Mar 2024 17:18:32 +0000 https://stonemusic.it/?p=65569 CHRISTMAS NIGHT 2066, concept contro la guerra, è il nono album in studio dei Moongarden, che giunge a cinque anni dal precedente ALIGN MYSELF TO THE UNIVERSE.

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Il risultato è davvero eccellente a livello compositivo, esecutivo, missaggio, masterizzazione, grafica, concept della storia e testi... insomma un "discone", progressivo senza "vergogna" di chiarirlo sin dal primo approccio sonoro.

Il disco, che ha personaggi ben descritti come la madre, il figlio e il soldato, nasce per riflesso all’invasione russa dell’Ucraina. Cristiano Roversi era già a buon punto con il nuovo album dei Moongarden, ma ha sentito l’esigenza di affrontare una situazione terribile come una guerra dietro casa che rischiava, e a tutt’ora rischia, di portarci a un conflitto mondiale con tutti gli scenari apocalittici che ne deriverebbero. Che sorta di futuro si prospettava in un mondo devastato da una guerra totale? Che genere di vita sarebbe stata crescendo in un simile mondo? Nasceva così una storia, quasi un film in musica, testimonianza anche di un dramma familiare durante la fine del mondo, come capita in tutte le guerre. Che ricordo avrà il figlio del padre responsabile della fine della civiltà? Cosa resta della propaganda ideologica quando le rovine del nostro mondo sono ormai coperte da ceneri radioattive? Cosa rimane del vanto dell’avere “Dio dalla propria parte” quando l’unico credo sarà la sopravvivenza?

Dopo le terribili esperienze narrate nella sequenza Rain Of Fire, In This Forest Of Glass e Sick Tranquillity, ovvero la fine del mondo, arriva la tardiva conciliazione di Just You And Me, in cui si afferma il valore assoluto della solidarietà tra le generazioni e la definitiva presa di coscienza del protagonista, ormai convinto che il mondo debba essere ricostruito in mezzo “alle voci dei fantasmi che tutti possiamo sentire”…

…continua sull’ultimo numero di Prog!

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Attraverso la discografia di PETER GABRIEL | Prog https://stonemusic.it/65155/attraverso-la-discografia-di-peter-gabriel-prog/ https://stonemusic.it/65155/attraverso-la-discografia-di-peter-gabriel-prog/#respond Sat, 20 Jan 2024 17:35:56 +0000 https://stonemusic.it/?p=65155 Nell'ultimo numero di PROG, Marco Olivotto vi accompagnerà attraverso un magnifico viaggio alla scoperta dei capolavori di PETER GABRIEL... ed ecco un piccolo spoiler!

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peter gabriel 1977

PETER GABRIEL (1977)
Il primo album dopo l’abbandono dei Genesis viene pubblicato dalla Charisma (stessa etichetta della band) il 25 febbraio 1977. La copertina riporta solo il nome dell’artista, e inaugura una serie di quattro lavori con la stessa denominazione, talvolta identificati per mezzo di un numero progressivo o di un titolo fittizio: in questo caso, PETER GABRIEL 1 o CAR, in riferimento all’immagine di copertina. La produzione, affidata a Bob Ezrin (Alice Cooper, Lou Reed, Pink Floyd) ha luogo nell’autunno del 1976 tra Toronto e Londra ed è caratterizzata da arrangiamenti densi e talvolta pomposi. È evidente il desiderio di Gabriel di rivolgersi a una forma-canzone più semplice e diretta delle composizioni della sua vecchia band, ma sono evidenti influenze del passato, come in Moribund The Burgermeister, attraversata da echi progressive. La produzione è di indubbio valore, anche se Peter ne rimane parzialmente insoddisfatto: avrebbe desiderato un sound più scarno e diretto, in particolare su Here Comes The Flood…

peter gabriel so 1986

SO (1986)
Il 19 maggio 1986 viene pubblicato SO, che segna l’inizio di un nuovo corso nella carriera. Per la prima volta viene assegnato un titolo vero e proprio, e il cambiamento è evidente a partire dall’immagine di copertina: un ritratto che mostra il volto del cantante senza manipolazioni. Non è un dettaglio secondario, perché la foto ridefinisce l’immagine di Gabriel, che è un uomo di trentasei anni, ancora giovane ma maturo, e il ritratto, scattato con una polaroid da Trevor Key, ha un gusto vagamente rétro. Il fotografo era ben noto nella scena pop-rock, ed è autore di molte immagini rimaste iconiche (una tra tutte, TUBULAR BELLS di Mike Oldfield). La foto suggerisce la rottura della ben nota timidezza dell’artista, istrionico sul palco ma seminascosto nel privato. Lo stile musicale dell’opera, prodotta da Gabriel con Lanois sulla scia di BIRDY, si allontana da quello di PETER GABRIEL 4: è meno sperimentale e più accessibile al grande pubblico, anche se continua a mantenere elementi di ricerca e avanguardia. È difficile dire quanto ciò sia stato dettato da un’esigenza artistica piuttosto che dal desiderio di raggiungere un maggior numero di persone: di fatto, SO proietta Gabriel fuori dalla nicchia e dentro il mondo del mainstream. Vende 5.000.000 di copie nei soli Stati Uniti, guadagnando cinque dischi di platino. PETER GABRIEL 4 si era fermato a 500.000…

…Tratto dall’ultimo numero di PROG, disponibile in edicola e online!

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Esce oggi il nuovo numero di PROG! https://stonemusic.it/65141/esce-oggi-il-nuovo-numero-di-prog/ https://stonemusic.it/65141/esce-oggi-il-nuovo-numero-di-prog/#respond Fri, 19 Jan 2024 09:45:16 +0000 https://stonemusic.it/?p=65141 Scopri i contenuti dell'ultimissimo numero di PROG: Demetrio Stratos, Moongarden, Big Big Train, ma soprattutto... PETER GABRIEL!


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Introduzione

5 MOON SAFARI Dieci anni dopo

Copertina

8 COVER STORY PETER GABRIEL 1977-2023 – I/O & Other Stories

Storie e Protagonisti

34 SID SMITH: Le storie di Sid

46 KEEF HARTLEY BAND 1969-1973

Protesta attraverso il Prog

52 MOONGARDEN: Prog contro la guerra

Formati Progressivi

58 EARTHSIDE: Prog in formato panoramico

Il Segno del Comando

62 IL SEGNO DEL COMANDO: Trilogia atto finale

Suoni e Visioni

65 CARLO MASSARINI: Suoni e visioni

Big Big Changes

70 BIG BIG TRAIN: La prima volta senza David

Un Anno Speciale per Bill Bruford

76 BILL BRUFORD 1979: ONE OF A KIND

Demetrio Stratos

84 DEMETRIO STRATOS: La voce

Il Viaggio Continua con Trip/Pino Sinnone

91 TRIP/PINO SINNONE: Il viaggio continua

Quarant'anni in Televisione con French TV

94 FRENCH TV: Quarant’anni in televisione

Intervista a Neal Morse

98 NEAL MORSE: Intervista

Closure in Moscow: Il Disco Inferno

101 CLOSURE IN MOSCOW Disco inferno

Per concludere

110 MARCO MACHERA: A caccia di sogni

 

Acquista l'ultimo numero di PROG, disponibile in edicola e online!

