Stone Music https://stonemusic.it Il Portale in cui batte un vero cuore rock Sat, 27 Apr 2024 07:44:59 +0000 it-IT hourly 1 https://i1.wp.com/stonemusic.it/wp-content/uploads/2019/05/cropped-favicon-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 Stone Music https://stonemusic.it 32 32 178453812 Fuori oggi l’attesissimo numero di CLASSIC ROCK https://stonemusic.it/65868/classic-rock-queen/ https://stonemusic.it/65868/classic-rock-queen/#respond Fri, 26 Apr 2024 14:09:42 +0000 https://stonemusic.it/?p=65868 Finalmente in edicola e online, il nuovo numero di CLASSIC ROCK con in copertina la band che ha saputo dare al Rock nuove inaspettate sfumature: i Queen!

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Ecco cosa vi aspetta in questo numero di Classic Rock...

20 / Slash
Crescere col blues, incontrare Peter Green, fare follie nella notte degli Oscar con Ryan Gosling e potersi permettere di intitolare un disco ORGY OF THE DAMNED.

28 / Judas Priest
Come per molti altri gruppi della loro epoca, molti li davano per finiti ancora prima che arrivasse il XXI secolo. Ma con INVINCIBLE SHIELD, terzo disco di fila ai massimi livelli, la loro resurrezione di mezza età continua.

34 / The Waterboys
Nel cofanetto 1985, Mike Scott ha voluto raccontare il making of di uno degli album più importanti e amati della sua vita.

41 / Cover Story
Queen: THE WORKS, ritorno al rock
Bannati da MTV, ubriachi fradici sul palco, litigiosi, “emotivamente disconnessi”. Dopo la sterzata stilistica di HOT SPACE, THE WORKS li riportò al loro vero sound.

50 / Gossip
Dopo quasi dodici anni di assenza, pubblicano un nuovo disco. E Beth Ditto è un fiume in piena.

52 / Mark Kostabi
Suo fratello fondò negli anni Ottanta i White Zombie, un suo quadro è finito sulla copertina di uno dei dischi più venduti di sempre. Insomma, il rock ce l’ha nel sangue. E ci è ricascato ancora una volta.

60 / Classic Rock Interview:
Sheryl Crow
Artista, attivista, superstar vincitrice di Grammy, sopravvissuta
al cancro. Nell’offrirci con il suo dodicesimo album le sue canzoni più impegnate di sempre, Sheryl ripercorre le battaglie, gli ostacoli, le speranze e i trionfi che hanno segnato il suo percorso.

69 / Patti Smith
A dodici anni dal suo ultimo album, sta vivendo un nuovo capitolo della sua avventura artistica, in cui la musica incontra la poesia, la fotografia, la scrittura e il teatro underground.

72 / Horror Rock
Tra copertine esplicite e liriche oscure, la storia del rock racconta a volte di mostri e altri mondi. Una galleria di dischi iconici
e... creepy!

Regulars

8 / The Dirt: Le novità, le anticipazioni, i rumour: Claudio Trotta promette una valanga di grandi eventi, mentre a Firenze si rivede Donovan.

14 / Record Store Best Of Rock & Folk – Torino

16 / Led Zeppelin: Moby Dick

18 / Stonemusic: Le ultimissime, direttamente dal nostro sito.

26 / Q&A: Mike McCready

58 / Feedback: I Tazenda riportano le canzoni di MURALES in concerto, mentre i Sonic Universe si annunciano come una delle migliori sorprese di questo 2024.

82 / Hard Stuff: Le novità discografiche, le ristampe, i libri, i fumetti, ma anche i consigli per chi la musica la crea.

106 / Live Review: Di musica live in giro ce n’è ancora poca, ma Bruce Cockburn e Leon Hendrix non sono concerti che capitano tutti i giorni.

110 / Opinioni: Chiacchiere da bar su un argomento spinoso.

113 / Soundtrack Of My Life: Edward Van Halen

…Tutto questo sull’ultimo numero di Classic Rock, già disponibile in edicola e online!

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Esce oggi il nuovo numero di VINILE https://stonemusic.it/65867/nuovo-numero-vinile-de-andre/ https://stonemusic.it/65867/nuovo-numero-vinile-de-andre/#respond Fri, 26 Apr 2024 13:56:11 +0000 https://stonemusic.it/?p=65867 In copertina Fabrizio De Andrè, con i 60 anni di “Marinella”, e poi Claudio Lolli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi… e moltissime altre fra le perle del cantautorato italiano!

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Un numero ricco di spunti e riflessioni, a partire dalla copertina dedicata a Fabrizio De Andrè e lo speciale per i 60 anni della celebre ballad Marinella. Scopri cosa ti aspetta prima di immergerti nel mondo della musica italiana (e non solo!) in compagnia dalle sapienti menti e orecchie dei collaboratori di VINILE!

 

Tra le pagine di Vinile #43, ti aspettano:

Opus Avantra: un connubio esplosivo di avanguardia, tradizione e Sanremo. Un tuffo nel passato per rivivere i grandi successi di questo ensemble unico.

Jacqueline Perrotin: la musica colta che conquista i più piccoli. Un progetto innovativo che avvicina i bambini al mondo della musica classica in modo innovativo e coinvolgente.

Umberto Bindi: una discografia da scoprire. Un omaggio a un maestro della musica italiana, ripercorrendo la sua carriera attraverso i suoi dischi.

Marco Masini: l'outsider che ha conquistato il cuore del pubblico. Un'intervista esclusiva per conoscere meglio questo artista talentuoso e la sua musica fuori dagli schemi.

Sergio Endrigo: l'ultima parte di un viaggio musicale indimenticabile. Un approfondimento sulla discografia di questo grande cantautore italiano.

Janis Joplin: un ritratto intimo e toccante. Un ricordo di una delle voci più graffianti e incisive del rock, con un focus sulla sua ricerca musicale e personale.

Claudio Lolli: i dischi commentati attraverso le sue parole. Un'occasione unica per approfondire la poetica e la visione di questo artista controcorrente.

Mannarino: le canzoni che raccontano storie magiche. Un'intervista al cantautore romano per scoprire il suo processo creativo e il significato profondo delle sue canzoni.

 

… e non è tutto!

Contributors: Scopri chi sono le persone che danno vita a Vinile ogni mese.

Fuori dal Coro: Mauro Ermanno Giovanardi. Un'intervista a un artista eclettico e anticonformista che ha lasciato il segno nella musica italiana.

Negozi di dischi: un viaggio tra vinili e passione. Un tour virtuale tra i negozi di dischi più interessanti d'Italia.

Recensioni: Le ultime novità  musicali passate al vaglio dei nostri esperti.

Il Passaparola: Lavinia Mancusi. Un ritratto di questa giovane cantautrice, “la donna del folk”, che sta conquistando il pubblico con la sua voce e il suo talento.

Libri: Recensioni di volumi che raccontano il mondo della musica e dei suoi protagonisti.

Correte in edicola o abbonatevi online per non perdere questo numero speciale!

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Freddie Mercury, Elton John e Rod Stewart avrebbero potuto formare un gruppo https://stonemusic.it/14111/classic-rock-freddie-mercury-elton-john-rod-stewart/ https://stonemusic.it/14111/classic-rock-freddie-mercury-elton-john-rod-stewart/#respond Thu, 25 Apr 2024 09:31:41 +0000 http://stonemusic.it/?p=14111 Domani esce il nuovo numero di Classic Rock! Ed ecco come tre delle personalità più influenti del rock, Rod Stewart, Elton John e Freddie Mercury, avevano in mente il progetto di un super gruppo...

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A rivelarlo al New York Post durante una intervista è stato Rudi Dolezal, regista austriaco che ha curato la realizzazione del video di "These Are The Days Of Our Lives" e di diversi documentari su Freddie Mercury, con il quale aveva sviluppato una stretta amicizia.

"Freddie mi invitò a una festa privata, alla quale erano presenti anche Elton John e Rod Stewart", ha raccontato Dolezal al magazine americano, "Mi ricordo che c'era fermento con gli altri artisti e tra di loro. Penso che Rod abbia avuto l'idea di formare un gruppo chiamato Nose, Teeth & Hair, perché lui aveva un grosso naso, Elton aveva problemi coi capelli e Freddie aveva i suoi denti".

 

L'idea non era campata per aria, dal momento che anche nell'autobiografia di Stewart, uscita nel 2012, il cantante aveva accennato al progetto, evidentemente mai realizzato. Lo spunto era nato durante una riunione di lavoro in una casa che i Queen avevano affittato a Bel Air: "Abbiamo parlato della possibilità di formare un supergruppo composto da noi tre. Il nome che avevamo in mente era Nose, Teeth & Hair, un omaggio alle nostre caratteristiche estetiche. L'idea generale era che potessimo apparire vestiti come le Beverley Sisters", ha scritto, riferendosi alla versione inglese delle Andrews Sisters. "In qualche modo questo progetto non si è mai concretizzato, il che è la lacuna più profonda e duratura della musica contemporanea".

