Stone Music https://stonemusic.it Il Portale in cui batte un vero cuore rock Wed, 08 May 2024 13:05:36 +0000 it-IT hourly 1 https://i1.wp.com/stonemusic.it/wp-content/uploads/2019/05/cropped-favicon-1.png?fit=32%2C32&ssl=1 Stone Music https://stonemusic.it 32 32 178453812 E il più grande entertainer del 20° secolo è… https://stonemusic.it/14058/piu-grande-entertainer-20simo-secolo/ https://stonemusic.it/14058/piu-grande-entertainer-20simo-secolo/#respond Wed, 08 May 2024 08:22:09 +0000 http://stonemusic.it/?p=14058 Un sondaggio della BBC ha decretato chi è il più grande entertainer del ventesimo secolo. Secondo te chi è?

The post E il più grande entertainer del 20° secolo è… first appeared on Stone Music.

]]>

È David Bowie il più grande entertainer del ventesimo secolo.

Lo ha decretato il pubblico inglese in un sondaggio lanciato dalla BBC. Oltre al Duca Bianco, gli inglesi potevano scegliere tra Charlie Chaplin, Billie Holiday e Marilyn Monroe, ma Bowie ha avuto la meglio.

Il pubblico ha potuto anche votare diverse personalità in altre categorie come gli sportivi, artisti e e scrittori, leader, esploratori, scienziati e attivisti.

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!

Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

The post E il più grande entertainer del 20° secolo è… first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/14058/piu-grande-entertainer-20simo-secolo/feed/ 0 14058
Quando un fan rubò la scena ai FOO FIGHTERS https://stonemusic.it/9676/foo-fighters-fan-chitarra/ https://stonemusic.it/9676/foo-fighters-fan-chitarra/#respond Tue, 07 May 2024 15:42:50 +0000 http://stonemusic.it/?p=9676 Quella volta che Dave Grohl invitò un ragazzo sul palco insieme ai Foo Fighters: il suo talento incredibile e un assolo lasciarono tutti senza parole, guarda il video!

The post Quando un fan rubò la scena ai FOO FIGHTERS first appeared on Stone Music.

]]>

Durante un concerto del 2018 dei Foo Fighters, ad Austin, in Texas, Dave Grohl ha invitato sul palco un fan dalle prime file, per unirsi alla band. Il video della performance è subito diventato virale perché il ragazzo, si è rivelato essere un talento pazzesco.
Il ragazzo, inizialmente soprannominato “Kiss Guy” a causa del trucco, ha esibito un brano e un assolo alla perfezione, lasciando senza parole il leader dei Foo Fighters, che ha dimenticato le parole, incredulo.

Il talentuoso e ignoto chitarrista si è poi rivelato essere un ragazzo di nome Yayo Sanchez e per quanto molti abbiano pensato ad una trovata pubblicitaria, la band ha confermato che non è trattato di un episodio programmato: solo una fortuna incredibile.

Guarda il video qui sotto! 

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!

Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

The post Quando un fan rubò la scena ai FOO FIGHTERS first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/9676/foo-fighters-fan-chitarra/feed/ 0 9676
6 cose che forse non sapevate sui Marillion | PROG https://stonemusic.it/50052/marillion-prog/ https://stonemusic.it/50052/marillion-prog/#respond Tue, 07 May 2024 08:00:07 +0000 https://stonemusic.it/?p=50052 Da dove viene il loro nome? Chi erano gli How We Live e cosa impedì a Steve Hogarth di diventare un postino? Ecco qualche curiosità sui Marillion, in copertina sul prossimo numero di PROG.

The post 6 cose che forse non sapevate sui Marillion | PROG first appeared on Stone Music.

]]>
Emersi dalla scena post-punk britannica, i Marillion furono un ponte con il prog, diventando una della prime voci del neo prog rock degli anni ’80. Conoscete questi fatti sulla band?

Il loro nome era Silmarillion…

Un nome, un programma: l’allusione al capolavoro di nicchia di J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, rifletteva l’intenzione di Doug Irvine e Mick Pointer di creare una band in perfetto stile prog, con allusioni letterarie di alto livello. Ma con l’arrivo di Rothery nel gruppo, il nome venne cambiato. Si decise di far cadere una parte del nome ogni volta che qualcuno avrebbe lasciato la band, fino ad arrivare a Lion. Ma la decisione finale e duratura cadde a favore di Marillion.

Da dove veniva il soprannome "Fish"?

Fish, il cantante dei Marillion negli anni '80, ovviamente non si chiama davvero così. Ma allora da dove arriva il suo soprannome? Quando viveva a Fochabers, Moray, un padrone di casa prese a chiamarlo così per la quantità di tempo che Derek passava nel bagno.

Con il vero nome di Derek William Dick, divenne necessario trovare un soprannome il prima possibile.

Steve Hogarth sarebbe potuto essere un postino

Prima dei Marillion, Hogarth aveva formato la band How We Live con il chitarrista Colin Woore, nel 1985. Il duo aveva un contratto con la Columbia Records, ma il loro debutto non fu un successo, tanto che Hogarth si scoraggiò moltissimo e pensò di abbandonare del tutto la musica per fare il postino. Fortunatamente, in quello stesso momento i Marillion stavano cercando un sostituto di Fish...

Un collaboratore d’eccezione per Ian Mosley

Il batterista della band aveva collaborato con il chitarrista dei Genesis Steve Hackett, in tour e in due album da solista. Hackett lo aveva elogiato per le sue doti fenomenali alla batteria.

Un fan club da urlo

Nel 1997 la band andò in tour negli USA spendendo unicamente i soldi raccolti dal suo fan club, oltre $50.000. Il nome del fan club, The Web, è ispirato dal singolo Script for a Jester’s Tear, tratto dal primo album dei Marillion.

L’opportunità ceduta ai Queen

Per il primo film Highlander, la band venne scelta come produttrice della colonna sonora, ma il manager dei Marillion li convinse a concentrarsi sull’album a cui stavano correntemente lavorando, e a non distrarsi con progetti secondari. Un’occasione perduta, che venne raccolta invece niente meno che dai Queen.

…questo e molto altro sul prossimo numero di PROG, dal 17 maggio disponibile in edicola e online!

The post 6 cose che forse non sapevate sui Marillion | PROG first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/50052/marillion-prog/feed/ 0 50052
È vero che De André non concedeva interviste? https://stonemusic.it/30867/de-andre-interviste-vinile/ https://stonemusic.it/30867/de-andre-interviste-vinile/#respond Mon, 06 May 2024 07:30:46 +0000 https://stonemusic.it/?p=30867 È ormai un luogo comune che De André fosse avaro nel concedere interviste, causa la sua nota timidezza e ritrosia. Ma la verità storica è altra... e fra l'altro, l'hai già preso l'ultimo numero di VINILE?

The post È vero che De André non concedeva interviste? first appeared on Stone Music.

]]>

 Il Nostro parlava, eccome se parlava! Ha concesso centinaia di interviste ai più titolati giornalisti come ai ragazzi dei giornalini liceali. Ecco un'intervista, nella quale De André parla di sé, che lo dimostra.

Da «Sogno», 26 dicembre 1965

Abbiamo voluto incontrare Fabrizio cantautore genovese che con La canzone di Marinella ha lanciato un nuovo tipo di “ballata”, a metà strada tra lo stile di Gaber e quello di Luigi Tenco, ma ancora più caratteristico e personale. Arriva sulla sua Spider, in compagnia di una bellissima ragazza che siede al posto di guida: “Chi è, la tua fidanzata?” gli chiediamo a bruciapelo. Si mette a ridere: “No, no: è mia moglie, si chiama Puny; ci siamo sposati giovanissimi e abbiamo già un bambino di tre anni, Cristiano”.

Fabrizio, il pubblico ti conosce e ti apprezza, a giudicare dal successo che hai ottenuto con La canzone di Marinella, ma di te non sa quasi niente, perché hai fama di essere molto restio alle interviste: adesso, visto che ti sei lasciato convincere, vuoi parlarci un po’ della tua vita e di come hai deciso di cantare?

Allora: mi chiamo Fabrizio De André, ho ventiquattro anni, vengo da una famiglia benestante: mio padre è consigliere delegato di una grande industria, un tipo molto severo e, quando ha saputo del mio “pallino”, almeno per i primi tempi, sono stati guai! Mia madre, invece, mi ha sempre un po’ viziato e quindi, anche allora, è stata dalla mia parte. Studio legge all’università e spero di laurearmi prestissimo; contemporaneamente, da bravo padre di famiglia, lavoro: sono amministratore di tre istituti di istruzione privati, qui a Genova. Quanto alle mie canzoni, ne scrivo da quando ero studente di liceo: sono sempre stato un inguaribile romantico e insieme un gran polemico, ce l’ho sempre avuta con l’ipocrisia; e siccome avevo bisogno di sfogarmi, scrivevo delle storielle che poi mettevo in musica e accompagnavo con la chitarra, togliendomi la gran soddisfazione di dire ciò che penso veramente.

 

Di questo genere polemico, hai scritto diverse canzoni prima di Marinella, come mai proprio quest’ultima ti ha reso popolare?