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Pronti per il primo numero di PROG del 2024? https://stonemusic.it/65110/primo-numero-di-prog-2024/ https://stonemusic.it/65110/primo-numero-di-prog-2024/#respond Tue, 16 Jan 2024 17:23:08 +0000 https://stonemusic.it/?p=65110 Ecco un anticipo della lettera editoriale del direttore di PROG: il nuovo numero da questo venerdì disponibile e online! ...«Prog Italia» è una zona libera da IA e intende rimanerlo :-)

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“Intelligenza artificiale? Sì, no, forse? Soprattutto come e con quali regole? NO IA MAGAZINE chiarisce la posizione di «Prog Italia», contro ciò che permette a chiunque di produrre illustrazioni senza aver mai disegnato in vita sua, ovviamente appoggiandosi all’immenso database, che cresce a un ritmo vertiginoso, nutrito con qualsiasi “cosa”... naturalmente fregandosene dei diritti del materiale di partenza. Nessuno può/vuole fermare il futuro, ma sulla nostra rivista non saranno MAI utilizzate illustrazioni così create.

Dietro alle nostre ci sarà sempre qualcuno che potremo chiamare per nome, partendo dai disegnatori che ci donano la loro arte, quindi Giuliano (Piccininno), Giampiero (Wallnofer), Lorenza (Ricci), Fabrizio (Pasini), Pietro (Scuderi). Questo vale anche per la musica, le copertine, le foto ecc...

«Prog Italia» è una zona libera da IA e intende rimanerlo 🙂

Ovviamente il problema è più grande e anche sui social media le discussioni sono accese. Come esempio riporto alcune riflessioni su Facebook di Claudio Lodi, disegnatore, insegnante, operatore in campo informatico. Le sue parole sono al tempo stesso ironiche e preoccupate: “Con l’inizio del 2024 vi faccio notare che pubblicare le immagini ‘carine’ della vostra trasformazione in pirata, vichingo, soldato romano, imperatore significa dare in pasto i vostri dati e il vostro volto a una società, che li inserirà in un gigantesco database con cui farà molti soldi alla ‘faccia vostra’, ma voi sarete comunque soddisfatte/i dal vestire i panni di un imperatore o di un vichingo!!!”.

Claudio prosegue, partendo dalla causa che il «New York Times» ha avviato contro OpenAI, casa madre di ChatGPT, accusata di utilizzare gli articoli del NYT per addestrare il suo chatbot: “Interessante ciò che sta uscendo negli USA su OpenAI e altre AI come DALL-E, Firefly ecc. Nelle chat pubblicate e nei vari link citati, che sono la base della denuncia, i programmatori di Midjourney chiedevano ai loro utenti i nomi di chi inserire nel database, così da replicarne lo stile. Le risposte di chatGPT (versione a pagamento) erano prese per intero dagli articoli del «NYT» e altre testate giornalistiche”...

…Buon ascolto.
Guido Bellachioma
bellak@alice.it
www.progressivamente.com

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Oggi esce il nuovo numero di PROG! https://stonemusic.it/64693/oggi-esce-il-nuovo-numero-di-prog/ https://stonemusic.it/64693/oggi-esce-il-nuovo-numero-di-prog/#respond Fri, 17 Nov 2023 13:00:08 +0000 https://stonemusic.it/?p=64693 Scopri il sommario della rivista più amata dai veri intenditori di PROG ROCK, da oggi disponibile in edicola e online!

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5. DIVAE PROJECT: Riflessioni progressive

8. COVER STORY | EMERSON LAKE & PALMER 1973-2023: 50 anni di BRAIN SALAD SURGERY

32. ATOMIC ROOSTER: La morte ti cammina alle spalle

42. PINK FLOYD 1965-1973: Live concert book

52. FAR CORNER: Chamber rock e altre storie

58. ROBERT FRIPP & DAVID SYLVIAN: The first day (1993)

67. IRENE BUSELLI: On the border

72. YES: Inside 90125

prog 51, nuovo numero prog

83. LA BOCCA DELLA VERITÀ: (Un)Connected

86. FLEA: Quante storie in un disco

92. OZRIC TENTACLES: Uno strano universo

95. ANCIENT EVIL: Il nuovo album

98. MARCO LEODORI: Un disco dopo 40 anni!

100. TROVER RABIN: Un nuovo esordio?

104. THE DEAR HUNER: Migrant Returned

106. FRANCESCO DESMAELE: Music photo gallery

 

Acquista l’ultimo numero di PROG, disponibile in edicola e online!

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Un assaggio del prossimo numero di PROG https://stonemusic.it/64661/prossimo-numero-di-prog/ https://stonemusic.it/64661/prossimo-numero-di-prog/#respond Mon, 13 Nov 2023 18:49:40 +0000 https://stonemusic.it/?p=64661 "Questo è l'ultimo numero targato 2023", così inizia la lettera editoriale del prossimo numero di PROG, in edicola da questo venerdì!

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Questo è l’ultimo numero targato 2023, però come al solito mi coglie quasi di sorpresa. Penso al lungo cammino percorso e, soprattutto, provo a “buttare” l’occhio a quello da fare, ragionando sul futuro di «Prog Italia». Ogni momento di questa storia è importante, però due sono particolarmente emblematici: venerdì 5 dicembre 2014 e lunedì 15 giugno 2015, ovvero le uscite in edicola del numero zero (speciale del rock italiano anni Settanta) e del numero uno. Ammetto, come detto altre volte, che mai avrei immaginato di scrivere queste mie riflessioni sul numero 51 di «Prog Italia».

Qui di seguito gli anni da quando la rivista è in circolazione, lasciando da parte il 2014. Leggendoli in questo modo fanno una certa impressione: 2015-2016-2017-2018-20192020-2021-2022-2023!!! Niente male per una rivista “strana” come «Prog Italia». L’ormai imminente 2024 sarà particolarmente importante perché ci vedrà molto attivi sul territorio, tra concerti, festival, radio, dischi, seminari e iniziative varie allo studio.

Il problema più importante da risolvere sarà arginare la frana dei circuiti edicolari e distributivi, di cui da sempre cerco di analizzare le dinamiche. Purtroppo negli ultimi anni va sempre peggio e persino io, che ho sempre supportato le edicole, mi trovo costretto a consigliare l’abbonamento per evitare a tanti lettori molteplici e a volte inutili giri per trovarci... questa cosa succede sia nelle città che nei paesi. Naturalmente le edicole e i distributori che funzionano saranno da premiare, visto lo sforzo che fanno per rimanere in vita e supportare riviste come la nostra. Cercherò ancora di più di segnalare e pubblicizzare gli indirizzi di quelle in cui si troverà la rivista.

A volte sembrava che evocassi un fantasma inesistente ma l’unico problema che mi ha sempre messo paura per la chiusura della rivista è la reperibilità, nonostante il nostro editore sia uno dei più attenti alla distribuzione.

Questo numero è dedicato a Francesco Desmaele, uno dei migliori fotografi internazionali e mio grande amico, scomparso a metà settembre. Nelle otto pagine finali lui racconta cosa significhi realizzare immagini durante i concerti, in particolare dei musicisti dietro la batteria, penalizzati dalle luci di qualsiasi palco... non a caso Francesco veniva definito il “fotografo dei batteristi”. Ci sono foto di Hugh Banton dei VdGG, Mike Portnoy, Robben Ford, Guthrie Govan, Pat Mastelotto, Simon Phillips, Thomas Lang, Stewart Copeland, Joe Satriani, Paul Gilbert, Steve Lukather, Kenny Wayne Sheperd, Tommy Emmanuel, Simon Wright (AC/DC, Dio), Aquiles Priester (Tony MacAlpine, Angra). Caro Francesco, continuerai a vivere su «Prog Italia» con le tue splendide immagini.