 

…Tutto questo e di più sull’ultimo numero di Classic Rock, già disponibile in edicola e online!

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L’ultimo concerto al CBGB, il locale punk più celebre di New York https://stonemusic.it/56876/cbgb-punk/ https://stonemusic.it/56876/cbgb-punk/#respond Wed, 24 Apr 2024 15:00:23 +0000 https://stonemusic.it/?p=56876 Sono diversi i luoghi simbolo del rock. Dal Whiskey A Go Go al Marquee e il Cavern. Ogni epoca ha avuto la sua Mecca musicale e, per il punk, va sicuramente citato il CBGB. 

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Il CBGB era un club newyorkese aperto nel 1973 ad East Village, nel quartiere di Manhattan. Nacque come un locale per motociclisti, per poi essere rinominato Country BlueGrass and Blues, CBGB, per l'appunto. In pochissimo tempo, il locale divenne un simbolo per la scena punk rock, accogliendone i protagonisti, dai Ramones ai Television e ancora Patti Smith, Blondie e i Talking Heads. Dalla prima metà degli anni '80, il CBGB divenne rinomato per gli atti hardcore punk che ospitava. 

Storia ed evoluzione del club 

Lo store accanto al CBGB divenne, negli anni di massima espansione del club, un negozio di dischi ed un bar omonimo. Alla fine degli anni '80, il luogo divenne una galleria d'arte e un secondo spazio dedito ad ospitare esibizioni di varia natura. Il CBGB divenne, poi, un punto focale per il panorama artistico e musicale newyorkese, ospitando artisti rock, folk, jazz e sperimentalisti. Il CBGB si affermò come un punto di ritrovo per i giovani di Manhattan a tutte le ore del giorno, arrivando a vendere anche pizza newyorkese, tra le altre cose. 

All'alba del Terzo Millennio, il CBGB visse il suo tracollo. Entrò, dapprima, in un'accesa disputa legale per alcuni pagamenti arretrati al Comitato Bowery Residents. Nel 2005, il CBGB perse la causa e, nel 2006, dichiarò bancarotta. Era il 15 ottobre del 2006 quando il CBGB accese i riflettori per l'ultima volta, ospitando Patti Smith. Nel 2010, il CBGB cambiò forma e si trasformò in una piattaforma radio. A partire dal 2012, si tengono festival omonimi. Nel 2013, l'edificio che ospitava il locale entrò a far parte del registro nazionale dei luoghi storici

L'ultimo concerto al CBGB 

Patti Smith suonò diverse volte al CBGB prima della sua chiusura. Il suo nome fu accostato diverse volte a quello del locale e, per questo, l'ultima notte del club le spettava di diritto. Intervistata dal New York Times in occasione del concerto di chiusura del locale, Patti Smith rivelò il suo rammarico per la fine del CBGB che non rappresentò solo la chiusura di un locale importante per Manhattan, ma anche di un'epoca particolarmente fervente dal punto di vista artistico e culturale. Patti Smith si esibì al CBGB con grande trasporto, rivelando tutta la nostalgia per la chiusura del posto con interpretazioni magnifiche dei suoi brani più evocativi. In ogni caso, la leggendaria artista volle chiudere la serata con un messaggio di speranza nei confronti del futuro e, soprattutto, dei giovani artisti pronti a ripercorrere i passi di chi ha fatto la storia. 

Scopri in edicola il nuovo Classic Rock Monografie dedicato al PUNK! Nelle migliori cartolerie oppure online su Sprea.it...

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Esce oggi Classic Rock Monografie dedicato al PUNK! https://stonemusic.it/65850/esce-oggi-monografie-punk/ https://stonemusic.it/65850/esce-oggi-monografie-punk/#respond Wed, 24 Apr 2024 08:36:18 +0000 https://stonemusic.it/?p=65850 Il PUNK: l’uragano che ha travolto Londra negli anni 70 e che presto è diventato un movimento noto a livello globale: rivivi quegli anni di pura follia con la monografia Classic Rock dedicata al PUNK!

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Due delle band più influenti all'interno dell'ondata punk che invase l'Inghilterra sono state legate durante il loro primo periodo di attività. Ecco perché.

Era l'estate del 1976 quando, trasportati dall'onda del movimento punk, così centrale nella scena musicale britannica dell'epoca, i The Clash si esibirono per la prima volta live come supporters dei Sex Pistols, che avevano iniziato a organizzare concerti già da qualche tempo. 

Erano stati proprio i Sex Pistols, in effetti, a ispirare il chitarrista dei The ClashMick Jones, a continuare sulla strada che la sua neonata band stava percorrendo. Dopo aver assistito a un concerto dei Pistols nel febbraio del 1976, Jones dichiarò infatti:

Si capiva subito che si trattava di una svolta e che le cose sarebbero sempre state così da quel momento in poi. Una nuova scena, dei nuovi valori – così diverso da quello che era stato in passato. Un po' pericoloso.

E Jones non aveva di certo torto: il mercato musicale inglese stava cambiando rapidamente in quel periodo e i Sex Pistols erano fra gli apripista di quel nuovo movimento punk che aveva catturato il pubblico

Così, come abbiamo anticipato, dopo aver trovato una formazione piuttosto stabile, arrivò il momento per i The Clash di debuttare live: il 4 luglio del 1976 la band salì sul palco di uno dei più famosi club di Sheffield (città nel centro dell'Inghilterra) come band di supporto per i Sex Pistols

Così iniziò la carriera musicale dei The Clash, uno dei gruppi che siamo soliti associare al punk, insieme ai loro primi modelli: i Pistols, appunto. A questo proposito, ecco una dichiarazione di Joe Strummervoce e chitarra dei The Clash:

Ho letto la parola "punk" per la prima volta sul Time Out, un magazine londinese. Il giornalista scriveva che gli Eddie and the Hot Rods erano una band punk di seconda generazione. Mi ricordo di aver pensato "cosa significa questa parola?". Poi sono arrivati i Pistols ed è diventato chiaro cosa fosse il punk.

Ma non è tutto oro ciò che luccica: in effetti, durante gli anni di attività delle due band londinesi, nacquero alcune rivalità fra di loro, o meglio, tra i fan di ciascun gruppo. All'epoca si diceva che se i Sex Pistol volevano solo distruggere, i The Clash volevano unire e, subito dopo lo scioglimento dei Sex Pistols, i The Clash vennero acclamati come unica vera band punk da molti

Dal canto suo, Johnny Rotten, la voce dei Sex Pistols, qualche anno più tardi avrebbe dichiarato:

I The Clash non mi piacevano per niente. La loro idea di musica era un po’ di citazioni di Karl Marx con uno straccio di melodia sotto.

Cercando di stare lontani da estremismi e avendo una visione d'insieme più oggettiva per via degli anni trascorsi da quella prima ondata punk, possiamo dire che entrambe le band, in modi diversi, hanno contribuito a creare l'idea che oggi abbiamo di quegli anni e a ispirare molte giovani promesse del punk. Un genere che, nel frattempo, si è affermato ampiamente.

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Il PUNK e come i SEX PISTOLS fecero un casino in diretta nazionale | CR Monografie https://stonemusic.it/11584/sex-pistols-punk-monografie/ https://stonemusic.it/11584/sex-pistols-punk-monografie/#respond Tue, 23 Apr 2024 15:00:31 +0000 http://stonemusic.it/?p=11584 Domani esce Classic Rock Monografie dedicato al PUNK! In copertina, i Sex Pistols... ricordi come hanno scatenato l'inferno in diretta nazionale nel 1976?

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I Queen avrebbero dovuto fare un'apparizione al Today Show di Bill Grundy, ma a Freddie venne un incredibile mal di denti, perciò, disperata, la EMI, offrì come rimpiazzo dell'ultimo secondo un gruppo nuovo e promettente, i Sex Pistols.

Nel 1976, la parola 'fottuto' nella tv inglese non esisteva. Era stata detta solo altre due volte, e per ciascuna c'era stata un'interrogazione parlamentare. Allo stesso modo, nessuno aveva mai parlato di 'punk' sui quotidiani, per lo meno, non fino a quel giorno. Quando i Sex Pistols andarono al Today, avevano firmato con la EMI da appena due mesi.