Io credo che il pubblico sia difficile a entusiasmarsi subito per un genere nuovo e un po’ difficile; Marinella è quasi una favola poetica e il pubblico l’ha “sentita”. Pensa che mi sono arrivate decine di lettere di ragazzine e anche signore che mi chiedevano commosse: “Ma è vero che Marinella è morta? Perché è morta? E il suo innamorato?”.

Si è parlato tempo fa di un certo scandalo: i quotidiani hanno riportato la notizia che un tuo disco è stato sequestrato dalla questura di Milano...

Guarda, questo è uno dei più grossi dispiaceri della mia carriera: la canzone si chiamava Carlo Martello, ed era una presa in giro di questo presuntuosissimo re che torna dalla guerra, crede di poter avere tutto per la gloria riportata in battaglia, e invece, nelle sue avventure amorose, non è poi tanto fortunato. Nel resto della canzone c’era qualche espressione un po’ “colorita”, che si sarebbe anche potuta eliminare; ma quelli della questura lo hanno giudicato alla stregua di certo materiale pornografico. Capisci? Io ora sarei una specie di mascalzone che corrompe i giovani. Ma ti assicuro che non è vero. Poi, potrai ascoltare il mio disco e giudicare tu stessa. Io cerco di dire la verità solo la verità.

Ancora qualche domanda-lampo: il tuo nuovo disco?

È uscito da poco Per i tuoi larghi occhi ed è piaciuto molto; adesso preparo un 33 giri con altre quattro canzoni nuove.

Il tuo hobby?

Andare in barca e pescare, da bravo genovese. Poi mi piace molto leggere, specialmente i classici, ma siccome non ho mai tempo io li comincio e Puny li finisce e me li racconta.

I tuoi difetti maggiori?

Sono pigro: la mattina non mi alzerei mai; se non ci fosse mia moglie farei sempre tardi al lavoro; poi sono distratto: a casa del mio manager, scendendo le scale a piedi, finisco immancabilmente in cantina, per esempio.

Un desiderio?

Non lo dire in giro: finire l’università per sfogarmi finalmente a prendere in giro professori e colleghi con qualche canzoncina.

Fabrizio: un cantautore che sa veramente quel che vuole. Un giovane moderno con una volontà di ferro. Un personaggio sincero e spregiudicato. E proprio da queste sue doti scaturisce quella carica di comunicatività, di simpatia, di entusiasmo che i suoi “fans” ammirano e amano. Quando avrà finito gli studi, prenderà in giro colleghi e professori: aspettiamo. Ne verrà fuori qualche altro successo.

Scopri in edicola il nuovo numero di Vinile! Nelle migliori cartolerie oppure online su Sprea.it...

The post È vero che De André non concedeva interviste? first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/30867/de-andre-interviste-vinile/feed/ 0 30867
STEVE HOGARTH, frontman dei Marillion, ci rivela i suoi artisti preferiti https://stonemusic.it/30259/steve-hogarth-prog/ https://stonemusic.it/30259/steve-hogarth-prog/#respond Sun, 05 May 2024 17:24:06 +0000 https://stonemusic.it/?p=30259 Tutta la musica che Steve Hogarth, frontman dei Marillion, ha amato nella vita. Questo e molto altro sul prossimo numero di PROG fuori il 17 maggio!

The post STEVE HOGARTH, frontman dei Marillion, ci rivela i suoi artisti preferiti first appeared on Stone Music.

]]>

Steve Hogarth, leader dei Marillion, una vita passata nella musica. La sua formazione è caratterizzata da generi e sound diversi. Gli abbiamo chiesto di parlarci degli artisti che hanno avuto maggiore impatto su di lui.

LA PRIMA MUSICA CHE RICORDO DI AVER ASCOLTATO

Il primo disco che ho comprato è "She Loves You" dei Beatles. La maggior parte dei successi dei Beatles sono più corti dell’intro dei nostri brani. È uno dei tanti motivi per cui non andavo pazzo per i Beatles.

IL DISCO MIGLIORE DI TUTTI I TEMPI

HUNKY DORY. Ha un non so che di assolutamente geniale. Possiede un fascino innocente, come se non ci fossero filtri tra il suo talento e ciò che ascolti. E poi, lì dentro c’è Life On Mars?, una canzone che per molti varrebbe una intera carriera.

L’AUTORE PREFERITO

Leonard Cohen, perché ha scritto Famous Blue Raincoat, e ho detto tutto. Le parole che usava, e come costruiva i brani. Molti cercano la canzone pop perfetta. Io invece voglio dei sentieri in mezzo a una storia, e ritrovarmi a metà percorso con il cuore spezzato. E in questo, nessuno è meglio di Leonard Cohen.

IL GRUPPO PIÙ SOTTOVALUTATO

Gli Europeans, pochi cazzi!!! Ok, parliamo sul serio, direi i Kinks, perché non sono minimamente famosi come i Beatles, e forse non se lo meritavano, ma secondo me gli stavano appiccicati. Ray Davies ha scritto delle canzoni incredibili. Ad esempio Days, che secondo me è all’altezza di tutto quello che hanno fatto i Fab Four.

…questo e molto altro sul prossimo numero di PROG, dal 17 maggio disponibile in edicola e online!

The post STEVE HOGARTH, frontman dei Marillion, ci rivela i suoi artisti preferiti first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/30259/steve-hogarth-prog/feed/ 0 30259
Due chiacchiere con gli AMISTAT https://stonemusic.it/65953/due-chiacchiere-con-gli-amistat/ https://stonemusic.it/65953/due-chiacchiere-con-gli-amistat/#respond Sun, 05 May 2024 08:46:51 +0000 https://stonemusic.it/?p=65953 Il duo internazionale con radici italiane AMISTAT ci racconta dei suoi equilibri, del suo percorso e di cosa significhi lavorare fianco a fianco con il proprio fratello gemello.

The post Due chiacchiere con gli AMISTAT first appeared on Stone Music.

]]>

In occasione del loro concerto la prossima domenica al Legend Club di Milano, abbiamo voluto conoscere meglio gli AMISTAT: due fratelli gemelli con un obiettivo comune, la musica.

 
Ciao Josef e Jan, è un piacere potervi fare qualche domanda su di voi e sulla vostra interessante carriera musicale. Innanzitutto, ci piacerebbe sapere come è iniziato questo vostro viaggio nel mondo della musica. È cominciato nel 2012, o forse anche prima? Qual è stata la scintilla che vi ha fatto dire: "Okay, facciamolo, suoniamo un po' di musica insieme"?

Jan ha iniziato a suonare la chitarra a 6 anni. In seguito, io ho iniziato a cantare insieme a lui, e abbiamo scoperto l'armonia vocale, innamorandocene completamente. Jan ha sempre suonato in cover band e ha sempre desiderato dedicarsi alla musica a tempo pieno. Io invece mi sono immerso completamente nella musica solo quando mi sono trasferito a Melbourne (Australia) nel 2010. Ho lasciato il mio lavoro da barista e ho iniziato a suonare per strada. Jan aveva appena iniziato un apprendistato come insegnante di golf, ma ha deciso di mollare tutto per raggiungermi in Australia. È stato allora che sono nati gli AMISTAT, e abbiamo iniziato a scrivere la nostra musica.

aamistat, legend club milano, concerti 2024
© Amistat
Essendo gemelli, vi unisce un legame indissolubile e unico. Ma tra fratelli, si sa, è anche più facile litigare (e gli esempi lampanti sono Liam e Noel Gallagher). Vi è mai capitato che questa speciale connessione si fosse messa di traverso nel vostro progetto musicale?

Anche se siamo gemelli, non potremmo essere più diversi per quanto riguarda il carattere e il modo di esprimerci. Ovviamente abbiamo i nostri momenti in cui non siamo d'accordo e le nostre opinioni divergono, ma quando si tratta di musica, siamo sempre sembrati essere sulla stessa lunghezza d'onda. Quando le cose si sono fatte difficili, ci siamo sempre sostenuti a vicenda. Credo che questa sia una delle nostre più grandi forze come gemelli!

Tra una settimana, il 12 maggio, tornerete in Italia, dove siete cresciuti, per suonare al Legend Club di Milano. Come vi sentite a riguardo? Non vediamo l'ora di scatenarci insieme a voi sul palco!

La famiglia di nostra madre ha origini italiane, e noi, essendo cresciuti a Lana (Alto Adige), abbiamo sempre avuto un legame molto speciale con l'Italia. Sarà il nostro primo concerto in assoluto in Italia, ed è quindi un evento davvero speciale per noi. Non vediamo l'ora! 🙂

 

 

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!

Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

The post Due chiacchiere con gli AMISTAT first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65953/due-chiacchiere-con-gli-amistat/feed/ 0 65953
Gli AMISTAT arrivano a Milano! https://stonemusic.it/65948/amistat-milano-concerti-2024/ https://stonemusic.it/65948/amistat-milano-concerti-2024/#respond Sat, 04 May 2024 15:29:38 +0000 https://stonemusic.it/?p=65948 È SOLD OUT il concerto di questa Domenica 12 maggio a Milano degli AMISTAT: la loro prima data italiana al Legend Club!