Come al solito c’è tanta “roba”, poi ovviamente ognuno troverà artisti con cui è più in sintonia mentre di altri avrebbe fatto a meno, d’altronde lo spettro della “nostra musica” è davvero vasto e a me piace analizzarlo senza preconcetti... Tutta la gente di «Prog Italia» augura “buon compleanno”, anche se in ritardo, a Lino Vairetti (Napoli, 26 ottobre 1949), anima degli Osanna e mio/nostro grande amico, ancora con la voglia di vivere l’arte a 360 gradi. Solo 74 anni? Sei ancora un “pischello”...

Come sempre la musica degli artisti presenti in questo numero la potete trovare sul mio canale Spotify. Buon ascolto.

Guido Bellachioma bellak@alice.it • www.progressivamente.com

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L’album omonimo dei NEW TROLLS https://stonemusic.it/64289/new-trolls-3/ https://stonemusic.it/64289/new-trolls-3/#respond Fri, 29 Sep 2023 11:08:37 +0000 https://stonemusic.it/?p=64289 Perchè, tra tutti gli album dei NEW TROLLS, questo omonimo, anche noto come “la barchetta” per il disegno in copertina, è considerato il più controverso?

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L’album omonimo dei NEW TROLLS è considerato non solo dai fan ma anche da alcuni dei componenti storici della band come il disco che sancisce una svolta commerciale che in ALDEBARAN era solo accennata, e che qui trasforma il gruppo in un sostanziale clone dei Bee Gees degli anni di Saturday Night Fever. Ma è proprio così?

In realtà, un ascolto dopo tanti anni delle otto canzoni, privo dei pregiudizi dell’epoca, consente di rivalutare in parte un disco tecnicamente ineccepibile, a partire dalla registrazione effettuata a Modena allo Studio Umbi dell’ex bassista dei Nomadi Umberto Maggi e dal mixaggio realizzato a Roma allo Studio Quattro 1 di Claudio Mattone. Certamente non è la loro opera migliore, ma è comunque una raccolta di brani in cui qui e là emergono il guizzo creativo, le abilità strumentali e la fantasia negli arrangiamenti tipici dei New Trolls. È vero che in qualche canzone il richiamo ai fratelli Gibb è evidente, e Che idea, pubblicata su 45 giri, ricorda molto per usare un eufemismo Too Much Heaven, pubblicata poco prima dai Bee Gees, così come le sonorità di Fuoco sono smaccatamente Disco. Ma, se mai qualcuno volesse accusare i New Trolls di plagio, forse il discorso riguarderebbe di più l’Equipe 84. Non ci credete?

Andate a prendere l’album del gruppo di Vandelli SACRIFICIO, pubblicato nel 1974, ascoltate la canzone Un cavallo un amore a partire da 1’40’’, poi di seguito ascoltate l’introduzione musicale di Domenica di Napoli: l’arpeggio di chitarra acustica è completamente identico! Ma in realtà, una spiegazione c’è: il brano dell’Equipe 84 è firmato in SIAE per la musica da Arturo Belloni, che è il vero nome di Ricky, evidentemente autore dell’intro di Domenica di Napoli. Questo brano, che vede fra l’altro la partecipazione al testo di Lucio Dalla, è una delle cose migliori dell’Lp, con cambi di ritmo e richiami che accompagnano una descrizione di vari personaggi forse un po’ troppo stereotipati della città partenopea; insieme a questo brano, svettano OK (fiamme sul Pacifico), suite musicalmente figlia di Le roi Soleil, e Dancing ma con un testo in italiano in cui con ironia i sei si fanno beffe della retorica bellica di certi film americani lanciando in definitiva con leggerezza un messaggio pacifista, e la conclusiva Accendi la tua luce, un soul con un gran lavoro di Vittorio De Scalzi all’armonica a bocca e con Claudio Mattone ospite al pianoforte, che se fosse cantato in inglese potrebbe essere degnamente accostato al miglior repertorio di Stevie Wonder. Quanto ai restanti Immaginare, In paradiso e Volo, sono onesti brani pop che nulla aggiungono e nulla tolgono alla storia dei New Trolls.

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Intervista a Martin Lopez dei SOEN, lezioni di Prog Metal | CLASSIC ROCK https://stonemusic.it/64051/intervista-a-martin-lopez-dei-soen-lezioni-di-prog-metal-classic-rock/ https://stonemusic.it/64051/intervista-a-martin-lopez-dei-soen-lezioni-di-prog-metal-classic-rock/#respond Sat, 02 Sep 2023 13:52:55 +0000 https://stonemusic.it/?p=64051 Al sesto album, gli svedesi SOEN, capitanati da Martin Lopez, sono ormai una solida certezza e un punto di riferimento per le nuove generazioni di PROG METAL.

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di Lorenzo Becciani

Quando ha fondato il suo nuovo progetto, probabilmente nemmeno Martin Lopez avrebbe immaginato a un riscontro in termini di critica e vendite così importante. Le ottime recensioni ricevute da COGNITIVE e TELLURIAN però non erano sufficienti e infatti è stato a partire dal terzo lavoro, LYKAIA, che i Soen hanno cominciato a imporsi come una vera band, rendendo il loro sound meno derivativo e più riconoscibile. Poi sono usciti LOTUS e IMPERIAL, che hanno irrobustito la loro discografia e allargato lo spettro di pubblico di riferimento. E ora, con l’ambizioso MEMORIAL e la collaborazione con Elisa, hanno l’occasione di crescere ancora. A svelarci i dettagli della sesta fatica di studio è proprio il batterista, uscito nel 2006 dagli Opeth.

Come hai scelto il titolo?

Non ha un’accezione negativa. La connessione tra gli esseri umani è sempre più complessa ed è bene ricordarci che abbiamo ancora qualche amico in questo mondo che va a rotoli.

Questo è un aspetto molto interessante, anche perché il music business non è semplice. Ti sei fatto dei veri amici nell’ambiente?

Ho cercato di legare con tutti i musicisti con cui sono stato in tour, ma i veri amici sono gli altri membri della band. Con loro ho condiviso obiettivi e sogni. Abbiamo iniziato giovani e senza figli, mentre adesso abbiamo tutti famiglia. Il legame all’interno di una band deve essere forte, a meno che un musicista pensi solo ai soldi, ma in quel caso sarebbe miserabile.

Ritieni che il nuovo materiale sia più complesso tecnicamente?
Per certi versi, le canzoni sono più essenziali. A un certo livello è importante saper togliere ciò che è superfluo. Dopo TELLURIAN abbiamo cercato di essere più diretti, non ponendoci limiti in termini di partiture o durata. Nel disco trovi ritmiche intricate, ma pure singoli dalle marcate linee melodiche, come Memorial e Hollowed, e una ballata psichedelica, se vogliamo un po’ alla Pink Floyd, come Vitals. Volevamo che l’album suonasse heavy e ricco di groove, ma allo stesso tempo che si percepisse il tocco umano.