Il produttore dello show pensò che, avendo riservato loro soltanto un minuto e mezzo, nulla sarebbe potuto andare storto. L'avvertimento sul fatto che avrebbero potuto dire, proprio, 'fottuto' non venne preso sul serio. Dal primo istante, i Pistols furono gestiti male: il conduttore Grundy, coi suoi modi paternalistici, si scavò la fossa da solo; dopo pochi istanti infatti, iniziarono a scimmiottarlo leggendo il gobbo. Dopo la sua introduzione un brevissimo filmato sulla scena punk, Grundy mise in dubbio la sincerità dei proclami anti-capitalistici della band, dopo tutto, avevano strappato alla EMI un assegno da 40.000 sterline. Per tutta risposta Steve Jones rispose alla provocazione dicendo: "Cazzo, l'abbiamo speso alla grande, vero?". A quel tempo, le persone come Grundy erano un po' come i padroni dell'universo, o comunque si atteggiavano come tali, credendo che qualunque ospite fosse felice per il semplice fatto di essere lì, non si preoccupava nè della sua arroganza nè di bere.

Chi l'avrebbe detto che un mal di denti di Freddie Mercury, avrebbe portato i Sex Pistols in diretta nazionale?

Grundy, commentò le uscite dei Pistols definendoli volgari cafoni, nonostante il tam tam di provocazioni e parolacce, il produttore, non fermò la diretta, perchè avrebbe causato trenta secondi di vuoto, in cui sarebbe potuto accadere di tutto e in cui la band avrebbe avuto, praticamente, libero arbitrio; allontanandoli dall'intervista invece, avrebbero causato guai ben peggiori. Dopo che Grundy iniziò apertamente a flirtare con Siouxsie Sioux, alle spalle della band, Jones si indispettì. Perciò il conduttore, passò all'attacco: "Forza, hai cinque secondi. Dimmi qualcosa di davvero cattivo!", la replica del chitarrista non si fece attendere: "Bastardo cazzone pipparolo. Fottuto rottoinculo!". Jones diventò il primo proletario ad aver pronunciato quella parola in tv: i tabloid impazzirono.  Era tutto vero.

Dietro le quinte, finito lo show, andò anche peggio. I Sex Pistols vennero fatti sedere nella sala degli ospiti, nel frattempo, i centralini impazzirono. Le chiamate divennero tali che gli operatori non riuscirono a rispondere, perciò le telefonate vennero automaticamente dirottate, indovinate un po'? Nella saletta degli ospiti. I Pistols, coi loro amici, iniziarono a rispondere agli ascoltatori indignati a modo loro, sbeffeggiandoli, e facendo sfoggio di innumerevoli parolacce. Non sappiamo come questo retroscena possa essere rimasto nascosto così a lungo dalla stampa, di sicuro avrebbe solamente aggiunto benzina sul fuoco.

Dopo quella sera, nulla fu più lo stesso. Potremmo dire che sotto molti punti vista, finirono entrambe le carriere, dei Pistols, e quella di Grundy. Lo Show venne cancellato due mesi dopo, e il conduttore non lavorò mai più in televisione. Mentre, il caos che seguì i pistols si dice ne distrusse la carriera; nei due anni successivi, fino allo scioglimento della band nel gennaio del '78 aggiunsero solo quattro pezzi al loro repertorio. Si ritrovarono come mosche cristallizzate nell'ambra della notorietà. La EMI li scaricò, diversi concerti furono cancellati. E Glenn Matlock se ne andò: arrivò Sid Vicious.

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VIOLET BLEND: “blend” rock graffiante https://stonemusic.it/5613/violet-blend-blend-rock-graffiante/ https://stonemusic.it/5613/violet-blend-blend-rock-graffiante/#respond Tue, 23 Apr 2024 10:00:38 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5613 I Violet Blend sono una band alternative rock italiana, originaria di Firenze e nata alla fine del 2012.

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La band, è composta da da Giada Celeste Chelli (voce e pianoforte), Gabriele Lari (chitarra), Ferruccio Baroni (basso) e Michel Agostini (batteria).

Inzialmente, il progetto Violet Blend nasce dall'incontro di Giada Celeste Chelli e Michel Agostini e dall'unione delle composizioni grunge e delle ritmiche metal. Successivamente, incontrano il punk con Steeve Rosales, alla chitarra, per poi muoversi verso l'hard rock con Gabriele Lari al basso.

Il 2016 vede un cambio di formazione, Gabriele Lari subentra alla chitarra, prima Valerio Marseglia ed in seguito Ferruccio Baroni al basso.

Lo stile della band unisce diversi generi musicali e si districa fra essi, per questo è ben espresso ironicamente nella parola "blend rock": dal graffio delle chitarre, contrapposto alla chiarezza e armonia del pianoforte. Si esprimono con giustapposizione di incisi e accordi in dissonanza e l'inconfondibile colore della voce.

L'impianto sonoro, esaltato dai frequenti sbalzi dinamici e ritmici, conduce lungo un percorso tortuoso di sentimenti e confessioni, orientando l'ascoltatore verso atmosfere sempre nuove e svariate in ognuna delle tracce.

Dai un'occhiata al sito della band e ottieni maggiori informazioni, cliccando qui!

 

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RADIOHEAD: i fantasmi di Thom Yorke e una casa infestata https://stonemusic.it/5627/radiohead-thom-yorke-ok-computer/ https://stonemusic.it/5627/radiohead-thom-yorke-ok-computer/#respond Mon, 22 Apr 2024 08:03:58 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5627 Thom Yorke è convinto di aver registrato l'iconico album "OK Computer" in una casa infestata. Il racconto di quel che accadde più di vent'anni fa.

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L'album OK Computer dei RADIOHEAD venne registrato in una casa inglese del decimo secolo, di St Catherine, allora di proprietà dell'attirce Jane Seymour. Una dimora con le sue storie inquietanti, vicende di fantasmi e cose di questo tipo. Yorke, ha rivelato a Rolling Stone: "I fantasmi mi hanno parlato quando ero addormentato. Una mattina mi alzai, dopo una notte trascorsa ad udire le voci, e decisi che mi sarei tagliato i capelli."

Così Thom si tagliò i capelli con una utensile multi-uso corredato di forbici. "Il risultato fu disordinato. Scesi al piano di sotto e tutti mi guardarono come 'Uh, stai bene?', e io 'Che c'è di sbagliato', Phil Selway mi accompagnò gentilmente al piano di sotto, dove mi aiutò a rasarmi a zero."

Yorke, riflettendoci oggi, dice: "Veramente, è davvero malato pensare a dove stava la mia testa in quel momento."

 

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Courtney Love: il bersaglio dell’odio pubblico dopo la morte di Cobain https://stonemusic.it/65839/courtney-love-kurt-cobain/ https://stonemusic.it/65839/courtney-love-kurt-cobain/#respond Sun, 21 Apr 2024 15:20:59 +0000 https://stonemusic.it/?p=65839 Courtney Love, ha sempre rifiutato la ricerca di consenso popolare: “Volevo essere nota per essere str*nza, mentre a Kurt non dispiaceva essere apprezzato”.

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In questa intervista, Courtney Love ripercorre la sua carriera e l'impatto devastante che la morte del marito Kurt Cobain ha avuto sulla sua immagine pubblica, trasformandola in un bersaglio di odio e critiche feroci. Già moglie di una delle più grandi rockstar del mondo, Love non era estranea alle critiche, ma la scomparsa di Cobain nel 1994 ha amplificato l'odio nei suoi confronti in modo esponenziale. Accusata di essere la causa della morte del musicista e protagonista di teorie del complotto, Love si è trovata ad affrontare un'ondata di ostilità senza precedenti.

Nonostante le numerose critiche e le etichette di "scontrosa" e "difficile", Love non ha mai ceduto al pentimento o al desiderio di compiacere il pubblico. Anzi, rivendica la sua personalità schietta e la sua scelta di abbracciare un'immagine ribelle, in contrasto con il desiderio di approvazione di Cobain. Riferendosi a Bob Dylan e alla sua figura iconoclasta, Love sottolinea la sua indifferenza nei confronti del giudizio altrui. La sua indole ribelle e il suo rifiuto di conformarsi alle aspettative l'hanno resa un bersaglio facile, ma lei non si è mai piegata alle pressioni per cambiare la sua natura.

La sua franchezza si estende anche alla musica pop attuale. Pur riconoscendo il ruolo positivo della presenza di donne di successo nell'industria, Love critica la mancanza di originalità e la tendenza all'omologazione. Secondo la cantante, molte artiste sono diventate dei cliché e la loro musica risulta stereotipata e priva di personalità. L'unico spiraglio di positività che Love intravede è rappresentato da Beyoncé e dal suo disco country “Cowboy Carter”. In questo gesto, Love riconosce un atto di ribellione contro le barriere razziali e un'affermazione di identità culturale, valori che apprezza profondamente, pur non apprezzando particolarmente la musica dell'artista.