The post Gli AMISTAT arrivano a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>

Il duo musicale AMISTAT, alias i fratelli gemelli Josef e Jan Prasil, sarà in Italia questa domenica 12 maggio 2024 al Legend Club di Milano per un imperdibile concerto nel nostro Paese. 

Clamoroso il successo del tour europeo in aprile 2023 di AMISTAT, nati in Germania ma cresciuti in Italia, con sedi gremite in più continenti, che ne ha consolidato lo status a livello internazionale. I loro concerti hanno registrato sold out in luoghi rinomati come la "Muffathalle" di Monaco e l'"Arena" di Vienna e vantano un totale di oltre 10.000 biglietti venduti. 

Mentre continuano ad evolversi ed esplorare nuovi orizzonti, AMISTAT annunciano il prossimo tour europeo e britannico 2024 che non mostrerà solamente la loro potenza dal vivo ma servirà anche come piattaforma per promuovere il nuovo attesissimo EP. È un anno di primati per il duo, che intraprenderà la proprie inaugurali esibizioni nel Regno Unito, Belgio e Spagna.

Quattro gli EP pubblicati "It's Not Words", "Somewhere Sometime", "Nostalgia", "Love and Light", più l'album di debutto "Parley". Nel 2018 vincono il premio Marton Guitar Emerging Artist of the Year al Port Fairy Folk Festival.
L'identità musicale di AMISTAT trova risonanza nei paesaggi sonori moderni che ricordano Simon e Garfunkel, mentre trae influenza da artisti come Ben Howard, Kings of Convenience e Kodaline. La loro musica prende vita in un ambiente dal vivo, offrendo un rifugio per la connessione emotiva, la guarigione e l'ispirazione. Le armonie vocali, che risultano dall'interazione delle loro distinte personalità e inclinazioni musicali, creano una sinergia distintiva che è meglio sperimentare in prima persona. Parlano al cuore e alla mente, offrendo una testimonianza del potere dell'esperienza personale e dell'universalità delle emozioni.

 

Unisciti al loro viaggio musicale mentre continuano a ispirare e a connettersi con il pubblico in tutto il mondo.

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!
Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

The post Gli AMISTAT arrivano a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65948/amistat-milano-concerti-2024/feed/ 0 65948
L’intervista a Fabrizio De André mai pubblicata | VINILE https://stonemusic.it/27360/lintervista-fabrizio-de-andre-vinile/ https://stonemusic.it/27360/lintervista-fabrizio-de-andre-vinile/#respond Sat, 04 May 2024 08:15:59 +0000 https://stonemusic.it/?p=27360 Roberto Manfredi ha tirato fuori dal suo archivio una lunga intervista a Fabrizio De André rimasta inedita per più di 30 anni. Eccola qui: e per immergerti ancora di più nella poesia di De Andrè, leggi l'ultimo numero di VINILE!

The post L’intervista a Fabrizio De André mai pubblicata | VINILE first appeared on Stone Music.

]]>

Il 2 maggio 1978, a tre anni da VOLUME 8, Fabrizio De André pubblicò RIMINI. Per presentarlo nel migliore dei modi, la Ricordi pensò di distribuire alle radio private un’intervista esclusiva realizzata appositamente, poi per qualche motivo cambiò idea. E quella chiacchierata intima e ricca di spunti rimase per 31 anni nell’archivio di Roberto Manfredi. Fino a oggi...

Senti Roberto, perché non mi fai un’intervista sul disco, RIMINI? La Ricordi vuole registrare un’intervista sull’album da distribuire a tutte le radio private. Ora Lucio Salvini (direttore generale della Ricordi) vorrebbe farla fare a Mario Luzzatto Fegiz, ma io preferirei fare una cosa più informale con te. Ti va?”. Gli dissi francamente che non mi sentivo all’altezza e che come minimo avrei dovuto prepararmi bene e concordare insieme una linea comune. “Ma poi quando si registrerebbe?”. “Domattina alle 10.00 in Ricordi, in via Berchet”.

Quello che ho notato subito sentendo il disco è che è molto differente da tutti gli altri tuoi album, c’è una diversa atmosfera, più spazio alla musica, una chiave differente di comunicazione...

Sì, credo che tu abbia ragione, i motivi possono essere fondamentalmente due, prima di tutto non l’ho scritto da solo ma tutto quanto insieme a Massimo Bubola, un giovane cantautore che probabilmente ha dedicato più attenzione di me alla musica, ma credo che non sia solo questa la ragione per cui lo senti diverso, finalmente non mi prendo così sul serio come in passato. Il disco dà anche l’idea che mi prendo un po’ per il culo.

Sì, c’è una certa autoironia, estranea ai tuoi dischi precedenti...

Ti dico la verità, penso sia venuta fuori perché non sono più costretto, almeno da un punto di vista psicologico, perché in realtà non è che io possa pensare che la famosa azienda agricola di cui si va cianciando mi possa dare dei frutti, per adesso ci sto mettendo dei soldi, però psicologicamente sono molto più libero dai lacci della canzone di quanto non fossi prima. Non considero più la canzone il mezzo per risolvere i problemi esistenziali spiccioli come vestirmi e mangiare. Sono più libero, tranquillo e canto soprattutto quando mi diverto, qui si sente che in questo disco ci siamo divertiti. Credo si possa percepire no? Dimmelo tu.

Sì, la prima cosa che ho notato è proprio un senso di freschezza, anche di allegria... A parte uno o due brani. In RIMINI ci sono novità assolute come la traduzione del brano di Dylan, Avventura a Durango. Sembra un’ironia anche nei confronti dello stesso Dylan...

Be’, diciamo che questo è un disco fatto da piccolo-borghesi per piccolo-borghesi, anche se non è che io voglia coinvolgere in questa definizione Massimo Bubola che è troppo giovane per poterlo considerare inserito in questa classe o interclasse. Invece io da piccolo-borghese quale sono, mi è sembrato che questo racconto di Dylan avesse tutti gli ingredienti per poter piacere alla classe piccolo-borghese, la storia di due emigranti messicani che vanno in America, lui uccide un collega rivale poi se ne torna indietro con questa Maddalena. Poi si parla in napoletano anche per far capire meglio quella che è la situazione degli emigranti qui in Italia, nell’inciso io ho cercato di trasportare il concetto equivalente in italiano ed è venuto fuori il dialetto napoletano, sembra uno di quei fumettoni che puoi vedere su «BoleroFilm» oppure come una cronaca rosa nera su «Stop», insomma un fumettaccio.

Scopri in edicola il nuovo numero di Vinile! Nelle migliori cartolerie oppure online su Sprea.it...

The post L’intervista a Fabrizio De André mai pubblicata | VINILE first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/27360/lintervista-fabrizio-de-andre-vinile/feed/ 0 27360
King Crimson: com’è nata la cover di IN THE COURT OF THE CRIMSON KING https://stonemusic.it/50511/king-crimson-come-nata-la-cover-di-in-the-court-of-the-crimson-king/ https://stonemusic.it/50511/king-crimson-come-nata-la-cover-di-in-the-court-of-the-crimson-king/#respond Fri, 03 May 2024 10:00:00 +0000 https://stonemusic.it/?p=50511 Ci sono alcune art cover che non solo hanno scritto la storia, ma ne hanno ritratto l'evoluzione sociale e culturale, come il celebre esordio dei King Crimson.

The post King Crimson: com’è nata la cover di IN THE COURT OF THE CRIMSON KING first appeared on Stone Music.

]]>

Se l'Urlo di Munch raccontava a inizio '900 la distorsione dell'animo umano, la storia della musica tratteggia la sua controparte con il 21st Century Schizoid Manritratto nella storica copertina che accompagnò l'ingresso dei King Crimson nel mondo del progressive. Il 10 ottobre 1969 troneggiava quindi nei negozi di dischi un album doppio, dalla cura grafica interna ed esterna del giovane artista Barry Godber, studente del Chelsea Art College. Fu il paroliere della band, Peter Sinfield, a introdurre l'esordiente grafico, che aveva già lavorato sulle fiamme della batteria di Michael Giles. 

Ecco quindi apparire nel suo dipinto una creatura umana, ma demoniaca, screziata da un urlo che deforma le labbra così come amplia il diametro delle narici. Lo sguardo spaventato, iniettato in due occhi purpurei, è rivolto a lato, svelando la back cover, dove l'orecchio dell'uomo si allunga nelle fattezze di un tunnel che ingloba una misteriosa sfera. Sicuramente l'immaginario surreale, che indaga le dinamiche più nascoste della psiche, si riallaccia a quella dimensione fantastica e onirica che i King Crimson hanno reso loro alfiere d'ispirazione. 

Alla corte del circense Re Cremisi si sente quindi a gran voce lo spirito dilaniato di Greg Lake che canta la traccia guida dell'album. Al cospetto di brani ricercati e accompagnati da perizia stilistica come Epitaph Talk To The Wind il messaggio trainante lo porta quell'uomo schizzoide del 21° secolo, figlio di una realtà schizofrenica, ormai traumatizzata dall'esperienza della Guerra del Vietnam e dalla manipolazione silenziosa del potere dominante. Così come i quadri dell'Espressionismo tedesco, la simbologia di un ritratto deviato psicologico si aggrappa famelica ai volti, gli unici in grado di rivelare la paura e lo sconcerto dietro lo sguardo. 