Un’altra traccia incredibile è Fortress. Hai un posto speciale dove ami rifugiarti per riflettere?

Quando sono a casa mi sveglio presto, esco e cerco di isolarmi e pensare. In tour non sono certo un tipo da party, quindi appena finito il concerto torno in albergo e mi riposo, oppure scrivo qualcosa. Prima con gli Opeth e poi con i Soen ho accumulato confidenza nel lavoro. Per chi fa musica pop è diverso, perché devi sempre cercare il singolo di successo e magari l’occasione passa una volta soltanto

…continua sull’ultimo numero di Classic Rock! Che aspetti a correre in edicola? Acquista la tua copia subito, o sul nostro store online!

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ARBEIT MACHT FREI degli AREA | Album Review https://stonemusic.it/63929/arbeit-macht-frei-degli-area-album-review/ https://stonemusic.it/63929/arbeit-macht-frei-degli-area-album-review/#respond Fri, 18 Aug 2023 13:11:49 +0000 https://stonemusic.it/?p=63929 Sono 100 gli album che abbiamo approfondito e recensito nell’ultimo numero di PROG. Ecco cosa pensiamo di ARBEIT MACHT FREI degli AREA…

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Di Renato Scuffietti (FGTR/Radio Popolare)

ARBEIT MACHT FREI

AREA - 1973

In copertina una strana marionetta e quelle parole, “il lavoro rende liberi”, che riprendono l’insegna dei cancelli dei campi di concentramento, la feroce ironia che “accoglieva” i perseguitati dai nazifascisti. Nel 1973 ARBEIT MACHT FREI non ce l’aspettavamo: un misto di rock, jazz, elettronica, con influenze mediterranee... un suono duro, spigoloso, senza sconti, qua e là spezzoni di melodie esibite con rabbia, la stessa rabbia che ti faceva alzare il pugno in piazza. Era questo il primo disco per gli Area e l’esordio per la Cramps, etichetta indipendente nata dalla geniale intuizione di Gianni Sassi. I Palestinesi  come gli Ebrei, due popoli perseguitati. Le parole di pace di una ragazza palestinese “Lascia la rabbia / Lascia il dolore / [...] / Lascia le armi e vieni a vivere con la pace” in netto contrasto con la rabbia di un ragazzo palestinese “Giocare col mondo facendolo a pezzi - bambini che il sole ha ridotto già vecchi”. Luglio Agosto Settembre (nero) è la risposta politica ai Led Zeppelin e alla loro Whole Lotta Love.

 

La struttura melodica ricorda il brano di cinque anni prima: c’è una forte melodia, la canzone viene interrotta da un minuto di esercizio cacofonico quasi rumorista, per poi riprendere la trama con la (re)introduzione della voce di Demetrio Stratos.

 

L’opposizione e il contrasto con la band  inglese appaiono tutti nell’ultimo brano, L’abbattimento dello Zeppelin, dove il gruppo viene identificato come esempio della trasformazione della musica rock in strumento di controllo e come tale abbattuto. Si tratta di brano a struttura libera che è in netto contrasto con le composizioni mainstream che all’epoca imperversavano. “Dicono tutti che è colpa mia / Viaggiava nel cielo gonfiato dal vento / Sembrava ubriaco di un grande potere”. Di quella musica avevamo e abbiamo bisogno. Ora sappiamo tutto su Demetrio, Patrizio Fariselli, Paolo Tofani, Giulio Capiozzo, Eddie Busnello e Patrick Djivas. Il gruppo non ha lasciato eredi e ancora oggi il progetto rimane unico per musica, innovazione e impegno. ARBEIT MATCHT FREI è il primo capolavoro degli Area.

...Questo e molto altro sull’ultimo numero di Prog n.49! In edicola e online.

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Esce oggi il secondo numero di PROG GLORIE https://stonemusic.it/63786/esce-oggi-il-secondo-numero-di-prog-glorie/ https://stonemusic.it/63786/esce-oggi-il-secondo-numero-di-prog-glorie/#respond Tue, 01 Aug 2023 12:50:23 +0000 https://stonemusic.it/?p=63786 Trovi in edicola e online sul sito di sprea.it il nuovo numero di PROG GLORIE dedicato al PROG INGLESE! Scopri i contenuti qui…

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6. Pink Floyd
14. YES
22. King Crimson
32. Genesis
44. Jethro Tull
52. Camel
60. Porcupine Tree
70. Gentle Giant
84. Moody Blues
92. Procol Harum
100. Marillion
108. New prog anni 80

…tutto questo nel secondo numero di Prog Glorie, dal oggi in edicola e online!

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Il regno oscuro dei King Crimson | PROG GLORIE https://stonemusic.it/63781/king-crimson-prog-glorie/ https://stonemusic.it/63781/king-crimson-prog-glorie/#comments Mon, 31 Jul 2023 16:52:11 +0000 https://stonemusic.it/?p=63781 In piena esplosione psichedelica quattro musicisti e un poeta decisero di tentare un’impresa disperata: fare rock sperimentale e diventare la migliore band del mondo… erano i King Crimson.

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di Maurizio Maus Principato

Un’aura di profonda ammirazione, timoroso rispetto e devota reverenza ha circondato i King Crimson di Robert Fripp sin dal loro debutto, l’album “In The Court Of The Crimson King”, uscito il 10 ottobre 1969. I King Crimson: o li si ama o li si odia, non ci sono mezzi termini, è così da 44 anni. La loro influenza è stata profonda e classificarli come un gruppo progressive è riduttivo. Ma chi, o meglio, cosa sono i King Crimson? Lo abbiamo chiesto a Fripp, straordinario chitarrista e cofondatore della band, che nel corso del tempo ne è diventato il leader maximo. «Non esiste un’unica risposta ma ci sono diversi approcci alla questione. Possiamo analizzare l’oggetto ‘King Crimson’ in uno dei seguenti modi: degli individui che operano in uno o più gruppi; uno o più gruppi di individui che cooperano; una società inserita in un microcosmo; una struttura commerciale, destinata cioè a produrre reddito; un luogo dove si incontrano il possibile e l’impossibile o lo spirito e la materia; una scuola di apprendimento empirico, basata sull’esperienza e sulla pratica; un repertorio musicale; un modo di fare le cose. King Crimson non è solo la musica, inafferrabile eppure riconoscibile, dei King Crimson. Questa ‘creatura’ è vissuta abbastanza per superare ogni aspettativa iniziale».


Per chi crede nel motto ‘la libertà è dentro la struttura’, le indicazioni di Fripp saranno sicuramente utili: lui decide come muoversi, il potenziale ascoltatore agirà di conseguenza e, alla domanda “Chi o cosa sono in King Crimson?”, non potrà che rispondere: un enigma.

The best

«Quando iniziammo avevamo un solo obiettivo: essere il migliore gruppo del mondo e diventare una leggenda» ha dichiarato Robert Fripp, aggiungendo: «Greg Lake, Ian McDonald, Michael Giles e io intendevamo raggiungere un apice creativo, pertanto la parola ‘migliore’ è da intendersi in questo senso. Nella cultura popolare, invece, ‘migliore’ è sinonimo di ‘successo’, a sua volta sinonimo di grossi guadagni. Però quando ci sono grossi guadagni la creatività si dissolve».