Fonte: Loudersound, di

 

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LARS ULRICH: “Se dovessi lasciare i Metallica, al mio posto vorrei…” https://stonemusic.it/5315/lars-ulrich-metallica/ https://stonemusic.it/5315/lars-ulrich-metallica/#respond Sun, 21 Apr 2024 08:25:44 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5315 E se i Metallica si trovassero ad affrontare situazioni impreviste, chi sarebbero i successori predestinati nella band? Lars Ulrich dice la sua.

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Il batterista dei Metallica, Lars Ulrich, in un'intervista ha nominato il suo ipotetico successore all'interno della band.

Se i Meteallica decidessero, un giorno, di continuare senza di lui... "Se potessi scegliere... prenderei Phil Rudd (AC/DC), solo sentendo le sue vibrazioni, posso immaginare cosa avrebbe fatto. E' stata la mia principale fonte d'ispirazione, e il suo modo di suonare è super-progressivo. Roba da pazzi. Me lo immagino Phil Rudd, suonare alle spalle di James."

In tema di successori, Ulrich ha anche discusso di un ipotetico scenario in cui uno dei musicisti dei Metallica non sia più in grado di suonare. A quel punto, che fine farebbe la band senza uno dei suoi membri fondamentali? "Questa è una delle domande più difficili cui io possa rispondere." ha esordito Ulrich. "Penso che molto dipenda dalle circostanze, cerco sempre di parlare della realtà momentanea e negli anni scorsi ho detto un sacco di cazzate, e molte sembrano perseguitarmi."

"E' difficile immaginare i Metallica in altre circostanze. E' una domanda difficile cui rispondere. Non ho davvero una risposta.".

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Le perle di GENE SIMMONS: “Le band del futuro non potranno pagarsi l’affitto” https://stonemusic.it/5341/gene-simmons-le-band-del-futuro-non-potranno-pagarsi-laffitto/ https://stonemusic.it/5341/gene-simmons-le-band-del-futuro-non-potranno-pagarsi-laffitto/#respond Sat, 20 Apr 2024 15:53:04 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=5341 Ecco la perla di oggi di GENE SIMMONS: i soldi, le rockstar, le band emergenti e cosa vuol dire avere successo oggi.

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Lavorare gratis? No, grazie

"L'idea di farmi il culo e poi qualcuno decida di scaricare i miei fil e condividerli, beh, non è questo il motivo per cui lavoro. E' un po' come dire, ti piace fare l'idraulico, andare in casa di qualcuno a lavorare tutto il giorno e poi, al momento di pagare, sentirsi dire 'No, ti ringrazierò e basta'" ha poi aggiunto: "Ho sentito dire da alcuni: 'Oh, hai abbastanza soldi!' come se mi servisse un ragazzino di 18 anni che mi dice quando i miei soldi sono abbastanza."

"La cosa più triste di tutte le prossime grandi band, è che nonostante il talento, il carisma e tutto il resto, non avranno mai la possibilità che abbiamo avuto noi, perchè non esiste più un'industria musicale. Non ci sarà modo per loro di pagarsi l'affitto. Dovranno rilasciare la loro musica praticamente gratuitamente."

 

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Accadde Oggi: il Freddie Mercury Tribute Concert https://stonemusic.it/9617/freddie-mercury-tribute-concert/ https://stonemusic.it/9617/freddie-mercury-tribute-concert/#respond Sat, 20 Apr 2024 07:13:32 +0000 http://stonemusic.it/?p=9617 Trentadue anni fa, al Wembley Stadium di Londra, il mondo intero assisteva ad un concerto epocale: il Freddie Mercury Tribute Concert: ecco cosa accadde quella notte, e alcuni video delle più belle esibizioni...

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Il 20 aprile del 1992, proprio come oggi, si teneva il Freddie Mercury Tribute Concert, al Wembley Stadium di Londra. Un concerto storico, per ricordare l'iconico frontman dei Queen, scomparso l'anno precedente. Per il concerto, furono esauriti oltre 72.000 tagliandi in meno di quattro ore, nonostante non si fosse ancora diffusa la notizia per cui sarebbero saliti sul palco altri artisti celebri, oltre alla band. E in effetti, si rivelò un vero successo. Non solo un meraviglioso concerto, ma un evento intriso di dolore per la perdita di Freddie, con la fortissima volontà di sensibilizzare il pubblico ad un argomento ancora spinoso, l'AIDS. Proprio per questa ragione, i proventi dell'evento furono devoluti in beneficenza alla Mercury Phoenix Trust per contribuire alla ricerca ed informare: questo, per un totale di 14 milioni.

Sul palco, salirono le più grandi star mondiali: Robert Plant, Guns N' Roses, David Bowie, Elton John, ovviamente i Queen e persino un artista italiano, Zucchero, fra i molti altri.
Lo show, fu l'ultimo concerto del bassista John Deacon insieme ai Queen (fatta eccezione per un'apparizione live nel gennaio del '97).

Secondo le stime ufficiali, il concerto trasmesso in mondovisione, raggiunse le case di oltre un miliardo di persone: fu un evento a dir poco epocale, che ricordiamo con affetto e un pizzico di nostalgia. Qui sotto, potrete alcuni video delle esibizioni di quella notte del 20 aprile di ventisei anni fa.

La scaletta completa del Freddie Mercury Tribute Concert, al Wembley Stadium di Londra

Metallica – "Enter Sandman", "Sad but True", "Nothing Else Matters"
Extreme – Queen Medley, "Love of My Life" (Gary Cherone & Nuno Bettencourt), "More Than Words"
Def Leppard – "Animal", "Let's Get Rocked", "Now I'm Here" (con Brian May)
Bob Geldof – "Too Late God"
Spinal Tap – "The Majesty of Rock"
U2 – "Until the End of the World" – via satellite da Sacramento, California
Guns N' Roses – "Paradise City", "Knockin' on Heaven's Door"
Mango Groove – "Special Star" – via satellite da Johannesburg, South Africa
Elizabeth Taylor – AIDS Prevention Speech

Le performance coi Queen

Queen + Joe Elliott/Slash – "Tie Your Mother Down"
Queen + Roger Daltrey & Tony Iommi – "Heaven and Hell" (intro), "Pinball Wizard" (intro), "I Want It All"
Queen + Zucchero – "Las Palabras de Amor"
Queen + Gary Cherone & Tony Iommi – "Hammer to Fall"
Queen + James Hetfield/Tony Iommi – "Stone Cold Crazy "
Queen + Robert Plant – "Innuendo (including parts of "Kashmir"), "Thank You" (intro), "Crazy Little Thing Called Love"
Brian May + Spike Edney – "Too Much Love Will Kill You"
Queen + Paul Young – "Radio Ga Ga"
Queen + Seal – "Who Wants to Live Forever"
Queen + Lisa Stansfield – "I Want to Break Free"
Queen + David Bowie & Annie Lennox – "Under Pressure"
Queen + Ian Hunter, David Bowie, Mick Ronson, Joe Elliot & Phil Collen – "All the Young Dudes"
Queen + David Bowie & Mick Ronson – "Heroes"
Queen + George Michael – "'39"
Queen + George Michael & Lisa Stansfield – "These Are the Days of Our Lives"
Queen + George Michael – "Somebody to Love"
Queen + Elton John & Axl Rose – "Bohemian Rhapsody"
Queen + Elton John & Tony Iommi – "The Show Must Go On"
Queen + Axl Rose – "We Will Rock You"
Queen - We Are the Champions"
Queen – "God Save the Queen"

 

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La volta in cui The Edge degli U2 ha tirato un pugno a Bono sul palco https://stonemusic.it/65824/la-volta-in-cui-the-edge-degli-u2-ha-tirato-un-pugno-a-bono-sul-palco/ https://stonemusic.it/65824/la-volta-in-cui-the-edge-degli-u2-ha-tirato-un-pugno-a-bono-sul-palco/#respond Fri, 19 Apr 2024 19:27:05 +0000 https://stonemusic.it/?p=65824 Il primo tour americano degli U2, iniziato al The Ritz club di New York nell’inverno 1980, fu un'esperienza intensa e carica di tensione, culminata in una rissa vera e propria sul palco durante uno degli spettacoli.

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Nella loro autobiografia del 2006, "U2 by U2", i quattro membri della band hanno raccontato quel tour. Bono ha ricordato: "Ogni sera doveva essere la migliore. Eravamo tutt'altro che rilassati. C'era molta combattività, a volte con il pubblico, a volte tra di noi”. Questa tensione portò a un'unica occasione in cui la band finì davvero a scazzottate sul palco. Era il 14 dicembre, al Toad's Place di New Haven, Connecticut, e la rissa vide The Edge sferrare un pugno a Bono in difesa del batterista Larry Mullen Jr..