Per questo quando Barry Godber pensava all'immagine più veritiera per raccontare uno sfaccettato contesto politico e sociale, gli venne naturale porsi davanti allo specchio e simulare un urlo silenzioso. Solo da quel riflesso era possibile catturare la fragilità inerme dell'uomo contemporaneo che si abbandona alle sue paure, senza preoccupazione di indossare una maschera. Non c'è infatti lascito più identificativo di un viso pietrificato nel momento della più viva interpretazione della realtà. E lo dimostrarono anche i King Crimson, esterefatti e quasi spaventati da quella cover inquietante, ma estremamente simbolica. Come racconta Robert Fripp, che attualmente possiede il dipinto originale: 

La faccia urlante all’esterno era quella dell’uomo schizoide del ventunesimo secolo, mentre all’interno c’era quella del Re Cremisi: Barry aveva catturato perfettamente la nostra musica.

…scopri lo speciale sui KING CRIMSON su Sprea.it e nelle migliori edicole!

The post King Crimson: com’è nata la cover di IN THE COURT OF THE CRIMSON KING first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/50511/king-crimson-come-nata-la-cover-di-in-the-court-of-the-crimson-king/feed/ 0 50511
Ian Anderson: “Ecco perché il Punk non ha ucciso il Prog” https://stonemusic.it/58207/ian-anderson-punk-prog/ https://stonemusic.it/58207/ian-anderson-punk-prog/#respond Thu, 02 May 2024 16:00:03 +0000 https://stonemusic.it/?p=58207 Ian Anderson ha una teoria particolare per la quale il rock progressivo e i Jethro Tull, nello specifico, non siano stati spazzati via dall'avvento del punk.

The post Ian Anderson: “Ecco perché il Punk non ha ucciso il Prog” first appeared on Stone Music.

]]>

Nel corso di un'intervista rilasciata alle penne del Telegraph, Ian Anderson ha parafrasato quanto accaduto con l'avvento del punk nel mondo della musica. Al riguardo, l'artista ha dichiarato quanto segue: "Credo che i punk fossero sicuri di essere il vaccino che avrebbe liberato per sempre la musica dall'orribile virus del rock progressivo. Sfortunatamente, come è successo non molto tempo fa, il virus tende ad arretrare e tornare, successivamente, in una forma differente"

ian anderson jethro tull

 Le riflessioni di Ian Anderson 

In separata sede, intervistato dal Guardian, Ian Anderson ha parlato di alcuni colleghi che annoveravano il panorama rock degli anni '60 e '70. "Amavo il blues, ma era un modo per aprire una porta e trovare la mia strada in musica. Volevo fare qualcosa come SGT. PEPPER'S e THE PIPER AT THE GATES OF DAWN", spiega. Secondo Ian Anderson, alcune delle band del passato avevano un modo di concepire la musica troppo simile l'uno con l'altro. L'approccio poco convenzionale dei Jethro Tull attrasse gli appassionati a prescindere dai cambiamenti che la scena di riferimento stava affrontando. L'auspicio dell'artista per la sua musica è che gli ascoltatori riflettano sul processo creativo da cui essa scaturisce: "Capisco perfettamente se le persone definiscono la mia musica arrogante o pomposa. Spero, però, che il pubblico si renda conto di quanta serietà, studio e passione sono coinvolte"

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!

Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

The post Ian Anderson: “Ecco perché il Punk non ha ucciso il Prog” first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/58207/ian-anderson-punk-prog/feed/ 0 58207
God save the QUEEN: la tribute band argentina arriva a Milano! https://stonemusic.it/65931/god-save-the-queen-tam-milano/ https://stonemusic.it/65931/god-save-the-queen-tam-milano/#respond Thu, 02 May 2024 13:05:49 +0000 https://stonemusic.it/?p=65931 Il tributo argentino di una delle band di rock più famose al mondo è semplicemente sbalorditivo: preparati per i God Save The QUEEN al TAM Teatro Arcimboldi Milano!

The post God save the QUEEN: la tribute band argentina arriva a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>

Il tributo argentino di una delle band di rock più famose al mondo è semplicemente sbalorditivo!

God Save The Queen arriva per la prima volta al TAM Teatro Arcimboldi il 17 maggio 2024. Un tributo che affascinerà il pubblico con la somiglianza del cantante Pablo Padin con Freddie Mercury, la qualità dei costumi, delle luci e del suono. I fan dei Queen si ritroveranno per celebrare i 50 anni del primo album omonimo della band, "Queen", uscito il 13 luglio 1973.”

 
GOD SAVE THE QUEEN, il 17 maggio 2024 ore 21.00

PREZZI DEI BIGLIETTI

  • Platea Gold € 50,00 + prevendita
  • Platea Bassa € 45,00 + prevendita
  • Platea Alta € 45,50 + prevendita
  • Prima Galleria € 30,00 + prevendita
  • Seconda Galleria € 28,00 + prevendita

PREVENDITE

Biglietti disponibili su

TAM TICKETS: https://ticket.teatroarcimboldi.it

TICKETONE:  www.ticketone.it

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!

Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

The post God save the QUEEN: la tribute band argentina arriva a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65931/god-save-the-queen-tam-milano/feed/ 0 65931
THE WITCHES SEED: l’opera rock di STEWART COPELAND a Milano! https://stonemusic.it/65924/the-witches-seed-lopera-rock-di-stewart-copeland-a-milano/ https://stonemusic.it/65924/the-witches-seed-lopera-rock-di-stewart-copeland-a-milano/#respond Wed, 01 May 2024 11:33:48 +0000 https://stonemusic.it/?p=65924 La spettacolare e immersiva opera Rock di STEWART COPELAND, con IRENE GRANDI e alcuni brani firmati da CHRISSIE HYNDE, sarà al TAM Teatro Arcimboldi di Milano!

The post THE WITCHES SEED: l’opera rock di STEWART COPELAND a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>

La visionaria creazione di un musicista ai vertici del rock mondiale, le canzoni di una cantautrice di primo piano della scena pop-rock internazionale e una grande interprete della musica italiana che si confronta con il teatro musicale contemporaneo. Insieme per una storia di streghe, persecuzioni, illusioni e piani diabolici ambientata nel passato per raccontare anche il nostro presente.

Il 31 maggio e il 1° giugno al Teatro Arcimboldi di Milano andrà in scena The Witches Seed, la spettacolare e immersiva opera rock firmata dal geniale musicista e fondatore dei Police Stewart Copeland, con i brani di Chrissie Hynde dei Pretenders che si aggiungono alle composizioni di Copeland, e Irene Grandi nel ruolo di protagonista.

The Witches Seed è prodotto dalla Fondazione Tones on the Stones che ha commissionato l’opera per l’inaugurazione, a luglio 2022, di Tones Teatro Natura, uno spazio/ecosistema dedicato alla ricerca artistica, all’innovazione, alla conoscenza e al benessere individuale e collettivo situato in un territorio montano di rara bellezza, la Valle Ossola, tra boschi, vigneti terrazzati e antichi borghi in pietra.

Ispirato a documenti storici, agli atti processuali degli anni della più cruenta Inquisizione e alle più affascinanti leggende delle culture montane del centro Europa, The Witches Seed è una storia di streghe, persecuzioni, illusioni e piani diabolici: tre donne, abituate a lavorar sodo, vengono accusate di essere streghe e dovranno affrontare i pregiudizi di una città infestata dalla peste, riuscendo ad evitare il peggio in un modo davvero spettacolare.

Attraverso il racconto – ambientato in un periodo storico di crisi economica, sociale e politico-spirituale dovuta alla pestilenza e al diffondersi di nuove fedi ed eresie delle accuse – della sopraffazione e della tortura di tre donne da parte della Chiesa più oscurantista, lo spettacolo sembra dunque parlare della nostra condizione attuale, in un mondo ormai sotto costante pressione di minacce pandemiche, sconvolto dal moltiplicarsi dei conflitti, disorientato dal proliferare delle fake news e sull’orlo di sprofondare in un nuovo medioevo digitale. Un mondo in cui la lotta per i diritti individuali delle donne e di tutti è di fondamentale importanza per gettare le basi di una rinascita.

Nata da un’idea della direttrice artistica, nonché soprano, Maddalena Calderoni, l’opera è il frutto della collaborazione creativa di cinque grandi artisti, a partire da Stewart Copeland che ha composto le musiche dell’opera. Polistrumentista, compositore, fondatore e batterista di una band iconica come i Police, Copeland vanta 60 milioni di dischi venduti nell’arco della sua carriera, 6 Grammy Awards e ha scritto le colonne sonore di film indimenticabili come Rusty il selvaggio di Francis Ford Coppola, Wall Street e Talk Radio di Oliver Stone e Piovono Pietre di Ken Loach.