Schizoid show

9 aprile 1969. Allo Speakeasy (Margaret Street n. 48, nei pressi di Oxford Circus, Londra) salì sul palco una nuova band, i King Crimson. Tra il pubblico c’erano parecchi musicisti, tra cui Ginger Baker (Cream), i Moody Blues, i Manfred Mann e gli Yes. Il batterista di questi ultimi, Bill Bruford, stava mangiando un sandwich innaffiato da whisky e cola. All’improvviso il silenzio scese nel locale e Bruford smise istintivamente di masticare. Le cameriere interruppero il servizio. I musicisti sul palco, ognuno al proprio strumento, erano immobili, con lo sguardo in un punto lontano ma indefinito: per un lungo, interminabile minuto nessun di loro produsse i soliti ‘rumori di assestamento’ che precedono uno show: il batterista che scalcia alla grancassa, il chitarrista che accenna un fraseggio velocissimo per far capire quanto è bravo, il cantante che dice qualche parola al microfono per verificare che sia acceso. Di colpo partì “21st Century Schizoid Man” e il pubblico fu letteralmente spalmato sulle pareti dello Speakeasy. Un testo crudo e allucinato scritto dal poeta Pete Sinfield e cantato da Greg Lake tratteggiava l’avvento di un nuovo oscurantismo. Nel tema portante del brano, la musica era una violenta celebrazione del suono distorto, metafora di una condizione di umana sofferenza. La sezione centrale del pezzo, denominata “Mirrors”, si apriva con un frenetico space-rock in 6/8 arricchito da cadenze jazz.

Le dissonanze del sax di Ian McDonald e i fraseggi iper-cinetici della chitarra di Robert Fripp si muovevano sulle fluide linee di basso di Greg Lake e sul frenetico drumming sincopato di Michael Giles. Poi il brano tornava su parti cantate per concludersi nel frastuono assoluto, trascinando il pubblico nel caos che evocava la condizione di totale disfacimento cerebrale e psichico dell’uomo schizoide del 21esimo secolo.

…continua nel secondo numero di Prog Glorie, dal 4 agosto in edicola e online!

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Quattro anni di YES | PROG GLORIE https://stonemusic.it/63724/quattro-anni-di-yes-prog-glorie/ https://stonemusic.it/63724/quattro-anni-di-yes-prog-glorie/#respond Tue, 25 Jul 2023 12:10:18 +0000 https://stonemusic.it/?p=63724 Il racconto dei primi quattro, straordinari anni di vita degli YES, il gruppo che mostrò al mondo il magnifico volto del progressive rock. Direttamente dal prossimo numero di Prog Glorie, in edicola dal primo agosto!

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Testo di Maurizio Maus Principato

Prendete Jon, un cantante di umili origini dalla voce vellutata e con un carattere al limite del bipolare: mite e dispotico, pragmatico e sognatore, figlio dei fiori e stratega. Prendete Chris, un bassista cresciuto ascoltando jazz, beat e musica sinfonica europea ma educato al bel canto nel coro di un’antica chiesa anglicana. Prendete il timido Peter, destinato originariamente a fare il guardiano allo zoo e che, in seguito, affascinato da rockabilly, british folk e cool jazz, decide di diventare chitarrista e compra una bella chitarra elettrica Gretsch perché George Harrison ne ha una uguale. Prendete Tony, che desiderava diventare un pianista classico ma, una volta scoperti Count Basie e Duke Ellington, si converte al jazz e, dopo aver studiato ‘arrangiamento’ con un corso per corrispondenza, manda a quel paese il jazz e abbraccia il rock’n’roll. Prendete infine il batterista Bill, un tipo cool ma capace di scoppi d’ira improvvisa, insofferente alla moda hippy e il cui background si basa sulla visione della serie TV Jazz 625, che durante l’adolescenza gli aveva fatto conoscere e amare il drumming articolato e fantasioso di Max Roach e Art Blakey. Prendete questi cinque tizi, immaginateli a Londra nel 1968 mentre formano una nuova band. Potrebbe venirne fuori qualcosa di buono? La risposta è: Yes.

I favolosi anni Sessanta

La British Invasion eccitò il mondo con un’ondata di musica inedita. Gli americani avevano inventato il rock’n’roll con Ike Turner, Elvis Presley, Buddy Holly ed Eddie Cochran? Gli inglesi metabolizzarono la lezione e risposero con Beatles, Rolling Stones, Kinks, Small Faces, Animals, Who. Superata la sbornia pop, in Inghilterra le cose andarono avanti e, cogliendo l’invito ad allargare la coscienza che arrivava dalla West Coast statunitense (grazie a Beach Boys e a Grateful Dead, Love, Jefferson Airplane, The 13th Floor Elevators), sul finire degli anni Sessanta nacquero nuovi linguaggi musicali. Forti di una tradizione che affondava le proprie radici nella musica rinascimentale e romantica, numerose band britanniche inaugurarono la strada del progressive (o prog) rock. Un gruppo destinato a incarnare la miglior essenza del genere scelse di chiamarsi ‘Yes’ (ricordate i cinque tizi di cui parlavamo prima?), un nome semplice e memorabile.

Make music, not love

Quando si parla di gruppi rock, a volte musica e biografia coincidono. Basti pensare al tormento artistico ed esistenziale dei King Crimson, alle trasgressioni dei Rolling Stones (ricordate il Making of di “Exile on Main St.” nel numero 7 di Classic Rock Lifestyle?) o alla brutale voglia di rock’n’roll degli AC/DC raccontata qualche pagina fa (e anche nel n° 1 di Classic Rock Lifestyle). In altri casi, invece, un’apparente armonia può nascondere tensioni enormi.

È ciò che accadde agli Yes, che per molti rappresentarono l’essenza del messaggio hippie ‘peace and love’ applicato al progressive. «‘Pace e amore’ negli Yes? Se ti fermi a un’analisi superficiale, forse puoi credere a questa favoletta. Ma la verità è un’altra» ha detto il caustico batterista William Scott “Bill” Bruford, motore ritmico della band per quattro intensi anni, «C’era un notevole carico di aggressività che sapevamo tradurre in brani di forte impatto. Pretendevamo il massimo da noi stessi e dal gruppo e avevamo manie di perfezionismo, ma le relazioni interpersonali non erano buone. A questo si aggiungeva un aspetto grave: l’incapacità dei manager che gestivano le finanze della band. Se le cose fossero andate diversamente, l’evoluzione degli Yes non si sarebbe fermata nel 1972». Quando la band nacque, le ambizioni erano grandi e gli obiettivi, per un certo periodo, furono raggiunti...

...Questo e molto altro su Prog Glorie n.2! Dal primo agosto in edicola e online.

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PROG è in edicola! https://stonemusic.it/63675/prog-e-in-edicola/ https://stonemusic.it/63675/prog-e-in-edicola/#respond Thu, 20 Jul 2023 08:18:25 +0000 https://stonemusic.it/?p=63675 Scopri i contenuti di PROG n.49, da oggi disponibile in edicola e online sul sito di Sprea.it!