Il cantante e il chitarrista parlarono della loro zuffa in un'intervista televisiva con Jonathan Ross nel luglio 2009. "Era uno di quei primi concerti in cui senti davvero che la tua vita dipende dal successo dello show", ha ricordato The Edge. "E a metà concerto la batteria di Larry ha iniziato a disintegrarsi, e lui era letteralmente lì con un set di chiavi inglesi a cercare di sistemarla. Bono non capiva cosa stesse succedendo, sapeva solo che Larry aveva smesso di suonare, e ha perso la testa... È stato il delirio.”

"Edge mi ha piazzato un bel pugno", ha detto Bono, mimando l'impatto di un colpo al lato della faccia. "Mi ha colpito molto, molto forte.” Nel libro "U2 by U2", la band ha fornito ulteriori dettagli sull’incidente. "Avevo dato il via a una canzone, e Larry non era entrato", ha spiegato Bono. "Ho ricominciato il conto, e lui non è ancora partito. Ho guardato intorno; sembrava che si stesse nascondendo dietro la batteria, dal mio sguardo fulminante. Così ho preso la batteria per mostrare al pubblico il batterista nascosto, e l'ho lanciata tra la gente."

"Mi ha inseguito intorno alla batteria, voleva uccidermi con un asta del microfono", ha raccontato Larry Mullen Jr.. "Sono corso allo spogliatoio, correndo per la mia vita. Edge è intervenuto e si è preso uno schiaffo mentre cercava di salvarmi.”

"Edge mi ha dato un pugno", ha ricordato Bono. "È stata una vera rissa, con tutti i membri della band che mi prendevano a botte, e io che ricambiavo. Era una pantomima pura…ma Edge sa tirare un pugno. C'è una lezione qui: non litigare mai con un uomo che si guadagna da vivere con la coordinazione occhio-mano."

 

Fonte: , Loudersound

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3 chitarre per gli Yardbirds https://stonemusic.it/8509/3-chitarre-per-gli-yardbirds/ https://stonemusic.it/8509/3-chitarre-per-gli-yardbirds/#respond Fri, 19 Apr 2024 10:00:22 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=8509 Hanno avuto Eric Clapton. Hanno avuto Jeff Beck. Hanno avuto Jimmy Page. Alla fine degli anni 60, nessun altro gruppo poteva rivaleggiare con gli Yardbirds. E senza di loro, non ci sarebbero stati i Led Zeppelin.

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Sabato notte a New York: 30 marzo 1968 – l’estate dell’odio ci è quasi addosso. Cinque notti dopo, Martin Luther King Jr sarà assassinato a Memphis. Altri due mesi e toccherà a Bobby Kennedy. Alla fine dell’anno, Richard Milhous Nixon sarà eletto 37° Presidente degli Stati Uniti. Hey Jude dei Beatles potrà anche essere il singolo più venduto dell’anno, ma è suo il lato B (Revolution) a parlare dritto al cuore della generazione di capelloni, e viaggiatori acidi in questa fredda serata primaverile sono in fila davanti all’Anderson Theatre al 66 della Second Avenue per vedere gli Yardbirds – il gruppo più groove d’Inghilterra. O meglio, ciò che ne resta. È la terza data del loro ottavo tour americano in quattro anni e anche se il chitarrista Jimmy Page e il bassista Chris Dreja non lo sanno ancora, sarà anche l’ultimo. “Avevamo perso l’entusiasmo”, ci svela oggi il batterista e cofondatore Jim McCarty. “Non avevamo più energie. Se ci fossimo presi una lunga pausa, ci fossimo seduti, riposati e presi tempo per pensare a nuove canzoni, forse saremo stati in grado di continuare. Ma a quell’epoca tutto si basava sul concetto di lavorare come muli e suonare ogni singola maledetta sera”, sospira. “Credevano che, se ti prendevi una pausa di sei mesi, nessuno si sarebbe più ricordato di te”.

Va anche detta una cosa: sarebbe sembrato a tutti un assurdo e inopportuno chiamare proprio in quel momento un time-out per quello che era uno dei più creativi, famosi e influenti gruppi dei Swinging Sixties. Famosi per hit proto-psych come For Your LoveShapes Of Things e Over, Upwards, Sideways, Down, gli Yardbirds erano anche stati la casa dei tre migliori chitarristi inglesi: Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page. Erano apparsi in film d’autore come Blow Up di Antonioni, ed erano adorati da emergenti del calibro di David Bowie, Rod Stewart, Steven Tyler, Alice Cooper, Lemmy, Gary Moore e Alex Lifeson…

«Gli Yardbirds erano sempre stati fantasticamente sgargianti, imperscrutabilmente cool, e favolosamente irraggiungibili»

Gli Yardbirds insomma erano la storia vivente – anche nel 1968. Ma anziché resistere e tramutarsi in un gruppo da Lp, cosa che tramutò i loro contemporanei Who, Kinks, Cream e Stones in superstar mondiali, alla fine degli anni 60 gli Yardbirds stavano per buttare la loro carriera nel cesso. Perché? Il problema, dice McCarty, era che “eravamo disperati. Non volevamo fare un altro tour degli Yardbirds”. Erano mesi che lui e il cantante Keith Relf discutevano tra loro di questa cosa… “Volevamo cambiare. Fare un altro tipo di canzoni, un altro tipo di musica. Qualcosa di più …rinfrescante. Dopo che ogni sera, tutte le sere, suonavi sempre la solita roba pesantissima… ci sembrava tutto senza uno scopo, un obiettivo… ma loro volevano andare avanti." ‘Loro’ erano Dreja e Page. E cazzo, certo che volevano andare avanti. O almeno, lo voleva Jimmy Page.

Quella notte all’Anderson Theatre fu un perfetto momento alla ‘sliding doors’. Basta ascoltare la registrazione live dello show – ora disponibile ufficialmente per la prima volta in YARDBIRDS ’68 (prodotto e restaurato digitalmente da Page e disponibile in diversi formati sul suo sito ufficiale) per capire cosa sarebbe potuto succedere se McCarty e Relf non avescoversero voluto smettere con tanta fermezza: non è esagerato definire il gruppo che suonò su quel palco quella sera i proto-Zeppelin. E non c’è nulla di male nel chiedersi cosa sarebbe accaduto se Page non se ne fosse andato tre mesi più tardi per trovare un nuovo cantante e una sezione ritmica con cui suonare – per creare quello che prima fu annunciato come gli Yardbirds featuring Jimmy Page, poi poche settimane dopo i New Yardbirds. E poi, ancora più improvvisamente, come un’entità del tutto nuova chiamata Led Zeppelin. In effetti, ascoltando il disco dal vivo del ’68, ‘i New Yardbirds’ sarebbe stata una descrizione più accurata della formazione che Page mise assieme nei mesi che seguirono il concerto all’Anderson Theatre. Perché era tutto già là a New York, nel marzo del 1968. Non solo l’impostazione sonora di Train Kept A-Rolling, Dazed And Confused e White Summer – ma anche quell’atteggiamento un po’ spocchioso alla ‘Non provateci nemmeno, siamo di gran lunga superiori a voi tutti’...

Leggi l'articolo completo nella cover story di gennaio di Classic Rock Italia! Disponibile anche online cliccando qui!

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L’intervista agli OLD ROCK CITY ORCHESTRA https://stonemusic.it/8514/old-rock-city-orchestra-intervista/ https://stonemusic.it/8514/old-rock-city-orchestra-intervista/#respond Thu, 18 Apr 2024 10:41:48 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=8514 Gli Old Rock City Orchestra sono una band di Orvieto che, dopo aver sperimentato diverse formazioni, ha finalmente raggiunto il suo equilibrio ideale.

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Come nascono gli Old Rock City Orchestra?
Io (Raffaele) e Cinzia suonavamo già insieme in un’altra band con la quale facevamo cover di musica anni ‘70/’80. Quell’esperienza ha rappresentato per noi l’ultima fase del lungo periodo musicale in cui solitamente “si impara a suonare” con le canzoni dei grandi artisti che hanno segnato la storia della musica. Poi è arrivata l’esigenza di esprimerci con qualcosa di autentico e abbiamo così deciso di dar vita a un nuovo progetto. Era il 2009. A noi due si è aggiunto da subito il bassista e amico Giacomo Cocchiara e in un primo momento anche suo fratello Laurence al violino. Dopo aver “provinato” diversi batteristi, abbiamo infine contattato una nostra vecchia conoscenza, Michele “Mike” Capriolo, che ha completato il quintetto. Ma siamo rimasti quasi da subito in quattro, perché a causa dei molteplici impegni in varie formazioni, Laurence è stato costretto dopo poco tempo a lasciare la band, anche se ha collaborato e collabora tutt’ora con noi sia in studio sia live.
Agli inizi del 2016, la band ha avuto un altro cambio di line-up con l’uscita di Giacomo e così siamo rimasti in tre, io alle chitarre, basso e voce, Cinzia voce e tastiere e Mike alla batteria, cori e percussioni.