Alla creazione sonora dell’artista americano si aggiungono alcune canzoni composte da un altro nome di punta del pop-rock degli ultimi decenni, la cantautrice Chrissie Hynde, leader dei Pretenders, che irrompono nella partitura come elemento di rottura nell’orchestrazione contemporanea. Il ruolo da protagonista dell’opera è affidato a Irene Grandi, artista eclettica dal timbro inconfondibile, tra le più amate del pop-rock italiano, con oltre 25 anni di carriera alle spalle e collaborazioni con artisti come Pino Daniele, Jovanotti, Vasco Rossi, Fiorella Mannoia, Carmen Consoli, Stefano Bollani. Al suo fianco la stessa Maddalena Calderoni, un altro soprano di chiara fama, Veronica Granatiero e lo strabiliante controtenore Ettore Agati.

Artefice del libretto è invece il drammaturgo britannico/irlandese Jonathan Moore, nome ben noto alle più prestigiose istituzioni teatrali internazionali e autore per la BBC, che vanta collaborazioni con compositori del calibro di Michael Nyman, Ludovico Einaudi e lo stesso Copeland. In occasione della ripresa del 2024, a Jonathan Moore è stata affidata anche la regia, sempre in collaborazione con la coreografa Valentina Versino.

A dirigere l’Orchestra Filarmonica Italiana sarà l’irlandese Eimear Noone – prima donna nella storia a salire sul podio dell’orchestra nel corso della 92° premiazione degli Oscar e compositrice di alcune colonne sonore di videogiochi cult come World of Warcraft, tra i più venduti al mondo. Le video scenografie immersive che trasformeranno il Teatro Arcimboldi sono firmate dalla concept&visual artist di fama internazionale Edvige Faini, che da anni collabora con i più prestigiosi studi di produzione hollywoodiani (ha lavorato su film come Il pianeta delle scimmie, Pirati dei Caraibi, 300 e Sin City, per citarne soltanto alcuni) e con le più rinomate game house mondiali (da concept artist ha sviluppato video giochi cult Assassin’s Creed Unity e Final Fantasy XV).

La realizzazione dei costumi, infine, è affidata alla Satoria Klemann che ha utilizzato preziosi materiali messi a disposizione da Manifattura Domodossola mentre le luci son firmate da Emiliano Pascucci.

 

THE WITCHES SEED

Musiche di STEWART COPELAND

Libretto e regia di JONATHAN MOORE

Partner Creativo: CHRISSIE HYNDE

Video scenografie di EDVIGE FAINI

Direttore d’orchestra TROY MILLER

Coreografie VALENTINA VERSINO

 

CAST:
Isabetta IRENE GRANDI
Nele VERONICA GRANATIERO 
Manzinetta MADDALENA CALDERONI 
Inquisitore Buelli ETTORE AGATI 
Vescovo Bascapè GABRIELE NANI 
Pastore Vittorio GRAZIANO DALLAVALLE 
Pastore Ludo DOMENICO POZIELLO  
Pastore Claudio FRANCESCO CASCIONE  
Sergente Giovanni RICCARDO BENLODI
Guardia Polidori DAVIDE PROCACCINI

The post THE WITCHES SEED: l’opera rock di STEWART COPELAND a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65924/the-witches-seed-lopera-rock-di-stewart-copeland-a-milano/feed/ 0 65924
10 segreti di Freddie Mercury | CLASSIC ROCK https://stonemusic.it/2309/freddie-mercury-classic-rock/ https://stonemusic.it/2309/freddie-mercury-classic-rock/#respond Tue, 30 Apr 2024 14:10:55 +0000 http://www.classicrockitalia.it/?p=2309 Freddie Mercury era una persona meravigliosa che ha lasciato un segno in chiunque incontrasse. Ecco dieci segreti che ve lo faranno conoscere meglio, e tanto altro sull’ultimo numero di CLASSIC ROCK

The post 10 segreti di Freddie Mercury | CLASSIC ROCK first appeared on Stone Music.

]]>

Freddie Mercury è morto il 24 novembre del 1991, a soli 45 anni, portando con sè la maggior parte dei suoi segreti. Ma quest'uomo, che ha cercato di difendere strenuamente la sua vita privata, ha segnato chiunque incontrasse, dai suoi compagni di studi, ai suoi compagni di band nei Queen, alle altre stelle nel rock conosciute fra gli anni '70 e '80.

Eccovi dieci piccoli segreti, che vi avvicineranno un po' di più a Freddie.

1. Freddie ha lavorato come modello in una scuola d'arte

Essendo uno studente alla scuola d'arte, spesso si ritrovava con pochi risparmi. Nel tentativo disperato di comprarsi un paio di Levis, cominciò a lavorare come modello, la sera, in una classe di disegno. "Ci davano un asciugamano per proteggere le nostre grazie", ricorda una sua compagna, ex modella. "Ma penso spesso a tutte quelle vecchie signore, che hanno disegnato immagini di Freddie Mercury, mezzo nudo."

freddie mercury
Freddie mercury

2. Il primo incontro (segreto) di Mercury con David Bowie

Nell'aprile del'69, l'ancora sconosciuto cantautore Davdi Bowie, suonò un concerto all'ora di pranzo nella mensa della scuola d'arte Ealing, frequentata da Freddie. In quell'occasione lo aiutò a trasportare l'amplificatore e a costruire un palchetto improvvisato coi tavoli della mensa. Mercury non ha mai menzionato quel primo incontro lavorando con Bowie negli anni a venire.

3. Freddie Mercury aveva più denti della media

L'inconfondibile ghigno di Freddie fu il risultato di quattro denti in eccesso nella parte posteriore della bocca, che hanno spinto in avanti quelli anteriori. Ha sempre rifiutato di sistemarli, o modificarli, temendo che avrebbero influenzati le sue abilità vocali.

Freddie mercury

4. Mercury è responsabile dell'esplosione dei Sex Pistols

L'1 dicembre del 1976, i Queen, erano attesi al Today Show, un talk show pomeridiano inglese, con Bill Grundy, per promuovere il loro nuovo album. La band fu costretta a non presentarsi a causa di un mal di denti di Freddie, che lo avrebbe portato al suo primo appuntamento dal dentista in 15 anni. Vennero sostituiti dalla band emergente dei Sex Pistols, e tutti sappiamo cosa accadde quel pomeriggio...

5. Ha iniziato a scrivere Bohemian Rhapsody quand'era ancora studente

Gli amici di Freddie, alla fine degli '60, lo ricordano benissimo suonare all'infinito e cantare la linea d'apertura di quello che sarebbe diventato il più grande successo dei Queen. "La chiamava 'The Cowboy Song'", ha ricordato qualcosa.

6. Freddie si annoiava durante gli assoli di chitarra di Brian May

Gli assoli di chitarra di Brian, durante i live show dei Queen, a volte superavano i dieci minuti. Durante un particolare assolo piuttosto lungo, Freddie, in attesa dietro le quinte, disse: "Per l'amor di Dio! Andiamo a fare shopping e usciamo di qui!".

Freddie Mercury

7. Ha dato soprannomi femminili a tutti i suoi amici e compagni di band, tranne uno

Mercury utilizzava soprannomi femminili per sé e per la maggior parte dei suoi amici, tutti, tranne John Deacon, che lo considerava troppo mascolino. Freddie era 'Melina', Brian May 'Maggie', Roger Taylor 'Liz', Elton John 'Sharon' e Rod Stewart 'Phyllis'.

8. Francis Rossi lo ha fatto uscire di testa

Francis Rossi, cantante della rock band degli Status Quo, 'litigò' con Freddie durante un dietro le quinte di un live. Francis fece un commento un po' troppo sfacciato riguardo la sessualità di Mercury, che risposte afferrandolo in pochi secondi: "Se avesse voluto colpirmi, avrebbe potuto farlo" ha ammesso Rossi, "Non riuscivo a muovermi."

9. Ha mandato un regalo di Natale dall'oltretomba a Elton John

A Natale del 1991, un mese dopo la morte di Freddy, il suo amico Elton 'Sharon' John, ricevette un pacchetto. Conteneva un dipinto di uno degli artisti preferiti di Elton, Henry Scott Tuke, con una nota scritta a mano: "Caro Sharon, credo ti piacerà. Con amore, Melina".

10. Freddie non ha mai pensato che sarebbe invecchiato

"Sarebbe così noioso essere un settantenne", disse Freddie nel 1987. "Ho vissuto una vita piena, e anche se morissi domani, non me ne fregherebbe niente."

 

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!

Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

Fonte.

The post 10 segreti di Freddie Mercury | CLASSIC ROCK first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/2309/freddie-mercury-classic-rock/feed/ 0 2309
The classic tales of YES – il tour 2024 in Italia! https://stonemusic.it/65913/yes-tour-italia-tam-arcimboldi-milano/ https://stonemusic.it/65913/yes-tour-italia-tam-arcimboldi-milano/#respond Tue, 30 Apr 2024 13:09:05 +0000 https://stonemusic.it/?p=65913 Gli YES annunciano finalmente i nuovi appuntamenti che li riporteranno in Italia fra cui la tappa del 6 maggio al TAM Teatro Arcimboldi Milano!

The post The classic tales of YES – il tour 2024 in Italia! first appeared on Stone Music.