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6. SEVEN IMPALE - Un accecante chiaroscuro
12. ANDREW POWELL - Musica senza confini
22. STEFANO PANUNZI - Il mare dentro
24. LA MASCHERA DI CERA - Vent’anni dopo
28. IL CERCHIO D’ORO - Il mondo di Pangea
30. DIVAE PROJECT - Prog will never die
34. YOU WIN AGAIN GRAVITY - Free as a Bird
37. HMLTD - Emozioni condivise
40. UN GUSTO SUPERIORE - Viaggio nel cantautorato progressive
44. MARILLION WEEKEND - Emozioni condivise
52. SPECIALE ALBUM 1973 - 100 recensioni
105. HATFIELD AND THE NORTH 1 - L’anima è del 1973
106. DALLA A ALLA Z - 350 album targati 1973
108. CARMINE CAPASSO - La magia della prima volta
110. INTERSPHERE - Wanderer

 

Leggi il nuovo numero di Prog, da oggi in edicola e online!

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Il nuovo numero di Prog dedicato a Francesco Coniglio | PROG n.49 https://stonemusic.it/63671/francesco-coniglio-prog/ https://stonemusic.it/63671/francesco-coniglio-prog/#respond Wed, 19 Jul 2023 16:13:30 +0000 https://stonemusic.it/?p=63671 Nella lettera editoriale, Guido Bellachioma ricorda affettuosamente quando Francesco Coniglio ha fatto il suo nome per la gestione della rivista: “È colpa sua se io ogni due mesi sono qui a rompervi le scatole”!

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Mio “fratello”, anche se non di sangue, è ricoverato in ospedale. Questo è il primo numero di «Prog Italia» che realizzo senza potergli raccontare altre storie infarcite di vita e di musica, quelle che ci legano così profondamente. Il suo nome è Francesco Coniglio, artista dell’editoria, persino eccessivo nella voglia di “testimoniare” con la carta, trasformando un mondo di pensieri, idee ed emozioni in libri, giornali, fumetti ecc. È colpa sua se io ogni due mesi sono qui a rompervi le scatole.

Perché? Lui ha indicato all’editore Luca Sprea il mio nome per realizzare «Prog Italia»... altrimenti tutto sarebbe stato diverso. Sicuramente la rivista sarebbe nata ugualmente, ma, altrettanto sicuramente, senza di me! A questo punto qualcuno potrebbe dire: MEGLIO! Ma io amo pensare che la maggior parte della gente di «Prog Italia» la pensi diversamente.


Sì, è tutta colpa di Francesco, della sua passione per la non omologazione culturale se oggi scrivo questo editoriale atipico, condividendo con voi la mia emozione. Ho sempre parlato di “nostra” rivista per la capacità di connetterci. Senza un’anima collettiva non si rimane in edicola per più di otto anni, specialmente con una pubblicazione “strana” come questa.

Basta con le riviste!

Il numero zero di «Prog Italia» nasce nell’estate 2014 in modo “quasi” spontaneo, e per me totalmente inaspettato, visto che avevo deciso di abbandonare il giornalismo. In realtà ho sempre un po’ “odiato” i giornalisti musicali: a volte mi sembra che neanche ascoltino i dischi di cui dovranno scrivere. “Drin, drin”. Squilla il cellulare. Una voce dice: “Ciao Guido, sono Francesco Coniglio, mi ha dato il tuo numero il mio amico Claudio Rocchi. Vorrei che tu realizzassi uno speciale sul rock italiano degli anni Settanta”. Io rispondo: “Sei matto? Ormai ho smesso. Non ti sento da qualche anno e mi chiami in agosto per fare una rivista prog. Non hai acceso il condizionatore e il caldo ti ha dato in testa!”. Lui si mette a ridere e mi convince a vederci alle 15 davanti alla Stazione Ostiense (Roma). Arrivo nel piazzale deserto... ovviamente deserto per la temperatura terrificante. È la dimensione ideale per discutere di un argomento leggero come prog ed editoria! Giusto un caffè (bollente!) mentre parliamo di musica.

Ancora con l’aroma in bocca, Francesco, che conosco da quando i capelli di entrambi erano notevolmente più scuri, mi dice, tra l’ironico e il minaccioso: “Dai facciamolo uscire prima di Natale”. Io lo guardo dubbioso, faccio il “duro”, mentre rispondo: “Natale è ieri!”, anche se ho già deciso di accettare la provocazione. Francesco sa bene come tentarmi. D’altronde con la sigla Progressivamente gioco dal 1993 a mandare in giro suoni “progressivi” in varie forme... e al cuore non si comanda. Lui fuma una sigaretta dietro l’altra, mentre, seduti su una rovente panchina di ferro lungo i binari di una linea ferroviaria in disuso, discutiamo su come potremmo strutturare il progetto. Nonostante l’afa, che smorza la forza delle nostre voci, in poco tempo lo speciale si materializza davanti ai nostri occhi, pur cambiando 200 volte. Reale ma purtroppo virtuale, nel senso che tutto quello di cui discutiamo si dovrà realizzare in pochissimo tempo. È l’inizio di un lungo viaggio, che «Prog Italia» in 49 numeri ha tentato di rappresentare in molti modi, perché la storia da raccontare è quasi infinita. Ogni numero della rivista è perfettibile, però immancabilmente onesto come questa musica senza confini, tenuta in vita da chi non intendere cedere al mainstream culturale.

Grazie Francesco per avermi ricordato che la musica è una parte importante della mia vita... se tu non mi avessi convinto a cambiare idea non sarei qui a scrivere queste poche parole sulla NOSTRA rivista.

Un abbraccio fraterno. Ti aspetto... torna presto a brontolare tra noi.

P.S. Questa volta «Prog Italia» è dedicato a Francesco Coniglio.

Come sempre la musica degli artisti presenti in questo numero la potete trovare sul mio canale Spotify.

Buon ascolto.

Guido Bellachioma

 

Leggi il nuovo numero di Prog, da domani in edicola e online!

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Marillion Weekend | PROG n.49 https://stonemusic.it/63627/marillion-weekend-prog-n-49/ https://stonemusic.it/63627/marillion-weekend-prog-n-49/#respond Fri, 14 Jul 2023 16:57:52 +0000 https://stonemusic.it/?p=63627 I due concerti del primo Marillion Weekend italiano della storia sono andati in scena a Padova il 28 e 29 aprile 2023, e non è facile raccontarli.

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Due distinti spettacoli di qualità elevata, una proposta musicale radicata nella tradizione ma non invecchiata, il basso costo dei biglietti rispetto alla media, l’internazionalità del pubblico, il rapporto tra i fan: sono gli elementi che emergono dagli appunti di un diario di viaggio lungo due giorni. Li riordino in un hotel di Valencia, in attesa di un altro spettacolo. Appropriato, forse: Happiness is the Road?

Il 28 aprile è un venerdì. Preparo fotocamera, obiettivi e valigia pensando al passato, perché oggi mio padre avrebbe compiuto ottantaquattro anni; mia nonna, invece, manca da quindici. Forse è un segno: trascorrerò due giorni al seguito di una band storica, il cui primo album ha quarant’anni. Da allora non ha mai cambiato formazione, fatta eccezione per la sostituzione di Fish con H, ovvero Steve Hogarth, nel 1989. Mi chiedo se il Marillion Weekend, svoltosi per la prima volta a Brean Sands nel 2002, non sia un’operazione nostalgica. La band, come da tradizione, suonerà per due serate di fila e non si possono acquistare biglietti singoli: il pacchetto è uno, i concerti due, diversi tra loro. Se qualcuno non partecipa, il problema è suo.