Perché questo nome?
Si riferisce a Orvieto, la città in cui ci siamo conosciuti e siamo cresciuti insieme. L’antico nome latino di Orvieto, che sorge su una rupe tufacea, è Urbs Vetus, letteralmente “la città vecchia”. “La vecchia città sulla roccia” suonava in inglese “Old Rock City”, un gioco di parole che richiama anche il genere che più ci piace, il vecchio rock. Ma non era ancora sufficientemente pomposo, lungo e difficile da ricordare! Così, abbiamo deciso di diventare gli Old Rock City Orchestra.

Fate un rock-prog con influenze psichedeliche. Quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
(Cinzia) Effettivamente il nostro sound ha un richiamo alla musica rock progressiva e psichedelica. Jethro Tull, Gentle Giant, Uriah Heep e altri ancora sono sicuramente modelli di riferimento, ma se suonare musica prog significasse solo tempi dispari, suite di oltre 20 minuti e utilizzo obbligatorio di mellotron allora si andrebbe contro il concetto stesso di musica progressiva. Ovviamente, anche noi gli siamo debitori, ma cerchiamo di farne buon uso per proporre qualcosa di nuovo (o almeno tentare di farlo!).

Quali sono stati i percorsi musicali, anche individuali, che vi hanno condotto al vostro sound attuale?
Io (Mike) ascolto da sempre musica rock e heavy metal. Iron Maiden, Deep Purple, Toto, King Diamond e altri ancora fanno parte del mio bagaglio musicale. Ho imparato a suonare la batteria “rubando” dai più grandi! Ognuno di noi attinge al proprio background di ascolti ed esperienze che vanno a confluire e ad arricchire nelle forme più varie il sound della band. Io e Raffaele, chitarrista dall’anima blues, ai tempi del liceo, un po’ come Brian May e Roger Taylor dei Queen, ci incontravamo ogni pomeriggio in un negozio di strumenti musicali e suonavamo insieme per ore, anche con musicisti di passaggio! Mentre Cinzia, che è una musicista più “classica”, ha avuto l’onore di conoscere ed esibirsi con Mike Moran, che con i Queen ci ha suonato davvero!

Quanti album avete all’attivo e cosa ci dite a riguardo?
(Cinzia) Nel 2012 è uscito il nostro album d’esordio ONCE UPON A TIME, seguito nel 2015 da BACK TO EARTH, entrambi pubblicati dall’etichetta indipendente M. P. & Records. Pur avendo in comune le sonorità rock e la psichedelia, il primo è più spontaneo, vivace e meno “meditato”, mentre il secondo è un vero e proprio “concept” dove la musica si fa più ponderata, la scelta dei suoni è maggiormente curata e il tutto tende verso una dimensione più oscura e introspettiva.

Cosa ne pensate del rock in Italia? E voi, come siete percepiti dal pubblico?
(Raffaele) Questa è una domanda difficile! L’attuale scena rock italiana è ricca di nuovi gruppi di qualità, ma in un mondo musicale dove il pop commerciale “usa e getta” la fa da padrone, il rock trova poco spazio. E’ un vero peccato perché il rock è ascoltato da tutti, anche i più giovani, che vanno ai concerti e comprano ancora i dischi. La situazione realmente drammatica riguarda le band emergenti, come la nostra: molti locali preferiscono le cover band di Vasco Rossi o Ligabue per fare cassa. Nella migliore delle ipotesi, anche tribute band dei Pink Floyd, o dei Queen. Per questo le radio nazionali difficilmente inseriscono un tuo brano nella programmazione, e le possibilità di farsi conoscere si limitano ai social, le radio indipendenti e qualche rarissimo festival di settore.
Il rock non è morto, ma vive nel (e del) passato. Dobbiamo lottare ogni giorno per evitare l’estinzione e, forse, siamo più apprezzati all’estero che in Italia. In generale, quando suoniamo, il pubblico viene catturato dalla nostra musica e questo ci fa ben sperare per il futuro!

Vi siete aggiudicati il contest di «Classic Rock» con il brano Lady Viper, “la donna vipera”. Cosa si cela dietro a questo pezzo?
(Raffaele) È una metafora che descrive il dualismo tra la paura di cedere alle tentazioni e il desiderio di farlo. Rappresenta l’eterna lotta tra la ragione e l’istinto, tra il dovere e il piacere. La nostra “Lady Viper” è una figura femminile “velenosa”, una sorta di sintesi tra Eva, la prima donna, e il serpente dell’Eden, che attira
a sé l’Adamo di turno, apparentemente intenzionato a resistere al fascino del proibito, ma segretamente desideroso e attratto dalla figura tentatrice e dalla sensazione stessa dell’essere tentato. Cosa fare? Cedere o resistere?

Se vi chiedessimo cosa è cambiato dall’inizio di questo percorso ad oggi, cosa ci direste?

(Mike) Da quel primo EP del 2010 di cose ne sono successe! Il primo lavoro discografico pubblicato nel 2012, un tour europeo l’anno successivo, un secondo album nel 2015, il recente ritorno in Inghilterra con il concerto di Liverpool, la vittoria del contest di Classic Rock Italia! Quando abbiamo iniziato questa avventura non potevamo immaginare di ottenere risultati così importanti. Partire da una sala prove delle campagne umbre e arrivare a suonare a Londra al famoso The Hope and Anchor dove si sono esibiti, tra gli altri, Dire Straits, Clash, Police, Ramones, è un sogno che si realizza, così come partecipare al Balkan Youth Festival in Bulgaria e suonare davanti a migliaia di persone, o condividere il palco con artisti che hanno segnato la tua crescita musicale come i leggendari Biglietto Per L’Inferno, oppure essere l’opening act di Bernardo Lanzetti, cantante storico della PFM. Abbiamo avuto anche momenti difficili, specialmente dopo il cambio di formazione, ma ciò che è rimasto immutato è l’entusiasmo e la voglia di andare avanti, di continuare a crescere e di fare sempre meglio, scrivendo nuova musica e continuando a sognare!

 

 

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Come gli SKIANTOS misero a ferro e fuoco il rock italiano https://stonemusic.it/8518/come-gli-skiantos-misero-a-ferro-e-fuoco-il-rock-italiano/ https://stonemusic.it/8518/come-gli-skiantos-misero-a-ferro-e-fuoco-il-rock-italiano/#respond Wed, 17 Apr 2024 15:34:47 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=8518 Gli SKIANTOS: vitali e furibondi, e Bologna produsse la band più “fuori” del rock italiano. Ecco la cronaca di quei confusi, irripetibili momenti.

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L'origine degli Skiantos è avvolta (volutamente?) nella nebbia.
Siamo a Bologna (questo è sicuro): nella prima metà degli anni 70 pare esista un branco di ragazzini che si trovano nella cantina di uno di loro, tale Roberto Antoni che si fa chiamare Freak. In cantina, fanno soprattutto casino e ascoltano dischi: “Ci chiamavamo Freak Antoni e la Demenza Precoce – ricorderà poi Antoni – facevamo canzoni che non avevano il minimo contenuto da predicare. Delle canzonacce”. Makaroni o Permanent flebo (che finiranno nel primo album) sono di quel periodo.

Punk, new wave etc. non esistono ancora (non a Bologna o in Italia, comunque): a dominare il panorama musicale sono ancora progressive e cantautori. Anni dopo, nel 1977, Freak – che adesso frequenta il Dams – contatta un compagno di facoltà che fa teatro, Stefano Cavedoni, e gli chiede di studiare qualcosa di teatrale per un’ipotetica band. “Che genere fate?”, gli chiede, e Freak: “Non ne ho idea!”.
Ma tu suoni? Canti?”.  “No, e tu?”. “Neanche”.
Bene, dunque: nessuno suona, nessuno canta, quindi si può fare una band. Giusto? Giusto. 
Ma qui bisogna capire, come si dice, il “contesto”, perché se non si comprende cos’era Bologna nel 1977, non si possono capire appieno gli Skiantos e le altre decine di gruppi che in quei giorni misero a ferro e fuoco il rock italiano. Per cercare di raccontare cosa sia successo a Bologna tra il 1976 e il 1980 sono stati scritti libri, si è data voce ai protagonisti culturali, musicali e politici del periodo, si sono organizzati convegni e dibattiti. Eppure, resta molto difficile riuscire a raccontare anni in cui vicende politiche, artistiche, musicali, cronaca, candelotti, proiettili, cortei, convegni, occupazioni, concerti, vetrine spaccate, autoriduzioni, eroina a fiumi, spille da balia, follia, radio libere e mille altre schegge impazzite cozzarono violentemente dando origine a un ribollire che ancora oggi può essere rappresentato solo come un mosaico che cambia aspetto a ogni angolazione.