]]>

Gli YES sono una della più importanti prog-rock band della storia e vera leggenda del genere, con il loro Classic Tales of YES Tour presenteranno molti brani iconici dell'influente e pionieristico catalogo dei membri della Rock & Roll Hall of Fame, che copre più di 50 anni di storia della musica, oltre ai brani del loro acclamato nuovo album MIRROR TO THE SKY, pubblicato lo scorso maggio.

L’artista Roger Dean inoltre si unirà al tour con una mostra di arte correlata agli YES. Dean ha venduto in tutto il mondo più di cento milioni di copie delle sue magistrali opere d’arte, che raffigurano suggestivi paesaggi ultraterreni. Una di queste appare proprio sulla copertina del nuovo album della band.

Steve Howe, il cui sodalizio con gli Yes è iniziato nel 1970, insieme a Geoff Downes, membro della formazione dell'era "Drama" del 1980, saranno affiancati da Jon Davison, voce principale degli Yes da oltre un decennio; Billy Sherwood al basso, scelto dal bassista originale Chris Squire e Jay Schellen, che ha lavorato a stretto contatto con Alan White, alla batteria.  "Gli YES non vedono l'ora di suonare in Europa e nel Regno Unito nei mesi di maggio e giugno di quest'anno. È passato un po' di tempo dall'ultima volta che siamo stati in tournée qui e ci siete mancati molto", dice Steve Howe.

Geoff Downes ha dichiarato: "Non vediamo l'ora di portare il Classic Tales of YES Tour nel Regno Unito e in Europa.  Si preannuncia uno dei nostri set più interessanti, che ripercorre gran parte della storia degli YES, con alcuni brani inediti e i brani del nostro ultimo album, 'Mirror To The Sky'. Come sempre, siamo impegnati a dare il massimo e siamo entusiasti di eseguire un altro capitolo della ricca eredità della band".

"Jon D. qui, I miei compagni di band e io siamo molto contenti di portare nel Regno Unito e in parte dell'Unione Europea il nostro attuale set di classici degli Yes che, coprendo il ricco spettro della Yestory, ha deliziato i fan statunitensi lo scorso autunno. Eseguiremo molti dei brani più amati, ma aggiungeremo anche delle rarità, alcune delle quali non vengono eseguite da decenni!  Non vediamo l’ora di unirci tutti quanti a maggio, band e pubblico, per celebrare il meglio della musica degli Yes. Ci vediamo lì!".

"Non vedo l'ora di suonare i meravigliosi brani degli YES in Europa e nel Regno Unito. Si tratta di una serie di pezzi interessanti che abbracciano i molti decenni della ricca e unica storia della band", continua Billy Sherwood.

Jay Schellen afferma: "Sono molto emozionato e non vedo l'ora di esibirmi. La raccolta di canzoni che porteremo sui palchi è unica sotto molti aspetti. Un classico spettacolo degli YES, emozionante e dinamico. Sono sicuro che anche i nostri fan saranno entusiasti e soddisfatti!".

Gli YES sono: Steve Howe (guitars, vocals), Geoff Downes (keyboards), Jon Davison (vocals and acoustic guitar), Billy Sherwood (bass guitar, vocals) e Jay Schellen (drummer).

Tour 2024

5 maggio 2024 - Eur Convention Center La Nuvola Auditorium - Roma

6 maggio 2024 - TAM Teatro Arcimboldi Milano

8 maggio 2024 - Gran Teatro Geox – Padova

www.yesworld.com

 
 
Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!
Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

The post The classic tales of YES – il tour 2024 in Italia! first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65913/yes-tour-italia-tam-arcimboldi-milano/feed/ 0 65913
Arrivano i BLACK CROWES a Milano! https://stonemusic.it/65906/the-black-crowes-al-tam/ https://stonemusic.it/65906/the-black-crowes-al-tam/#respond Mon, 29 Apr 2024 17:32:19 +0000 https://stonemusic.it/?p=65906 Al TAM Teatro Arcimboldi Milano, il 27 maggio, arrivano i BLACK CROWES per la loro unica data itailana!

The post Arrivano i BLACK CROWES a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>

A pochi giorni di distanza dalla notizia della pubblicazione del loro primo album in 15 anni, Happiness Bastards, i leggendari Black Crowes hanno annunciato il tour 2024 che toccherà trentacinque città in Europa e Nord America la prossima primavera a supporto del nuovo lavoro. L’Happiness Bastards Tour ha preso il via dalla Grand Ole Opry House di Nashville il 2 aprile per poi proseguire il suo viaggio attraverso Nord America ed Europa e arrivare finalmente in Italia per un’unica data lunedì 27 maggio 2024 al TAM Teatro Arcimboldi Milano.

Il nuovo album della band, Happiness Bastards, è uscito in tutto il mondo il 15 marzo tramite l’etichetta di proprietà della band, la Silver Arrow Records. Allo stesso tempo omaggio al loro passato e celebrazione del presente e del futuro, Happiness Bastards è il decimo album in studio dei Black Crowes e la loro prima musica originale a vedere la luce in 15 anni. Prodotto dal producer titolare di Grammy Award Jay Joyce, l'album si articola in dieci nuove tracce incluso un feature della superstar Lainey Wilson. In contemporanea con l’annuncio dell’album, la band ha pubblicato la strabiliante Wanting and Waiting, solo un assaggio di ciò che potremo presto ascoltare e un grande ritorno dello stile e dell’attitude caratteristici di una delle rock band più vitali di questa generazione.

Il frontman Chris Robinson dichiara «Spero che tutti siano pronti a fare rock & roll insieme a noi all'Happiness Bastards Tour! Siamo entusiasti di suonare le canzoni del nostro nuovo album insieme ad alcuni pezzi più profondi, cover succose e tutte le canzoni che vuoi ascoltare!».

Il 2024 segna 40 anni dalla nascita dei Black Crowes, e i fratelli Robinson sottolineano l’importanza di questo traguardo. Dopo decenni segnati da sesso, droga, litigi, separazioni e divorzi, si stanno lasciando tutte queste stronzate alle spalle e per ritrovarsi e celebrare il loro amore per il rock n' roll

THE BLACK CROWES, tam, arcimboldi milano
The Black Crowes Fox Theatre 2024 ©EMily Butler Photography
PREVENDITE: Biglietti disponibili su
TAM TICKETS: https://ticket.teatroarcimboldi.it
TICKETONE:  www.ticketone.it
Virgin Radio è la radio ufficiale dell’unica data italiana dei Black Crowes.

TheBlackCrowes.com

The post Arrivano i BLACK CROWES a Milano! first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65906/the-black-crowes-al-tam/feed/ 0 65906
“Se non sei famoso non esisti!” | VINILE https://stonemusic.it/65900/se-non-sei-famoso-non-esisti-vinile/ https://stonemusic.it/65900/se-non-sei-famoso-non-esisti-vinile/#respond Mon, 29 Apr 2024 10:16:37 +0000 https://stonemusic.it/?p=65900 L’editoriale di Michele Neri dedicato ai lettori di VINILE: che fine ha fatto il senso di fare musica?

The post “Se non sei famoso non esisti!” | VINILE first appeared on Stone Music.

]]>

"Se non sei famoso, non esisti": questa frase l’ho letta in un post della cantante Chiara Galiazzo. Ed è un’amara verità purtroppo. Nell’immediato dopo Sanremo abbiamo visto diverse esternazioni di protagonisti della scena giovanile attuale in cui si lamentavano dei meccanismi della discografia di oggi, anche se chiamarla discografia è forse improprio vista l’assenza del supporto fisico, il disco appunto, in questa scena. Il mondo musicale attuale, quello in vista almeno, prevede una iperproduzione da parte dei pochi eletti che lo dominano o perlomeno ne sono protagonisti. Ecco quindi che ogni due settimane deve succedere qualcosa: un nuovo singolo, un nuovo video, qualche sold-out, magari manipolato, per i concerti, un featuring con un collega, qualche ospitata qua e là.

Non ci sono pause e questa frenesia non permette di creare. Semplicemente si smette di creare. Si produce. E non è proprio la stessa cosa. L’alternativa, come ha descritto benissimo Ghemon in una sua lunga e profonda analisi, è sparire. Ora Ghemon è artista strutturato e con una bella gavetta alle spalle e quindi ha capito bene cosa stava succedendo e ha preso le misure, altri, sbucati dal nulla e resi famosi da quegli stessi meccanismi manipolatori che possono cancellare un artista – che artista poi non è ancora diventato – non hanno gli strumenti per reagire e magari riposizionarsi o ritagliarsi una loro nicchia e quindi vengono devastati da questa vertiginosa ascesa e da un’altrettanta rovinosa caduta. L’hype, così lo chiamano gli esperti, deve essere continuo, con una costante e massiccia presenza sui social, nella vita di una giovane star, passata dalla cameretta di una stanza ai riflettori di un talent e agli stadi in pochi mesi.

Non ci devono essere pause. Momenti di studio, ricerca di ispirazione, composizione di nuove canzoni sono quasi bandite. Certo ci sono le eccezioni: Madame che ha realizzato un bell’album prendendosi il tempo che le serviva per esprimere davvero se stessa. O Mannarino di cui leggete in questo numero, che gira letteralmente il mondo per cercare ispirazioni sempre nuove e che si tiene completamente slegato da determinate dinamiche mantenendo un pubblico vastissimo e fedele. Un’altra cosa che si determina con questa frenetica ricerca e l’adozione di soluzioni ultra collaudate per un pubblico sempre più distratto, anche da questo bombardamento, e quindi maggiormente raggiungibile con formule consolidate. Ecco quindi che ormai da anni, tutto si somiglia e tutto si ripete, ecco che una manciata di autori vengono convocati per “aggiustare” le canzoni, per renderle uniformi a ciò che ha da poco avuto successo.