A mezzogiorno entro in autostrada. Ho deciso di non stare in città e ho prenotato una stanza tranquilla poco fuori Padova. Mi rilasso per mezz’ora, arrivando davanti al Gran Teatro Geox alle 17. In biglietteria c’è imbarazzo: il modem ha smesso di funzionare e non si può fare alcuna operazione. Per fortuna, gli accrediti sono stati stampati, ma c’è un problema: nella lista PRESS non si trova il mio nome. Senza parere, sbircio da sopra il banco. Eccomi, sono finito nella lista MARILLION degli accrediti del gruppo. Un paio di settimane prima ho intervistato Steve Rothery, che mi ha poi messo in contatto con Lucy Jordache, manager della band, e il mio nome si è spostato. La ragazza dietro il banco mi chiede di pazientare: deve stampare i documenti e consegnarli a un incaricato dei Marillion, che a sua volta li darà a me. Gli inglesi amano i cerimoniali.

«Il Marillion Weekend è una proposta musicale di qualità elevata, radicata nella tradizione ma non invecchiata»

Alle 18 ho tutto e mi dirigo verso l’entrata. Contrattempo surreale: mi chiedono di aprire la borsa della fotocamera, informandomi che non posso entrare con un’attrezzatura professionale. Davanti al pass PHOTO, l’addetta si scusa e mi spiega che devo tornare in biglietteria e passare dalla porta che dà sul cortile. Ringrazio e percorro i miei passi a ritroso. “Mi hanno detto di entrare da qui!”. Riemergo alle spalle di chi non mi ha lasciato passare, senza alcun controllo.

Mancano più di due ore al concerto, ma c’è movimento. Sento parlare in inglese più che in italiano e mi accorgo di trovarmi in mezzo a un mélange di nazionalità. Incuriosito, mi avvicino a un gruppo di persone e domando se qualcuno sia disposto a farsi intervistare – for the Italian PROG magazine. “Of course!”, risponde una voce. Chiedo all’uomo da dove arrivi, e mi dice: “Holland”.

“Davvero sei venuto dall’Olanda?”. “Certo, e questi amici arrivano dalla Svezia e dalla Norvegia”.
“Da quanto tempo segui i Marillion?”.

“Dagli anni Ottanta. Mi occupo del merchandising. Hanno avuto un problema di trasporto, c’erano delle cose che dovevano andare a Berlino, ma si sono creati degli intoppi. Sono qui per questo, devo portare alcune cose a Berlino”.

“Quindi ti occupi del trasporto?”

“Produzione e trasporto, ma sono soprattutto un fan. Produco merchandising per professione, ma non farei questo per qualsiasi band”.

“Cosa ti aspetti dai concerti?”.
“Nei Weekend suonano brani che nessuno si aspetta. Ero presente al primo che fecero, nel 2002, ma allora non mi occupavo del merchandising, ero solo un fan. Ho iniziato dopo la Brexit. Hanno un sacco di problemi legati alla Brexit”.

...Questo e molto altro sul prossimo numero di Prog n.49! Dal 20 luglio in edicola e online!

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La New Wave del PROG https://stonemusic.it/63467/la-new-wave-del-prog/ https://stonemusic.it/63467/la-new-wave-del-prog/#comments Mon, 26 Jun 2023 13:27:17 +0000 https://stonemusic.it/?p=63467 Il prog non è mai morto del tutto. Però negli anni Ottanta ha sofferto parecchio; allora, zoomiamo su quel decennio, provando a ricostruire una mappa dei musicisti che hanno permesso al PROG di rialzare la testa.

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Tratto da Classic Rock 125 

Londra, 1977. “Dio salvi la Regina”, cantano i Sex Pistols. Il sottotitolo (non scritto) potrebbe essere “e fulmini tutta la musica vecchia, specie quei vecchi tromboni dei musicisti prog”. Ma la verità è che il progressive ha già sparato le sue cartucce migliori, con molti dei suoi artisti più rappresentativi in difficoltà e in crisi di identità. Il ciclone punk, quindi, arriva giusto in tempo per fare tabula rasa, al punto che, nella seconda metà degli anni Settanta, molte band storiche sono già sciolte o in palese ribasso. Ad alti livelli, resistono soltanto Pink Floyd e Genesis; tutti gli altri, praticamente, spariscono. Quando anche il punk, destinato in ogni caso a durare poco, si fa da parte per lasciare spazio alla new wave prima e al new romantic poi, siamo già a cavallo tra due decenni, ma intanto chi ha tanto amato le copertine delicate, le atmosfere sognanti, i tempi dispari, gli assoli virtuosi, ha due opzioni: lasciarsi catturare dalle nuove ondate musicali, oppure rifugiarsi nel mondo dei ricordi e dei rimpianti.

Dire che in questo arco temporale i musicisti prog abbiano tutti cambiato mestiere o stile sarebbe però un’esagerazione, perché un sottobosco di produzioni, per quanto spesso minori, c’è sempre stato. Il prog, checché se ne dica, non è mai morto del tutto e anzi, a partire dagli anni Novanta, si è in parte rinnovato grazie anche all’apertura a sottogeneri (prog metal in testa). Però negli anni Ottanta è stata dura, inutile negarlo. E allora in questo articolo vogliamo concentrarci proprio su quel decennio, provando a ricostruire una mappa di quelli che sono stati i dischi e i musicisti che hanno permesso al prog di rialzare la testa. Sia chiaro: non tutti questi album sono capolavori del rock (tutt’altro). Inoltre, se non si è appassionati, molti nomi risulteranno sconosciuti. Ma pur senza alcuna pretesa enciclopedica, sono stati più o meno questi i dischi e gli artisti che hanno contribuito a tener vivo e a ridare dignità al prog. E a renderlo, in definitiva, ciò che è oggi.

1. Rousseau - Flower in Asphalt

Streyrer Disco, 1980

Il disco più antico qui presente appartiene per molti versi ancora agli anni Settanta. Nati nel 1977, i tedeschi Rousseau esordiscono in apertura di decennio con questo bel lavoro interamente strumentale. I riferimenti più evidenti portano in casa Camel, anche per la presenza di un flauto che addolcisce la partenza ritmica di Skylight. Ma ci sono altri stimoli, con alternanze di stati d’animo anche in uno stesso brano. La chitarra, ad esempio, ondeggia tra riff bizzarri e solismi malinconici, mentre le molteplici tastiere di Rainer Hoffmann (pianoforte a coda Yamaha, Mellotron, Hammond) provvedono all’aspetto più delicatamente sinfonico. Una festa, in anni così aridi, per chi ama certe atmosfere.

2. Saga - Worlds Apart

Polydor, 1981

“Smettila di cantare come un chierichetto”, urlò il produttore Rupert Hine a Michael Sadler, vocalist dalla timbrica in effetti
un po’ melensa, aggettivo che peraltro riflette un po’ tutta la musica del gruppo canadese che, formatosi alla fine del decennio precedente, raggiunge il massimo della popolarità con questo quarto disco, che entra nella top 30 americana ma piace soprattutto in Germania. Anche se un brano come Conversations mette in vetrina ottime qualità tecniche, l’inclusione dei Saga in questo articolo è più simbolica che prettamente artistica, in rappresentanza di un certo tipo di soft-rock ai confini con l’AOR che conquisterà comunque una discreta fetta di mercato.