«Il gruppo sulla carta c’è, ma non ha mai suonato una nota insieme - in realtà, alcuni dei componenti non si conoscono neanche»

cliccando qui.

Musicalmente, si era arrivati a un punto morto: la creatività in città era, per diverse ragioni, ridotta quasi a zero. Si faceva musica come sempre, ma non si inventava quasi nulla. Più o meno, questo avveniva anche a livello nazionale: i cantautori iniziavano a… “cantarsi addosso”, i gruppi rock si impelagavano in un progressive sempre più arzigogolato e perfino la canzone commerciale viveva una fase di grande stanchezza rappresentata dal quasi annientamento del Festival di Sanremo, quasi abbandonato anche dalla televisione. A dare uno scossone all’ambiente musicale ci pensò l’esplosione del punk, ma questo fu solo uno dei mille aspetti che contribuirono all’ebollizione di quegli anni.
Perché se la Bologna del tempo sembrava il solito placido paesone addormentato, sotto la cenere la situazione era culturalmente e politicamente esplosiva. Dal 1975, il Conservatorio G.B. Martini vantava due corsi unici in Italia: Musica elettronica di Gianfelice Fugazza e Musica d’uso di Ettore Ballotta. In quei corsi si stavano preparando alcune delle menti più lucide della musica di quegli anni e di quelli a venire, come ad esempio i produttori Oderso Rubini (ne riparleremo),  Mauro Malavasi, Fio Zanotti e Celso Valli. Poi il Dams, che esisteva da diversi anni, nel ‘77 arrivava a ben 12.000 iscritti tra i quali futuri fumettisti, giornalisti e scrittori come Pazienza, Tondelli, Cacucci, Lucarelli o Iacona. Poi dal febbraio ‘76 trasmetteva Radio Alice, emittente che prima ancora che “incitare alla lotta armata” (questa la motivazione con cui fu chiusa) rappresentava un caposaldo della controinformazione: un microfono aperto a chiunque volesse dire qualcosa, una fonte inesauribile di musica che nessun altro trasmetteva, il catalizzatore di tanta disordinata, caotica e urgente creatività. Tutti questi elementi contribuirono in maniera determinante alla formazione di una “nuova” coscienza giovanile, nuovi gusti, nuove istanze. Proprio tra il ‘76 e il ‘77 prese vita il Movimento Studentesco che rivendicava con enorme forza spazio per idee, fantasia e creatività. Uno spazio che in nessun senso le istituzioni sapevano dargli. E non si trattava solo di rivendicazioni culturali: in una città storicamente governata dal PCI, il “nemico” del Movimento non era la destra italiana (qui quasi inesistente), ma la molto più ingombrante sinistra istituzionale: non a caso, accanto al portone d’ingresso della Facoltà di Lettere campeggiava l’enorme scritta “In Cile i carri armati, in Italia i sindacati”.
Sempre nel 1977, la stragrande maggioranza  degli iscritti al PCI bolognese aveva più di 40 anni: i giovani non si riconosceva più in un partito sempre più condiscendente (a livello locale e nazionale) con la DC, e se ne allontanavano. Di sicuro, chi governava la città non capì (o non volle, o non poté capire) la ricchezza del Movimento e delle sue idee, che erano sicuramente confuse e magari contraddittorie, ma avevano comunque il dichiarato obiettivo di mettere in crisi qualsiasi modello esistente, visto come impedimento alla libera creatività...

 

Tratto da Classic Rock #27

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KORPIKLAANI: Headliner della prima giornata Metal For Emergency 2024  https://stonemusic.it/65808/korpiklaani-headliner-della-prima-giornata-metal-for-emergency-2024/ https://stonemusic.it/65808/korpiklaani-headliner-della-prima-giornata-metal-for-emergency-2024/#respond Wed, 17 Apr 2024 13:48:19 +0000 https://stonemusic.it/?p=65808 I KORPIKLAANI, Headliner della prima giornata Metal For Emergency 2024, pubblicheranno il nuovo album sabato 3 agosto!

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Le superstar folk metal KORPIKLAANI dalla Finlandia saranno headliner della prima serata del Metal For Emergency 2024 presso Filagosto a Filago (BG) a supporto del nuovo album “ Rankarumpu” pubblicato il 5 aprile scorso per Nuclear Blast Records. Il noto festival del genere è giunto alla sua undicesima edizione, prevendite da ora disponibili sul circuito ufficiale Ciaotickets, ingresso € 5.

L’ensemble fondato da Jonne Järvelä (voce/chitarra) nel 2003, è stato in grado di creare uno stile facilmente riconoscibile negli ultimi due decenni, un evento raro nel mondo della musica heavy del 21° secolo. "Rankarumpu", il dodicesimo album in studio dei Korpiklaani, prodotto e mixato da Janne Saksa, master ad opera di Svante Forsbäck - noto tra gli altri per il suo lavoro con i Rammstein -, è ancora una volta pieno di gustoso folk metal e dei suoi diversi sapori, ma ne offre anche di nuovi. Fuori i singoli e video Rankarumpu, Oraakkelit, Aita, Saunaan.

"...quando ho iniziato a pensare al materiale per ‘Rankarumpu’, mi sono posto un obiettivo. Un paio di dischi precedenti, in particolare ‘Kulkija’ (2018), erano nel complesso un po' più lenti, quindi questa volta ho voluto beneficiare di un tempo un po' più veloce, un po' come il vecchio Korpiklaani." spiega Jonne Järvelä “...per la maggior parte ‘Rankarumpu’ - nel suo insieme, probabilmente l'album più orecchiabile della band fino ad oggi - corre avanti ad un ritmo più veloce. La primissima cosa che ho finito è stata la traccia contro la guerra ‘Tapa sen kun kerkeet’. Beh, indovina un po'? È una canzone dei Korpiklaani che scorre veloce con un ritornello orecchiabile. La canzone ‘Viikatelintu’ ha angoli emozionanti che non avevamo mai provato prima. È simile a una ballata con una calma melodia vocale - una cosa rara in questo album”.

Samuli Mikkonen, che si è unito alla band nel 2019, scrive i testi di ‘Saunaan’ e‘Kalmisto’, gli altri sono ad opera di Järvelä e hanno ancora una volta molti temi finlandesi distintivi e molte delle storie sono legate a paesaggi nordici, vecchi miti e così via. "Tuttavia, non si tratta solo di raccontare storie sulla Finlandia, le nostre tradizioni e così via. Ad esempio, la canzone del titolo ‘Rankarumpu’ parla di noi - Korpiklaani. È un tributo pienamente consapevole a questa band e ai suoi membri. Questa canzone riassume semplicemente su cosa sono i Korpiklaani." dice Järvelä 
“Una delle caratteristiche più meravigliose del nuovo album  è legata agli strumenti popolari. Sebbene i Korpiklaani abbiano fatto una o forse anche un paio di cose indimenticabili nel regno del folk metal, questa volta il violino di Olli Vänskä e la fisarmonica di Sami Perttula potrebbero sorprendere anche i fan più accaniti…oserei dire che gli strumenti folk non sono mai stati una parte così essenziale del nostro suono"

"...Abbiamo fatto un intenso tour nel Regno Unito con gli Alestorm a febbraio/marzo. Poi andremo in Nord America ad aprile. Poi suoneremo ai festival. Poi faremo un tour europeo... E poi faremo ancora un po' di tour. In altre parole: saremo impegnati a promuovere questo fantastico nuovo disco ai fan di tutto il mondo e non vediamo l'ora!".

Jonne Järvelä | Voce, Chitarra acustica 
Sami Perttula | Fisarmonica
Olli Vänskä | Violino
Jarkko Aaltonen | Basso
Kalle „Cane“ Savijärvi | Chitarra
Samuli Mikkonen | Batteria e percussioni 

 

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Il nuovo tour di DUFF McKAGAN in Europa https://stonemusic.it/65798/il-nuovo-tour-di-duff-mckagan-in-europa/ https://stonemusic.it/65798/il-nuovo-tour-di-duff-mckagan-in-europa/#respond Tue, 16 Apr 2024 13:08:47 +0000 https://stonemusic.it/?p=65798 Il bassista dei Guns N' Roses, DUFF McKAGAN, ha annunciato un tour in Europa per promuovere il suo ultimo album, "Lighthouse", uscito lo scorso anno.