Di artistico in tutto questo c’è davvero poco e per chi ricerca, per chi vorrebbe proporre davvero arte e poesia applicate alla musica, lo spazio è davvero minimo. Nel disastrato pop di oggi i dischi e le canzoni non si aggiungono al repertorio di un artista, ma sostituiscono troppo spesso la precedente pubblicazione, che era uscita con praticamente la data di scadenza impressa. E come sono sostituibili i repertori, lo sono i protagonisti e così una pausa, un momento di crisi artistica, o semplicemente il volere di spregiudicati affaristi, può significare vedere il proprio posto occupato dal nuovo fenomeno, lo smettere quindi di essere famoso e quindi... di esistere.

- Michele neri

Scopri in edicola il nuovo numero di Vinile! Nelle migliori cartolerie oppure online su Sprea.it...

The post “Se non sei famoso non esisti!” | VINILE first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65900/se-non-sei-famoso-non-esisti-vinile/feed/ 0 65900
Quando Freddie Mercury scrisse “Killer Queen” in una notte | CLASSIC ROCK https://stonemusic.it/46405/queen-killer-queen-classic-rock/ https://stonemusic.it/46405/queen-killer-queen-classic-rock/#respond Sun, 28 Apr 2024 15:00:20 +0000 https://stonemusic.it/?p=46405 Scritta per essere inserita nel terzo album dei Queen, "Killer Queen" si rivelò da subito una hit, capace di dare alla band la svolta di cui aveva bisogno. Leggi il nuovo numero di CLASSIC ROCK, con uno speciale sui QUEEN!

The post Quando Freddie Mercury scrisse “Killer Queen” in una notte | CLASSIC ROCK first appeared on Stone Music.

]]>

Nel febbraio del 1974, i Queen concludevano il loro primo tour e davano il via al secondo. Il disco di debutto, QUEEN, aveva già mostrato l'ampia gamma di possibilità musicali che poteva raggiungere la band: influenzato infatti dal rock progressivo e dall'heavy metal di quegli anni, il disco spaziava tra temi religiosi, miti, atmosfere medievali e fantastiche simili a quelle descritte da J.R.R. Tolkien - riferimento in realtà abbastanza usuale tra i gruppi dell'epoca.

QUEEN II, invece, pubblicato nel marzo del 1974, esplorava la strada dei concept album, realizzando una distinzione manichea tra bene e male piuttosto marcata - lo stesso LP si divideva in un White Side e in un Black Side

Ma con Killer Queen e il terzo album, SHEER ART ATTACK, la band rimescolò definitivamente le carte in tavola, dando vita a uno dei primi capolavori che li avrebbe consacrati come una delle più importanti formazioni internazionali.

Freddie Mercury raccontò di aver scritto il brano in una notte, e di averlo portato a compimento nei giorni seguenti. Nato come una meteora - prima il testo, poi la musica - Killer Queen fu poi arricchita e finalizzata con il resto della band. In realtà non con tutti: Brian May aveva scoperto di soffrire di una grave forma di epatite, motivo per cui il secondo tour era stato interrotto. In via di guarigione, il chitarrista dei Queen non fu lasciato indietro: la band aspettò che si rimettesse in sesto, e accolse le sue modifiche su Killer Queen.

Chi è la protagonista del brano?

Ebbene, la canzone non riguarda una regina, ma una donna altolocata che si dedica alla prostituzione. L'intento dichiarato di Mercury era di sottolineare come anche chi si trovava in posizioni sociali apparentemente intoccabili era incline alla corruzione del corpo e dell'animo.

Tempo dopo, Eric Hall (il promotore della casa discografica EMI) disse che Mercury, che ne era attratto, aveva scritto Killer Queen per lui. Questa interpretazione tuttavia non fu mai confermata da Mercury stesso, motivo per cui ci atteniamo alle parole del cantante. Anche se Freddie disse "preferirei che ognuno la interpretasse a modo suo".

She keeps Moet et Chandon, in her pretty cabinet
Let them eat cake she says, just like Marie Antoinette
A built in remedy, for Khruschev and Kennedy
At anytime an invitation, you can’t decline
Caviar and cigarettes
Well versed in etiquette
Extraordinarily nice
She’s a Killer Queen

…Tutto questo e anche di più sull’ultimo numero di Classic Rock, già disponibile in edicola e online!

The post Quando Freddie Mercury scrisse “Killer Queen” in una notte | CLASSIC ROCK first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/46405/queen-killer-queen-classic-rock/feed/ 0 46405
Quando De André superò i Led Zeppelin nelle classifiche https://stonemusic.it/32251/de-andre-led-zeppelin-vinile/ https://stonemusic.it/32251/de-andre-led-zeppelin-vinile/#respond Sun, 28 Apr 2024 08:00:37 +0000 https://stonemusic.it/?p=32251 De André costruì un concept album sul tema dei vizi e delle virtù. E sbancò le classifiche... battendo persino i Led Zeppelin. Scopri di più nel nuovo numero di VINILE!

The post Quando De André superò i Led Zeppelin nelle classifiche first appeared on Stone Music.

]]>

La Spoon River Anthology è una raccolta di poesie pubblicate da Edgar Lee Masters tra il 1914 e il 1915 sul «Mirror» di St. Louis, nelle quali, in forma di epitaffio, i residenti sepolti nel cimitero locale, raccontano in prima persona gli accadimenti di un’immaginaria cittadina statunitense. L’opera fu introdotta in Italia da Cesare Pavese che, insieme a Fernanda Pivano che la tradusse, curò la prima edizione italiana pubblicata nel 1943. Eravamo in pieno regime fascista e, subito dopo la pubblicazione, il libro fu sequestrato per “immoralità della copertina”, che era semplicemente bianca orlata di verde.

Così Fabrizio De André racconta a Fernanda Pivano, che lo intervista per le note di copertina:

Spoon River l’ho letto da ragazzo. Avrò avuto 18 anni. Mi era piaciuto [...] forse perché in questi personaggi si trova qualcosa di me. Poi mi è capitato di rileggerlo, 2 anni fa [1969, ndr], e mi sono reso conto che non era invecchiato per niente. Soprattutto mi ha colpito un fatto: nella vita, si è costretti alla competizione, magari si è costretti a pensare il falso o a non essere sinceri, nella morte, invece, i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità, perché non hanno più da aspettarsi niente, non hanno più niente da pensare. Così parlano come da vivi non sono mai stati capaci di fare.

Partendo da questa intuizione, De André non si limita a utilizzare la traduzione delle poesie originali ma rielabora i testi, sviluppando i temi dell’invidia e della scienza, cercando di adattarli alla realtà e al linguaggio dei suoi tempi. 

Con NON AL DENARO NON ALL'AMORE NÉ AL CIELO, De André ha fatto centro. È un 33 subito bello al primo ascolto: la voce “evocativa” di De André affascina ancora di più perché, per la prima volta, si distende in un canto armonioso. Ma il contenuto? Cos’è rimasto dell’aspra denuncia di Lee Masters, il poeta americano che nel 1915 scrisse questi versi con rabbia e dolore? Fabrizio li ha scritti con vena studiata, accompagnandosi con una musica che ti accarezza, s’insinua e ti fa aprire gli occhi di meraviglia. 

In un'intervista a «Oggi» del gennaio 1972, De André parla così del suo lavoro:

Allora Fabrizio, non ti sembra di avere addolcito troppo il discorso sociale di Masters?

Non sono d’accordo. C’è dolcezza perché tutto sommato sono cose dette e non semplicemente scritte: e la mia voce è particolarmente dolce, anche se io ho cercato di inasprirla un po’. Semmai, si tratta di una questione interpretativa, non di scrittura: certe volte, anzi, ho persino manipolato il senso della poesia di Masters per renderlo più duro...

Ma questo inasprimento la gente non l’avverte: rimane distratta dalla tua voce e dalle tue cantilene.

È il rischio che devo necessariamente correre tutte le volte che canto: ma se io ho una voce evocativa, o il diavolo che è, non posso mica farne a meno... Queste ballate bisogna sentirle 2 o 3 volte e, una volta sgomberato il pensiero dal richiamo fonetico, il contenuto deve rimanere. D’accordo: c’è l’impressione del buon ascolto e del buon sound che la voce e i suoni evidenziano: ma dietro c’è un lavoro di 9 mesi... e se io e quelli che mi hanno aiutato non siamo completamente cretini penso che qualcosa di valido l’abbiamo pur fatto... E poi, via, in questo album la mia voce non è sonnolenta come altre volte: ho cercato di cantare in diversi modi, proprio a livello di tono: la mia voce è diventata più espressiva e meno raccontiera del solito, e sono contento dei risultati perché ho dimostrato a me stesso di poter raggiungere delle tonalità alte che ritenevo al di fuori delle mie possibilità. Prima avevo la mania della bella forma, del bel dire: invece, tutto sommato, va bene così, anche se a un certo punto rischi la raucedine...