3. Quasar  - Fire In The Sky

Q Records, 1982

Seppure con una line-up a dir poco instabile (tra i fondatori, membri poi arruolati da star come Bill Bruford e Billy Cobham), gli inglesi Quasar sono sempre stati un progetto del bassista e chitarrista acustico Keith Turner. Nel primo album, dove non manca qualche ingenuità tipica del periodo sia a livello di tematiche che di sonorità, spiccano i 13 minuti di Mission 14, mentre il lato B è costituito dalla suite U.F.O.: quattro movimenti che disegnano un prog sinfonico e melodico suggellato dalla voce delicata di Paul Vigrass e gli incastri strumentali tra le tastiere di Dillon Tonkin e il guitar synth di Cyrus Khajavi. Tutt’altro che trascurabile, considerando l’anno di pubblicazione.

4. Twelfth Night - Fact And Fiction

Autoprodotto, 1982

Nonostante certi suoni vetusti (la chitarra flangerizzata o la batteria elettronica, peraltro una scelta), paradossalmente uno dei dischi invecchiati meglio. Merito di alcune effettistiche (lo scrosciare dell’acqua, le voci di bambini che giocano) ma soprattutto della personalità debordante di Geoff Mann: autore di testi intensi e cantante dalle mille sfaccettature (ottimo melodista che alterna falsetti e urla alla Peter Hammill) che, per giunta, in concerto si traveste e rende più teatrale la sua performance. Mann lascerà il gruppo pochi mesi dopo e morirà di cancro nel 1993. Ci lascia questo grande disco e una title-track che, pur essendo precedente, suona più The Smiths che Genesis.

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I Genesis in HQ con The Musical Box e Watcher Of The Skies nel 1974 https://stonemusic.it/63307/genesis/ https://stonemusic.it/63307/genesis/#respond Tue, 06 Jun 2023 17:01:49 +0000 https://stonemusic.it/?p=63307 I Genesis sono gli ultimi ad entrare nell'archivio online in continua crescita di Midnight Special: la presa diretta di The Musical Box e Watcher Of The Skies ora online!

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Il 25 gennaio 1974 fu trasmesso il ventesimo spettacolo della seconda serie di The Midnight Special, lo spettacolo che diede a molti artisti il loro primo assaggio dell'esposizione televisiva nazionale negli Stati Uniti.

Lo spettacolo è stato condotto dal bluesman Steve Miller, nello show c'erano i rocker del Michigan Brownsville Station - che hanno eseguito il loro successo Smokin' In The Boys Room - e Tim Buckley, la James Cotton Blues Band e le leggende del prog Genesis, il cui album Selling England By The Pound era stato pubblicato il settembre precedente.

Le riprese del Midnight Special dei Genesis avevano avuto luogo poco prima del Natale del 1973, sulla scia di una residency di sei spettacoli al Roxy Theatre di Los Angeles alla fine della prima tappa nordamericana del tour Selling England By The Pound della band . 

Nello show la band ha eseguito due canzoni, nessuna delle quali però tratta dall'album. Invece, hanno suonato The Musical Box, la prima traccia di Nursery Cryme del 1971, e Watcher Of The Skies, il brano di apertura di Foxtrot, dell'anno successivo. Entrambe le tracce sono ora apparse online sull'archivio in continua crescita di Midnight Special su YouTube, rendendo obsoleti i vari video di bassa qualità online fino ad ora. 

Quindi goditi questo filmato incontaminato di Peter Gabriel con i Genesis al loro apice. L’unica pecca è che la telecamera si allontana dalle dita di Steve Hackett durante The Musical Box, ma il resto è puro godimento, inclusi i gloriosi baffi di Hackett. Per non parlare della stizzosissima tuta da lavoro bianca di Phil Collins, Gabriel che indossa la sua maschera da vecchio per interpretare l'anziano Henry, il personaggio di The Musical Box la cui testa viene tagliata via da una mazza da croquet.

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Fonte: Loudersound, testo di Fraser Lewry

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L’album di esordio degli ANEKDOTEN https://stonemusic.it/63268/lalbum-di-esordio-degli-anekdoten/ https://stonemusic.it/63268/lalbum-di-esordio-degli-anekdoten/#respond Thu, 01 Jun 2023 13:51:50 +0000 https://stonemusic.it/?p=63268 Nel settembre del 1993 gli svedesi Anekdoten pubblicavano il loro album d’esordio, “Vemod”: lavoro di stampo marcatamente crimsoniano destinato a suscitare un grande entusiasmo tra gli appassionati di tutto il mondo.

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11 maggio 1991. A Djurås, piccola cittadina della Svezia a 240 km da Stoccolma, si tiene il Djuråsrocken, festival rock a cui partecipano numerose band nordiche, tra cui i King Edward, trio formato da Nicklas Berg (chitarra e Mellotron), Jan Erik Liljeström (basso e voce) e Peter Nordins (batteria e Mellotron). La band propone cinque brani dei King Crimson del periodo Fripp/Wetton/Bruford/Cross: Larks’ Tongues In Aspic Part 2, Lament, The Great Deceiver, Red e Starless, oltre all’immancabile 21st Century Schizoid Man.

Quella al Djuråsrocken sarà la prima e unica esibizione live del gruppo. Oltre ad avere un’importanza dal punto di vista storico, l’evento dell’11 maggio segna anche un momento di svolta per il futuro della band: tra il pubblico è infatti presente la violoncellista Anna Sofi Dahlberg. Qualche mese dopo, Anna Sofi contatterà Nicklas chiedendogli di poter entrare a far parte del progetto. Il 27 agosto i King Edward diventano un quartetto, con Anna Sofi impegnata anche al Mellotron. I quattro iniziano a comporre materiale originale e proprio per questo di lì a poco decidono di cambiare denominazione: nella lista di possibili nuovi nomi figura anche Anekdoten (“aneddoto”), ma non tutti all’interno del gruppo sono d’accordo nell’adottare un nome svedese, dato che i testi delle nuove canzoni sono scritti in inglese.

Si apre così il ballottaggio tra Anekdoten e Kaspar Ur, al punto che nel 1992 i quattro si esibiscono dal vivo utilizzando alternativamente entrambi i nomi. Alla fine Anekdoten resiste e si guadagna, seppur a fatica, l’approvazione definitiva. Nel dicembre del 1991 Nicklas, Jan Erik, Peter e Anna Sofi registrano il primo demo che include Karelia, The Old Man & The Sea, Thoughts In Absence, Darkness Descends e Sad Rain. Un secondo demo viene prodotto a un anno di distanza, nel dicembre del 1992, contenente altri quattro pezzi: Where Solitude Remains, The Flow, Longing e Wheel.

A questo punto il gruppo è pronto per entrare in studio di registrazione. Il primo album si intitola VEMOD (“malinconia”, “tristezza” in svedese): inciso tra marzo e aprile del 1993 allo Studio Largen, vede la luce nel settembre dello stesso anno sulla neonata etichetta Virtalevy, fondata dagli stessi membri della band per poter avere il pieno controllo sulla commercializzazione del proprio lavoro. In poche settimane la prima tiratura in Cd va esaurita (1500 copie): insieme a HYBRIS degli Änglagård e RIKTIGT ÄKTA dei Landberk, entrambi pubblicati nel 1992, VEMOD va a formare la trilogia sacra del nuovo prog svedese...

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