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Duff McKagan sarà protagonista di 15 concerti in 11 paesi, con il via ufficiale all'Academy di Dublino, Irlanda, il 30 settembre, e la chiusura a Stoccolma, Svezia, il 22 ottobre. Il calendario include anche una data in Italia il 16 ottobre ai Magazzini Generali di Milano. I biglietti saranno in vendita generale a partire dalle 10 del mattino (ora locale) di venerdì 19 aprile. Per maggiori informazioni sui biglietti e sulle prevendite, visita il sito duffonline.com, e per scoprire i VIP pass esplora qui.

Parlando dell'album, McKagan ha dichiarato: "In parole povere, sono canzoni d'amore. È un riassunto della mia relazione con mia moglie Susan. Io sono la persona che attraversa l'oceano, finendo per arenarsi sulla riva, e lei è il faro. Ma anche in un senso più ampio, durante il Covid eravamo tutti confusi e spaventati: 'Cosa succederà adesso?' Cercavo sempre qualcosa di bello a cui aggrapparmi."

Il mese scorso McKagan ha pubblicato un'extended version dell'album che include otto tracce aggiuntive e un video di un'esibizione live di nove brani registrato all'Easy Street Records di Seattle, WA.

 
Duff McKagan: Tour Europeo 2024
30 Set: Dublino, Academy (Irlanda)
02 Ott: Glasgow, Oran Mor (UK)
03 Ott: Manchester, Academy 2 (UK)
05 Ott: Londra, Islington Assembly Hall (UK)
07 Ott: Utrecht, Grote Zaal (Paesi Bassi)
08 Ott: Colonia, Kantine (Germania)
09 Ott: Monaco, Freiheitshalle (Germania)
11 Ott: Brno, Sono Centrum (Repubblica Ceca)
13 Ott: Varsavia, Stodola (Polonia)
14 Ott: Berlino, Heimathafen (Germania)
16 Ott: Milano, Magazzini Generali (Italia)
17 Ott: Soletta, Kofmeh (Svizzera)
19 Ott: Liegi, OM (Belgio)
20 Ott: Parigi, Trianon (Francia)

22 Ott: Stoccolma, Nalen (Svezia)

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Il rock attraverso le riviste italiane | Ciao 2001 https://stonemusic.it/65793/il-rock-attraverso-le-riviste-italiane-ciao-2001/ https://stonemusic.it/65793/il-rock-attraverso-le-riviste-italiane-ciao-2001/#respond Mon, 15 Apr 2024 15:01:09 +0000 https://stonemusic.it/?p=65793 «Il rock in Italia è arrivato negli anni Settanta» il viaggio di Riccardo Bertoncelli nelle prime riviste rock italiane, dall’ultimo numero di CIAO 2001.

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di Riccardo Bertoncelli

Ci piace sempre dire che il rock in Italia è arrivato effettivamente negli anni Settanta, e se non proprio “arrivato” almeno si è radicato, a differenza di molti altri Paesi europei, Francia Germania Olanda Svizzera, già da tempo investiti da quell’onda. Qui da noi gli stessi Beatles e Stones giunsero con eco attutita, e certi nomi oggi considerati imprescindibili (faccio un nome su tutti: Velvet Underground) negli anni Sessanta erano degli sconosciutissimi sottozero. Il fatto è che mancava una rete solida di concerti, la RAI monopolista si limitava ad allungare avari bocconcini radiofonici (Bandiera gialla, Count Down, le prime serie di Per voi giovani) e le riviste musicali non facevano ricerca né scoperta, limitandosi a infilare tutto/tutti nello stesso calderone giovanile: Rita Pavone e gli Animals, Antoine e i Who, la New Vaudeville Band, Gianni Morandi e Bob Dylan. Tre erano quelle riviste: «Ciao amici!», credo la più longeva, «Giovani» e «Big». A un certo punto sul finire dei Sessanta «Ciao amici!» e «Big» si fusero e nacque «Ciao 2001», che per i polemici talebani come me spostò di poco le cose; c’erano sì meno Cantagiro e più canzone d’autore, qualche spunto rock di tendenza e qualcosa in diretta da Londra, però mancava tutto il coté underground, mancavano i profeti, i diversi, i provocatori, che quelli come me cercavano a tutti i costi.

Anche per quello, con sprezzo del pericolo e valoroso autolesionismo, fondai nel 1969 una rivistina ciclostilata che non chiamo fanzine perché neppure il termine era ancora nato in quei giorni. Si chiamava «Blues Anytime», “organo del John Mayall Fan Club of Italy”, che poi con il contributo di Paolo Carù diventò «Pop Messenger Service» e infine, tornato io one man band, si trasformò in «Freak», “mensile pop per lucide menti aperte”. Lì parlavo della musica che mi piaceva, il poco che riuscivo ad arraffare su disco con le mie magre finanze e con gli ascolti radiofonici (fondamentale Count Down, ma valeva anche Studio Pop, sulle onde della Radio Svizzera Italiana). Le riviste erano di poco aiuto; quelle straniere, da «Rolling Stone» al «Melody Maker» alla splendida, dimenticatissima «Jazz&Pop», circolavano ventimila leghe sotto i miei mari, e quelle italiane non “di settore” dedicavano al nuovo rock poco davvero – mi piace però citare «Ubu», un foglione molto d’epoca curato da Franco Quadri, che su uno dei suoi pochi numeri dedicò largo spazio a Bob Dylan…

…continua sul terzo numero di CIAO 2001, già disponibile online e in edicola!

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TOM PETTY: la canzone perfetta https://stonemusic.it/7514/tom-petty-la-canzone-perfetta/ https://stonemusic.it/7514/tom-petty-la-canzone-perfetta/#respond Mon, 15 Apr 2024 12:52:39 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=7514 Stretto tra il punk, i primi vagiti del goth e della new wave, sul finire degli anni 70 "Refugee" ribadì con fierezza il primato del rock chitarristico.

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Era pomeriggio tardi e Mike Campbell se ne stava pigramente seduto ad ascoltare la versione di John Mayall di Oh Pretty Woman, quella contenuta in CRUSADE del 1967 e registrata con un giovanissimo Mick Taylor pre-Rolling Stones alla chitarra. Quel pezzo aveva un suono scuro, minaccioso, addirittura pericoloso. Fu proprio quel suono di chitarra a ispirargli una canzone intitolata Refugee.
Adoro quel disco”, afferma Campbell. “Lo suonavo per esercitarmi con la chitarra, seguendolo nota per nota. Adoro il modo di suonare di Mick Taylor, e probabilmente qualcosa di quel sound mi si è appiccicato addosso”. In fondo, tutto inizia sempre da qualcos’altro. “Avevo una chitarra Gibson che volevo provare”, continua, “e mi ero messo in testa di trovare degli accordi su cui poter costruire dei riff potenti, massicci.”
Così, Campbell registrò alcune idee per la chitarra su un quattro piste, e poi, senza nemmeno scriverci sopra un titolo, diede la cassetta a Tom Petty perché l’ascoltasse.

Refugee era la canzone perfetta, quella che avrebbe sbloccato Petty una volta per tutte

Nel 1979, i due amici non avevano ancora scritto molto assieme, ma Denny Cordell, che in seguito sarebbe stato il loro produttore, suggerì che poteva essere una buona idea. Proprio in quel periodo, Campbell e Petty avevano scritto un brano immaginato come primo singolo di quello che sarebbe stato il disco d’esordio dei Tom Petty & the Heartbreakers, ma non era un granché. Poi Campbell comprò il suo registratore quattro piste e qualcosa cambiò.
Fu in quel preciso momento che il talento di Mike sbocciò”, ricordava Petty. “Stava sempre a trafficare con quei nastri che preparava a casa sua. Per il nostro terzo album, DAMN THE TORPEDOES, mi portò questi due brani incredibili: Refugee e Here Comes My Girl. Fu lì che si sbloccò”.
Con quel materiale, anche la Musa di Tom Petty si sbloccò: gli ci vollero solo 10 minuti per scrivere un testo da montare sulla musica priva di titolo che aveva ascoltato nella cassetta datagli da Campbell. Ma questa fu l’ultima cosa facile di Refugee.

Ricordo solo di avergli dato la cassetta dicendogli: ‘Ecco qualche demo’”, racconta Campbell sorridendo. “Non ci pensai più di tanto. Poi, alla successiva sessione di prove, lui mi disse: ‘Ho lavorato sul tuo nastro e ho messo un testo a questo brano’. E io, incuriosito: ‘Davvero?’. Quando me la suonò, rimasi a bocca aperta. Subito dopo, il gruppo cercò di impararla e questo fu un bel problema: cercare di catturare dal vivo con la band la magia di quel demo non era impresa facile e richiese del tempo”.

Dal numero #60 di Classic Rock

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