Perché Spoon River oggi? Tu hai voluto fare un discorso inserito nel tuo tempo o ti sei affidato all’istinto, alla tua umanità?

Il discorso è sempre mio. Mi sono ritrovato in questi personaggi di Spoon River come si sono ritrovati altri: perché ci rassomigliamo un po’ tutti. Il fatto clamoroso è che questi personaggi che si muovevano nella piccola borghesia dell’America degli anni 10 sono gli stessi che si muovono nella borghesia della grande Europa del 1971, o del grande mondo. È abbastanza angosciante il fatto che non sia cambiato proprio niente... Anche adesso esistono giudici nani che per rivincita diventano carogne... Anche adesso esistono scemi del villaggio e sempre in maggiore quantità... Comunque il mio è stato solo un lavoro di mosaicista. Masters aveva già detto tutto: io non ho fatto altro che ricomporre questi versi in modo tale che potessero essere detti in canzoni... un lavoro a tavolino, e un lavoro più da artigiano che da artista.

Scopri in edicola il nuovo numero di Vinile! Nelle migliori cartolerie oppure online su Sprea.it...

The post Quando De André superò i Led Zeppelin nelle classifiche first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/32251/de-andre-led-zeppelin-vinile/feed/ 0 32251
E cosa c’entra Beyoncé su «Classic Rock»? https://stonemusic.it/65884/e-cosa-centra-beyonce-su-classic-rock/ https://stonemusic.it/65884/e-cosa-centra-beyonce-su-classic-rock/#respond Sat, 27 Apr 2024 12:44:58 +0000 https://stonemusic.it/?p=65884 "Vi consiglio di ascoltare COWBOY CARTER di Beyoncé, magari fra un Metallica e un Pink Floyd." La provocatoria lettera redazionale di Maurizio Becker ai lettori di Classic Rock, dal nuovo numero in edicola e online!

The post E cosa c’entra Beyoncé su «Classic Rock»? first appeared on Stone Music.

]]>

Nella primavera del 1994 Cleve Francis, un artista nero appena messo sotto contratto dalla Liberty Records di Nashville, si presentò negli uffici della Country Music Foundation sbandierando i risultati di un recente sondaggio effettuato presso le principali emittenti radiofoniche statunitensi: il 24% dell’audience nera adulta ascoltava abitualmente musica country. Per molti versi clamoroso, il dato fece sobbalzare i vertici della prestigiosa istituzione e gettò le basi di un progetto discografico teso a mettere in luce e documentare il solido rapporto da sempre esistente fra country e pubblico nero.

Quattro anni dopo, nel 1998, la Warner Bros. Records pubblicò FROM WHERE I STAND, uno splendido cofanetto di 3 Cd che in 60 brani incisi tra il 1927 e il 1995 raccontava “the black experience in country music”. Fra gli artisti rappresentati in quei 3 Cd c’erano il mitico Leadbelly, Wynonie Harris, The Orioles, Ray Charles, Bobby Hebb, Solomon Burke, The Staple Singers, Joe Tex, Al Green, Fats Domino, Professor Longhair, Linda Martell (la prima cantante nera a esibirsi nel tempio del country, il Grand Ole Opry) e, naturalmente, la punta di diamante del country nero, quel Charley Pride che, zitto zitto, tra il 1966 e il 1986 inanellò ben 29 primi posti nella classifica dei singoli e vinse tre Grammy Awards. Non è dunque notizia d’oggi che i neri amino la musica country. Ma evidentemente la pancia molle e ignorante d’America queste cose non le sa, o forse finge di non saperle. Tanto che sta alzando le barricate non appena ha scoperto che la superstar Beyoncé ha osato “fare un disco country”.

Ma cosa c’entra Beyoncé col country? Cantasse la sua musica, quella dei neri, invece di profanare la musica bianca per eccellenza, questo un po’ il succo della questione. E cosa c’entra Beyoncé su «Classic Rock»?, farà eco qualcuno di voi leggendo questo editoriale. Be’, c’entra eccome. Perché quello che il rock oggi non ha più la forza di fare, e cioè prendere di petto una grande questione come il razzismo (anche quello semplicemente culturale) e rimetterla con forza al centro delle discussioni della gente comune, lo sta facendo un personaggio pop al quale fino a qualche tempo fa noi stessi non avremmo dato due soldi di attenzione. Quello che sta facendo Beyoncé con COWBOY CARTER è, né più né meno, un gesto radicale e rock, simbolico e al tempo stesso politico, di una potenza inaudita. E poi, detto fra noi, questo disco che sta restituendo un pezzo di cultura americana a una grande porzione di umanità è anche un disco  formidabile. Vi consiglio di ascoltarlo, magari fra un Metallica e un Pink Floyd. Avrete fatto qualcosa di veramente rock.

- Maurizio Becker

Scopri in edicola il nuovo Classic Rock Monografie dedicato al PUNK! Nelle migliori cartolerie oppure online su Sprea.it...

The post E cosa c’entra Beyoncé su «Classic Rock»? first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65884/e-cosa-centra-beyonce-su-classic-rock/feed/ 0 65884
Fuori oggi l’attesissimo numero di CLASSIC ROCK https://stonemusic.it/65868/classic-rock-queen/ https://stonemusic.it/65868/classic-rock-queen/#respond Fri, 26 Apr 2024 14:09:42 +0000 https://stonemusic.it/?p=65868 Finalmente in edicola e online, il nuovo numero di CLASSIC ROCK con in copertina la band che ha saputo dare al Rock nuove inaspettate sfumature: i Queen!

The post Fuori oggi l’attesissimo numero di CLASSIC ROCK first appeared on Stone Music.

]]>

Ecco cosa vi aspetta in questo numero di Classic Rock...

20 / Slash
Crescere col blues, incontrare Peter Green, fare follie nella notte degli Oscar con Ryan Gosling e potersi permettere di intitolare un disco ORGY OF THE DAMNED.

28 / Judas Priest
Come per molti altri gruppi della loro epoca, molti li davano per finiti ancora prima che arrivasse il XXI secolo. Ma con INVINCIBLE SHIELD, terzo disco di fila ai massimi livelli, la loro resurrezione di mezza età continua.

34 / The Waterboys
Nel cofanetto 1985, Mike Scott ha voluto raccontare il making of di uno degli album più importanti e amati della sua vita.

41 / Cover Story
Queen: THE WORKS, ritorno al rock
Bannati da MTV, ubriachi fradici sul palco, litigiosi, “emotivamente disconnessi”. Dopo la sterzata stilistica di HOT SPACE, THE WORKS li riportò al loro vero sound.

50 / Gossip
Dopo quasi dodici anni di assenza, pubblicano un nuovo disco. E Beth Ditto è un fiume in piena.

52 / Mark Kostabi
Suo fratello fondò negli anni Ottanta i White Zombie, un suo quadro è finito sulla copertina di uno dei dischi più venduti di sempre. Insomma, il rock ce l’ha nel sangue. E ci è ricascato ancora una volta.

60 / Classic Rock Interview:
Sheryl Crow
Artista, attivista, superstar vincitrice di Grammy, sopravvissuta
al cancro. Nell’offrirci con il suo dodicesimo album le sue canzoni più impegnate di sempre, Sheryl ripercorre le battaglie, gli ostacoli, le speranze e i trionfi che hanno segnato il suo percorso.

69 / Patti Smith
A dodici anni dal suo ultimo album, sta vivendo un nuovo capitolo della sua avventura artistica, in cui la musica incontra la poesia, la fotografia, la scrittura e il teatro underground.

72 / Horror Rock
Tra copertine esplicite e liriche oscure, la storia del rock racconta a volte di mostri e altri mondi. Una galleria di dischi iconici
e... creepy!

Regulars

8 / The Dirt: Le novità, le anticipazioni, i rumour: Claudio Trotta promette una valanga di grandi eventi, mentre a Firenze si rivede Donovan.

14 / Record Store Best Of Rock & Folk – Torino

16 / Led Zeppelin: Moby Dick

18 / Stonemusic: Le ultimissime, direttamente dal nostro sito.

26 / Q&A: Mike McCready

58 / Feedback: I Tazenda riportano le canzoni di MURALES in concerto, mentre i Sonic Universe si annunciano come una delle migliori sorprese di questo 2024.

82 / Hard Stuff: Le novità discografiche, le ristampe, i libri, i fumetti, ma anche i consigli per chi la musica la crea.

106 / Live Review: Di musica live in giro ce n’è ancora poca, ma Bruce Cockburn e Leon Hendrix non sono concerti che capitano tutti i giorni.

110 / Opinioni: Chiacchiere da bar su un argomento spinoso.

113 / Soundtrack Of My Life: Edward Van Halen

…Tutto questo sull’ultimo numero di Classic Rock, già disponibile in edicola e online!

The post Fuori oggi l’attesissimo numero di CLASSIC ROCK first appeared on Stone Music.

]]>
https://stonemusic.it/65868/classic-rock-queen/feed/ 0 65868